Ponte Galeria

Bocche ri-cucite

- 27 Gennaio 2014

Lo avevano detto e lo hanno fatto. A Ponte Galeria, quando il 21 dicembre scorso, alcuni immigrati rinchiusi nel Cie, erano arrivati ad una forma di protesta così crudele, come quella di cucirsi le labbra con il filo delle coperte, avevano posto questioni precise. Si erano rivolti ad esponenti politici e giornalisti, mondo dell’associazionismo solidale, questura e prefettura. Avevano persino scritto una lettera al Papa. Ricevendo promesse, non mantenute. Dovevano sparire i cani che ogni tanto vengono fatti entrare nelle gabbie a caccia di droga (?). Avevano avuto la promessa del ministero dell’Interno, di una riduzione drastica dei tempi massimi di trattenimento, oggi inutilmente a 18 mesi. Si erano così fidati da scegliere, in un freddo pomeriggio di Natale, di sospendere la protesta in nome del dialogo inter-religioso, loro musulmani e dall’altra parte un sacerdote, don Emanuele che li voleva ascoltare e rispettare. Ma da allora è passato oltre un mese, nulla è cambiato e nulla sembra voler cambiare. Il decreto d’urgenza promesso dal Viminale, si è smarrito nei meandri della paura e della burocrazia, le visite di politici e giornalisti sono vissute come inutili routine mentre nel centro arrivavano nuovi profughi provenienti direttamente da Lampedusa. Neanche il pretesto di prendersela con “pericolosi ex detenuti”, ma persone che non si rassegnano alla libertà negata. Rabbia e livore covavano così sabato sera, in 13, alcuni dei quali già protagonisti delle rivolte di dicembre, si sono ricuciti le labbra. Intendono stavolta andare avanti, non c’è un Natale nelle vicinanze, vogliono coinvolgere gli altri reclusi in uno sciopero della fame e sanno che in questi giorni altri Cie sono stati chiusi o sono in sommossa permanente e non vogliono ricadere nel silenzio. Immediate le reazioni di chi si occupa di questi temi con continuità. Gabriella Guido, coordinatrice della Campagna LasciateCIEntrare, ha riproposto in un comunicato stampa, e dopo una ulteriore visita, la necessità della chiusura di questo come di tutti i centri italiani, assolutamente irriformabili.

Il senatore Luigi Manconi, ha chiesto un intervento del parlamento: «Questa mattina una delegazione della Commissione Diritti umani del Senato, da me guidata, ha fatto ingresso al Cie di Ponte Galeria – ha dichiarato – Qui abbiamo incontrato, tra gli altri, il gruppo di trattenuti che da ieri ha cucito le proprie labbra, iniziando lo sciopero della fame. Come atto di protesta per le condizioni di vita nel centro e per la durata, abnorme e immotivata, del tempo di permanenza. Si tratta di persone di nazionalità marocchina, che dell’Italia conoscono solo il Cie in cui sono stati trasferiti subito dopo lo sbarco in Sicilia. A far esplodere nuovamente la situazione, questa volta, sarebbe stato un contatto avuto con i connazionali trattenuti al Cie di Caltanissetta che hanno ottenuto di uscire dal centro con l’ordine di allontanarsi dal territorio italiano entro sette giorni. Come è ovvio, questo ha suscitato l’interesse di molti dei trattenuti a Ponte Galeria che hanno ormai rinunciato a trovare in Italia un’opportunità di vita futura. Dunque, anche quest’ultima vicenda ripropone la necessità e l’urgenza di intervenire con decisione su un istituto che ha visto esaurirsi gran parte delle ragioni che ne avevano determinato la realizzazione. I Cie non servono allo scopo per cui sono nati: identificano ed espellono una piccola parte di coloro che trattengono, sono costosi e inefficaci e mortificano gravemente la dignità delle persone. Se lo vuole, il Parlamento in poche ore, e con una sola norma, può ridurre drasticamente quel tempo di permanenza così inutile e iniquo». Dai movimenti antirazzisti e per il diritto all’abitare, che vedono una forte presenza migrante nella Capitale, si stavano, già prima della protesta, gettando basi per una mobilitazione contro ogni tipo di detenzione amministrativa. Mercoledì 5 febbraio, alle 17, nel Cinema Palazzo Occupato, nel quartiere di S. Lorenzo, si terrà una assemblea per lanciare un corteo che il 15 febbraio, dalle ore 15.00, raggiungerà il Cie. Tutto il frammentario mondo delle forze antirazziste è chiamato a partecipare. I promotori hanno aperto in proposito una pagina fb. Un segnale interessante è giunto poi dalla Regione Lazio, dove presto verrà messa in discussione una mozione presentata dalla consigliera Marta Bonafoni, dopo le proteste di dicembre. La Regione non ha fra le proprie competenze il disporre la chiusura dei Cie, ma il testo, partendo da una forte critica a tale sistema, questo vuole chiedere, e nel frattempo chiedere di poter monitorare e vigilare.