Roma

La morte dei poveri

- 27 Gennaio 2014

È accaduto in un quartiere elegante di Roma, Monte Mario, venerdì scorso. Il freddo, forse una bombola del gas difettosa e l’incendio divampa. Muore un giovane immigrato e tre persone restano ferite, fra queste un soccorritore dei vigili del fuoco. «Non si tratta di una notizia di semplice cronaca, questa. Da quello che sta emergendo, infatti, le condizioni di vita in quello stabile sarebbero al limite della dignità umana. Così ci raccontano dal XIV municipio – ha dichiarato Marta Bonafoni, vice capogruppo di “Per il Lazio” al consiglio regionale – Immigrati e italiani bisognosi (specie studenti), sono costretti a vivere dentro dei loculi, delle specie di arnie dove il rischio tragedia è altissimo – continua – A quanto ci risulta, il Residence è di proprietà di un privato che (dietro pagamento di affitto, naturalmente) ha acconsentito al sovraffollamento del locale. Una situazione che andrebbe avanti dagli anni Settanta. Il Municipio, infatti, sostiene che la questione si trova da tempo sotto la lente di ingrandimento delle istituzioni locali. È indispensabile intervenire per fare piena luce sulle condizioni di vita del Residence: una specie di buco nero in mezzo ai palazzi della ‘Roma bene’. Una vergogna. Il fatto di oggi dimostra come l’emergenza abitativa sia una delle piaghe della nostra città, una priorità da risolvere con estrema urgenza. Esprimo la mia vicinanza alla famiglia della giovane vittima e a tutti i feriti». Il residence, un complesso di 6 piani in Via Pieve di Cadore, non è nuovo a vicende simili. Nel 2001 una storia simile, a perder vita una giovane sarda che tornava dalla notte di lavoro in un bar e un operaio che si era separato dalla famiglia e aveva trovato posto in questi cubicoli di 35 metri quadrati. Il Comune e il Municipio da tempo chiedevano invano ai proprietari di risistemare lo stabile per cui, vale la pena di ricordarlo, gli inquilini pagano regolarmente un affitto. Oggi due piani della palazzina sono inagibili e altre famiglie sono in difficoltà. Accanto all’edificio sorge un’altra palazzina, utilizzata per le emergenze, gestita da una cooperativa che fa capo all’Unità Operativa Sociale, la struttura del V dipartimento che si occupa delle emergenze. Sono due fra i tanti esempi sparsi per Roma e non solo di emergenza abitativa, un problema sociale enorme non solo per la capitale. A volte si tratta di strutture convenzionate, altre volte di stabili di privati su cui si lucra a scapito della sicurezza, altre volte di occupazioni informali di interi edifici altrimenti lasciati al degrado e all’abbandono.