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6 febbraio 2011

Daniele Barbieri - 6 Febbraio 2014

Muoiono a Roma quattro bambini («in fondo sono solo zingari»)

ripreso da Senza Frontiere (*)

Quattro bambini bruciano vivi in una baracca ai margini del nulla metropolitano. Siamo a Tor Fiscale. Assi, plastica, poche povere cose. Basta una scintilla, un braciere acceso per tenere lontano l’inverno, e il fuoco si mangia tutto.

Il resto è copione già visto. La disperazione dei parenti, l’indignazione del sindaco post fascista della capitale, che strilla che servono poteri speciali per fare campi sicuri, che si infuria contro la burocrazia. Un alibi traballante, ma poco importa. In fondo sono solo zingari. La mattina dopo arrivano le ruspe e tirano giù tutte le baracche. L’ordine è ripristinato.

Arriva anche la magistratura, che – http://www.opinione.it/articolo.php?arg=16&art=98814 – mette sotto inchiesta il padre e le due madri: abbandono di minore. La madre di tre dei bambini e nonna del quarto – http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/388097 – non crede all’incidente: il braciere era lontano, le fiamme sono divampate troppo in fretta.

Una vicenda che ne ricorda un’altra, recente.

Quattro bambini rom morirono nell’incendio di una baracca di legno sotto un cavalcavia, vicino alla raffineria di Stagno, a Livorno, l’11 agosto 2007. I genitori vennero arrestati con l’accusa di abbandono di minore e di incendio doloso, nonostante avessero detto di essere stati aggrediti. Prosciolti dall’accusa di incendio doloso – http://www.pisanotizie.it/news/news_20100811_rogo_livorno_tre_anni_dopo.html – patteggiarono e vennero scarcerati perché incensurati. Sulla vicenda calò il silenzio, nonostante il rogo fosse stato rivendicato del Gape, Gruppo Armato di Pulizia Etnica.

Quando ci sono di mezzo i Rom viene sfogliato l’intero florilegio di pregiudizi razzisti. Se i bimbi muoiono è colpa loro, che non ci badano, che vanno in giro a rubare, che li fanno vivere in roulotte e baracche.

Come se qualcuno – davvero – potesse scegliere di vivere di elemosina in una baracca senza nulla.

Esemplari – http://www.nuovasocieta.it/attualita/11194-tiziana-maiolo-finiana-frasi-razziste-contro-i-rom.html – le dichiarazioni razziste di Tiziana Maiolo (con Fini in Futuro e libertà) dopo il rogo di Tor Fiscale. Per lei, i bambini Rom che fanno pipì sui muri sono meno educati del suo cagnolino.

Nel luglio 2008 una bambina rom, appena sgomberata da una ex fabbrica abbandonata in via Pisa a Torino, disse «almeno per un po’ ho vissuto in una casa vera». Una casa con il gabinetto. E porte, finestre, luce… Dopo lo sgombero la riportarono lungo il fiume in una baracca piena di topi.

A Torino, il 14 ottobre 2008 andò a fuoco un campo Rom in via Vistrorio. Tre molotov in punti diversi – http://romanolil.blog.tiscali.it/Molotov_ad_un__campo_rom__di_Torino_1811339.shtml – e l’insediamento sulle rive del torrente Stura, dove vivevano 60 persone, andò in fumo (http://www.youtube.com/watch?v=dQ4Lwqrw30g). Non andò peggio perché un ragazzo diede l’allarme. I giornali allusero – http://lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200710articoli/4762girata.asp – alla possibilità che il campo l’avessero bruciato gli stessi Rom, per forzare la mano al Comune e ottenere posto nell’area allestita per l’emergenza freddo. Le prove? Non era morto nessuno!

Qualche mese dopo, la magistratura, dopo decine di aggressioni a immigrati e tossici, mise gli occhi sul gruppo fascista Barriera Domina: nei telefonini di alcuni di loro trovarono le scansioni dei giornali che parlavano del rogo di via Vistrorio. Due righe in cronaca e poi l’oblio. Chi ha dato ha dato, chi avuto avuto.

Sulla vicenda il sito Ojak, oggi purtroppo non più attivo, fece una controinchiesta, è qui: http://www.federazioneanarchica.org/antirazzista/archivio/controinchiesta.pdf

Nelle istituzioni c’è chi li vuole chiusi nei campi. Altri vorrebbero cacciarli tutti. I più chiudono gli occhi e non guardano, magari si commuovono anche un po’. I bambini fanno sempre tenerezza.

Il rogo di Tor Fiscale, come già quello di Stagno, ha fatto notizia perché i bambini erano quattro, altrimenti sarebbero bastate poche note in cronaca, ordinaria amministrazione.

Un bambino muore di freddo, un altro bruciato, un altro se lo porta via una banale influenza. Infinito l’elenco dei campi rom andati in fumo. A volte distrutti da bravi cittadini, decisi a fare pulizia. Etnica. Altre volte bruciati dalla povertà che non concede sicurezza.

Resta il fatto che quei quattro bambini sono stati ammazzati. Resta il fatto che ogni giorno, in qualche dove, c’è qualcuno che muore. Muore di povertà. La povertà non è un destino.

I responsabili siedono sui banchi dei governi e nei consigli di amministrazione delle aziende. Nessuno si creda assolto, perché l’indifferenza è complicità.

 

(*) Ripreso da Senza Frontiere, un sito curato dal Coordinamento antirazzista della Federazione anarchica italiana.

Daniele Barbieri