Leggere e capire

Lampedusa spiegata ai bambini

Gabriella Grasso - 6 Febbraio 2014

.fuad e jamilaQuando un fenomeno sociale diventa rilevante, nasce nei genitori, negli insegnanti e anche negli scrittori l’esigenza di trovare le parole adatte per raccontarlo ai più piccoli. È dai primi anni Novanta che l’editoria per bambini e ragazzi si occupa di migrazione; con il passare degli anni il bisogno di spiegare ciò che ormai è cronaca quotidiana è diventato sempre più urgente. Ecco, quindi, due libri usciti alla fine del 2013 e pensati per raccontare ai più piccoli il Viaggio dei migranti.

Il primo è firmato da Cosetta Zanotti con le illustrazioni di Desideria Guicciardini. Si intitola Fu’ad e Jamila (Lapis, euro 13,50), nasce da un progetto della Caritas nazionale ed è consigliato ai bambini dai 6 anni in su. È la storia di una giovane coppia africana che rischia la vita durante la traversata del Mediterraneo. Proprio sulla barca della speranza, appena prima che arrivino i soccorsi, Jamila dà alla luce il suo primo figlio. «Le storie per i piccoli servono a trasmettere forza alla parte interiore del bambino che sta crescendo», spiega l’autrice Cosetta Zanotti. «In questo caso, il messaggio di forza è insito nello scampato pericolo, nell’affermazione che si può riuscire nei propri intenti. Ma c’è anche dell’altro, ovviamente. I telegiornali parlano di migranti in maniera sensazionalistica, principalmente quando ci sono delle stragi, così i bambini tendono a pensare che quelle storie non li riguardano. La letteratura, invece, suscitando emozioni universali, permette di entrare dentro le storie e comprenderle più a fondo. Non è un caso che quando questo libro viene letto nelle scuole i ragazzini ascoltino in totale silenzio e poi facciano tantissime domande. A me stava a cuore far passare soprattutto due messaggi: il primo è che c’è una speranza che domina la vita di tutti noi. Il secondo è che non esiste distinzione tra salvati e salvatori. Perché se nella vita del migrante, al momento in cui viene soccorso, entra uno spiraglio di speranza, lo stesso soccorritore è costretto, in quel medesimo istante, a riconoscere la propria gratitudine nei confronti della vita».

Dall'oroIl secondo volume è scritto da Erminia Dell’Oro, autrice italoeritrea: era stato già pubblicato nel 2004 e ora è tornato in libreria: si intitola Dall’altra parte del mare (Piemme/Battello a vapore, euro 8) ed è consigliato ai ragazzini dai 9 anni in su. La voce narrante, poetica ma semplice, è quella di Elen, undicenne eritrea che parte da Asmara insieme alla madre Elsa, attraversa il deserto e si imbarca alla volta dell’Italia con altre 32 persone. Seduta a terra, nell’imbarcazione, osserva i suoi compagni di viaggio e, contemporaneamente, ricorda il Paese abbandonato. La barca resterà senza benzina, ma la salvezza arriverà e infatti le ultime pagine saranno scritte da Milano, dove Elen e la madre hanno ormai raggiunto lo zio. «Questo romanzo l’ho scritto nel 2003 perché è stato allora che ho sentito l’esigenza di raccontare il Viaggio: alle immagini degli sbarchi che si vedono alla tv ci si abitua in fretta, e io volevo dare ai ragazzini la possibilità di rendersi conto davvero di ciò che avviene. Agli inizi dell’anno scorso Piemme ha deciso che avrebbe ripubblicato il libro con una nuova copertina e, per totale casualità, l’uscita è avvenuta poco dopo la strage di Lampedusa di ottobre, nella quale sono morti anche 300 eritrei, un fatto che mi ha coinvolto profondamente», racconta l’autrice. Da dove nasce l’idea di questa particolare storia? «Ho cucito insieme tante vicende vere: ho davvero conosciuto una ragazzina eritrea che si chiama Elen ed è arrivata via mare. Sua madre però non era stata una combattente come Elsa: per il suo personaggio mi sono ispirata a una mia amica che lo è stata davvero. Anche Enoch, il ragazzo che ha attraversato il deserto, è ispirato a una persona realmente esistita». Anche lei, come molti autori, avrà portato il libro in giro per le scuole italiane… «Sì, lo faccio da anni e con grandissima soddisfazione. I ragazzini si immedesimano facilmente nelle avventure di una coetanea che è costretta a lasciare il proprio Paese e i nonni. Anche gli stranieri sono molto ricettivi: una volta mi è capitato che una bambina alzasse la mano con entusiasmo per dirmi: “Anch’io sono arrivata in barca dall’Albania!”. Si era identificata con Elen e ne era contenta». Si ha quasi l’impressone che i ragazzini, tramite la scuola, ricevano sulla migrazione un’informazione più corretta degli adulti. «Assolutamente: la scuola italiana, sebbene trascurata dallo Stato, è ottima e ci sono insegnanti incredibili. Avere speranza per il futuro oggi non è facile, ma quando vedo questi ragazzini così attenti a temi importanti come la migrazione, la Shoah, l’ambiente, mi sento rincuorata. Rivolgendosi a loro si fa un grande lavoro: se anche solo una parte di questi studenti crescerà con una visione diversa del mondo, avremo di certo un futuro più solidale».

Gabriella Grasso