Europa

A Ceuta si spara

- 11 Febbraio 2014

È accaduto lo scorso giovedì, ma la notizia è passata quasi inosservata. Centinaia di migranti hanno tentato per l’ennesima volta di oltrepassare il confine fra il territorio marocchino e Ceuta, una delle due enclave spagnole nel paese nordafricano. Uno spazio minuscolo, 8,2 km di perimetro, costruito con massi e filo spinato, che divide in due una spiaggia chiamata Tarajal e prosegue dentro l’acqua della baia. Mentre attraversavano a nuoto questa parte della barriera chiamata Espigon, alta oltre 6 metri, alcune persone hanno perso la vita. Si è parlato di annegamento ma la stessa stampa spagnola ha fatto notare come in quel punto sia difficile affogare, visto che il fondale non è profondo, c’era bassa marea e l’acqua arrivava a malapena al collo. I testimoni accusano gli agenti della Guardia Civil di aver sparato i micidiali pallettoni di gomma in dotazione, ad altezza d’uomo. Lo stesso avrebbero fatto con i gas lacrimogeni. Fra i migranti e gli esponenti di Ong locali c’è stato anche chi ha parlato di veri e propri colpi di arma da fuoco che hanno creato panico. «La Guardia Civil ha usato materiale “anti-disturbo” per difendersi dal lancio di pietre proveniente dai migranti», ha affermato il delegato del governo, Francisco Antonio Gonzalez, secondo cui nessuno dei migranti è arrivato a toccare il suolo di Ceuta. Una ricostruzione clamorosamente smentita poco dopo da un video esclusivo della televisione La Sexta: in cui si vedono otto migranti che arrivano sul lato spagnolo della spiaggia, e cercano, con difficoltà, di uscire dall’acqua, mentre gli agenti spagnoli si parano davanti, senza prestare soccorso. I migranti, secondo il sito del quotidiano El Paìs, sarebbero poi stati riconsegnati alla gendarmeria marocchina, violando la norma che obbliga a portarli nel vicino centro di accoglienza temporaneo. Un episodio che sta sollevando polemiche: su richiesta del Psoe (il Partito Socialista), il ministro degli interni Jorge Fernández Díaz riferirà alla Moncloa sull’accaduto, mentre Izquierda Unida (la coalizione di Sinistra) ne ha chiesto le immediate dimissioni. Tante le voci critiche: le organizzazioni che fanno capo a Migreurop España hanno chiesto da tempo una commissione parlamentare per far luce sulle pratiche di controllo ai confini di Ceuta e Melilla (l’altra enclave) per monitorare i comportamenti della polizia lungo la frontiera. Le politiche spagnole su quei fronti non sono mai state permissive. Il muro di protezione di Melilla è lungo 12 km, c’erano due reti metalliche fino a quando, nel 2005, il governo socialista di Zapatero non lo aveva fatto alzare aggiungendo sulla sommità filo spinato e lame affilate. Due anni dopo, dopo che una persona era rimasta uccisa tranciata dalle lame, le associazioni umanitarie avevano violentemente protestato e il governo aveva fatto rimuovere le lame. Era però stata installata una terza rete metallica e un sistema di allarme più “efficiente”. I tentativi di fuga erano però continuati; nel 2009, il 19 settembre, 8 persone, in gran parte donne in gravidanza, erano morte in un naufragio nei pressi dell’isolotto di Perrejil, da tempo conteso fra Spagna e Marocco. L’imbarcazione trasportava 42 persone e stava cercando di oltrepassare la frontiera. Oggi al governo in Spagna c’è la destra del Partito Popolare ma non sembra che nelle enclave marocchine i cambi di governo abbiano segnato alcuna discontinuità.

Stefano Galieni