Cie e dintorni

Manifestazioni a Ponte Galeria e Mineo

- 12 Febbraio 2014

Sabato e domenica prossimi si svolgeranno manifestazioni in due punti problematici della vita dei migranti in Italia. Il 15 febbraio, alle ore 15 partirà un corteo dalla fermata del treno di Parco Leonardo a Roma, per giungere davanti alle mura del Cie di Ponte Galeria. Il giorno dopo, in mattinata gli antirazzisti siciliani si troveranno di fronte al mega Cara di Mineo.

La mobilitazione romana è stata confermata in una assemblea che si è tenuta mercoledì scorso: associazioni, centri sociali, forze politiche e sindacalismo di base, aggregazioni che sono nate dall’occupazione di stabili abbandonati, hanno garantito la massima partecipazione. Poche e semplici le ragioni della dimostrazione: a detta di molte delle persone intervenute in assemblea, è fondamentale far sentire la propria presenza e la propria solidarietà ai trattenuti nel centro, che nulla hanno ottenuto dopo le due proteste pacifiche, culminate nell’atroce pratica di cucirsi la bocca. Perfettamente consapevoli che non sarà una manifestazione a portare alla chiusura di un luogo dove alberga tanta sofferenza immotivata, gli organizzatori puntano però ad allargare il proprio fronte e a mostrare che esiste ed è viva una parte di società civile che rifiuta e che ritiene inumanizzabili tali strutture. Pochi giorni prima, il 12 febbraio, sarà all’ordine del giorno, nel consiglio regionale del Lazio, una mozione presentata dalla consigliera Marta Bonafoni, in cui si chiede di poter avere accesso continuo al centro per monitorarne le condizioni e assicurarsi di quanto vi avviene dentro. La mozione si conclude con una esplicita richiesta al governo e al parlamento di chiudere tale struttura, costosa, inumana e inutile, ben sapendo che spetta alle autorità nazionali decidere in materia. In tal senso, la sola nota positiva che giunge dopo mesi di rivolte è una lettera scritta dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e inviata ai trattenuti di Ponte Galeria, in cui ci si dichiara impegnati a rivedere al ribasso i tempi massimi di trattenimento (oggi di 18 mesi) per portarli a 60 giorni. I trattenuti attendono, ma ad ogni giorno sono sempre più sfiduciati.

In Sicilia invece, dopo la approvazione della Carta di Lampedusa, si prepara una manifestazione davanti al Cara di Mineo. Chi invita al presidio, che si terrà domenica 16 febbraio a partire dalle ore 10, presenta questa situazione:

Il mega-Cara di Mineo, operativo dal marzo 2011, è diventato il più grande centro di “segregazione umana” d’Europa. Migliaia di persone – oggi giunte ad oltre 4.000, il doppio della capienza originaria –, appartenenti ad oltre 50 gruppi etnici differenti di provenienza africana e asiatica, rimangono “posteggiati” in maniera umiliante, in attesa, lunghissima, anche oltre un anno e mezzo, per il riconoscimento del diritto d’asilo.

È una vergogna che chi gestisce il Cara continui impunemente a costringere all’indigenza migliaia di richiedenti asilo, pagando il pocket money (diaria di euro 2,50) in sigarette (anche per i bambini) e ricariche telefoniche, i migranti sono considerati oggetti da parcheggiare a tempo indeterminato per il loro mega-business. Chi gestisce il Cara pensa più ad ipocrite operazioni di facciata (la squadra di calcio, il nuovo film sulla “grande integrazione” dei migranti), anziché a garantire corsi d’italiano, vestiti invernali, cibo decente, assistenza sanitaria adeguata ed a impedire che si ripetano casi di sfruttamento sessuale di donne migranti richiedenti asilo, che aggravano di molto la loro angosciante e disagiata permanenza.

È una vergogna che per il Cara di Mineo si dilapidino ingenti risorse pubbliche (circa 50 milioni di euro per la gestione nel 2013) non per l’accoglienza ma per la segregazione di persone che hanno urgente bisogno di ricongiungersi con i propri familiari e costruirsi un progetto di vita. La spa Pizzarotti di Parma, oltre a lucrare con affitti multimilionari, si è inserita anche nel business della gestione. Facciamo appello all’associazionismo solidale del catanese, calatino e siciliano affinché il mega-Cara della vergogna venga chiuso al più presto, moltiplicando in alternativa gli Sprar in piccoli e medi centri, per favorire così un reale inserimento sociale, seguendo l’esempio di comuni come Riace nella Locride, a costi molto inferiori ed a condizioni più umane; così, inoltre, si eviterebbe la crescente militarizzazione della nostra isola, già avamposto di criminali ed anticostituzionali basi di guerra Usa e Nato (Sigonella, Muos a Niscemi…). A sostegno delle rivendicazioni dei richiedenti asilo del Cara di Mineo e delle mobilitazioni in corso a livello nazionale a metà febbraio per la chiusura di tutte le galere etniche (Cie, centri informali), facciamo appello all’associazionismo antirazzista ed a tutte le forze che si battono per la difesa dei diritti umani a condividere le seguenti richieste. Riteniamo fondamentale l’immediato superamento a Mineo del “sistema” Cara con il suo svuotamento, nel rispetto dei tempi previsti dalle normative per la permanenza (35 giorni), con la conseguente moltiplicazione delle apposite Commissioni. Questo mega-Cara, unico in tutta Europa, è un esperimento fallito di contenimento forzato dei migranti che, tra l’altro, costruisce un conflitto razziale tra autoctoni e immigrati.

* Apertura di un urgente e pubblico confronto con le strutture istituzionali preposte riguardo la qualità della vita dei migranti del Cara di Mineo e modalità realmente democratiche di elezione dei rappresentanti delle comunità. Il cibo – essenzialmente solo pasta o riso – è spesso scarso, scotto e freddo e sta causando malattie tipo la colite, che queste persone prima non conoscevano. L’assistenza sanitaria anche per i casi più urgenti come donne incinte, malati di Tbc o scabbia, è quasi inesistente. Lo stesso dicasi per il vestiario fornitogli: ancora oggi vi sono persone che stanno in magliette e ciabatte!

Noi non vogliamo essere complici con il nostro silenzio:

•    Della creazione di moderni lager con la soppressione dei diritti umani

•    Dell’annullamento della personalità e della speranza di vita di una generazione

•    Della mercificazione delle persone e dei corpi delle persone

•    Della violenza fisica e psicologica alle donne, ai bambini ed agli uomini

•    Della istigazione alla violenza ed alla vendetta

Non vogliamo essere complici:

•    Dell’utilizzo dei soldi pubblici a fini clientelari e di arricchimento personale

•    Delle ruberie e delle mistificazioni

•    Di ogni forma di militarizzazione e di controllo militare del nostro territorio.

La storia siciliana ce l’ha insegnato: emigrare non è reato!

Promuovono: Rete Antirazzista Catanese, Comitato di base NoMuos/NoSigonella, Lila, Cobas Scuola-Ct, LavoroSocietà-Cgil-Ct, Osservatorio su Catania, LaCittàFelice, Rifondazione Comunista fed.prov.Ct, Teatro Pinelli Occupato-Me, Arci-Sicilia, Borderline Sicilia, Open Mind glbt, I Siciliani giovani, Casablanca-periodico online, Anpi-Sicilia, Coordinamento antirazzista palermitano, Palagonia Bene Comune, Coordinamento regionale dei Comitati NoMuos, Circolo Città Futura (Ct), ManiTese, Comitato Viva la Costituzione (Ct),…

info-adesioni: alfteresa@libero.it