Messina

PalaNebiolo, la malaccoglienza continua

Eleonora Corase - 24 Febbraio 2014

messinaRicordate l‘affaire PalaNebiolo? Da gennaio ad oggi, la tendopoli per i rifugiati allestita nel campo da baseball  continua ad essere usata a pieno regime. Ospitando di volta in volta un numero di migranti che parte da un minimo di 150 ad un massimo di 250 persone. Il deputato Francesco D’Uva, artefice di due ispezioni, aveva inoltrato un’interrogazione parlamentare al Ministero dell’Interno per chiedere spiegazioni su questo campo in particolare e, in generale, sul sistema dell’accoglienza ai migranti.
Nella risposta del Viminale si trova la cronistoria della tendopoli messinese.
Con una nota del 7 ottobre, il Prefetto chiede ai sindaci della provincia di comunicare l’eventuale disponibilità di strutture atte a offrire accoglienza ai migranti sbarcati in Sicilia, ma la ricerca non sortisce effetti positivi. Dopo diversi sopralluoghi, l’unico stabile ritenuto idoneo è un palazzetto sportivo chiamato PalaNebiolo messo a disposizione dall’Università di Messina, nel quale, pochi giorni dopo, viene ospitato il primo gruppo di rifugiati.
La relazione dell’azienda sanitaria provinciale del 25 ottobre 2013 boccia, però, questa opzione a causa delle condizioni igieniche del luogo: «È stato effettuato un sopralluogo igienico sanitario presso la struttura nel PalaNebiolo, dove in atto risultano ospiti circa 80 migranti. La struttura indicata in oggetto versa in precarie condizioni igienico sanitarie, perché presenta delle limitazioni costruttive, non essendo configurata come edificio con requisiti di residenzialità diurna e notturna. In particolare, si è avuto modo di appurare che i servizi igienici, molti dei quali con elementi interdetti all’uso, sono insufficienti. Si è altresì documentato che, per una carenza di arredi, gli indumenti personali vengono ammassati sulle panche della palestra, la qual cosa espone alla diffusione di malattie da ecotoparassiti. L’uso prolungato di tale struttura a residenza per immigrati può determinare condizioni di allarme igienico».

Preso atto della relazione sanitaria, il Ministero racconta che: «I migranti ivi ospitati hanno trovato sistemazione in diverse strutture Sprar – e Cara, aggiungiamo per dovere di cronaca – il centro è stato dismesso il 29 novembre e il palasport è stato formalmente riconsegnato all’Università». E qui entra in scena il campo da baseball: «Nel frattempo – scrive il Viminale – è stata richiesta all’Ateneo la disponibilità dello stadio da baseball sito nel medesimo plesso sportivo. Una volta completate le operazioni di scerbatura, i Vigili del Fuoco hanno innalzato 32 tende. Si precisa che le tende sono in buone condizioni di manutenzione». Nei verbali dei sopralluoghi prefettizi, effettuati nel campo prima dell’allestimento della tendopoli, è curioso rilevare i pareri circa il sistema di drenaggio che causerà il puntuale allagamento dell’area ad ogni pioggia. Nella relazione del 31 ottobre 2013 viene riportato che: «Trattandosi di un campo da gioco, come riferito da personale dell’Università di Messina, presenta un buon sistema di drenaggio delle acque», mentre in una relazione dei Vigili del Fuoco effettuata l’8 novembre 2011 si legge che: «Come riferito anche da personale addetto alla manutenzione della struttura, una parte del campo sportivo potrebbe essere soggetta ad allagamenti in caso di forti piogge».
«La consegna ufficiale alla Prefettura – prosegue la nota del Ministero – è avvenuta il 6 dicembre, mentre il successivo 9 dicembre il primo gruppo di migranti è giunto nella struttura, che si è riempita progressivamente fino a raggiungere il limite massimo di capienza (250 persone)». Poi, il 26 dicembre, dopo una notte di temporali, l’allagamento del campo e le proteste di migranti e società civile. Di seguito la successiva relazione dell’azienda sanitaria del 30 dicembre 2013: «Nel campo da baseball sono state istallate 32 tende, ognuna di circa 28-30 mq; nelle poche che è stato possibile visitare, si notavano otto posti letto e nessun armadietto spogliatoio. Presenti 150 ospiti. Sarebbe il caso di prendere in considerazione la riduzione dei posti letto per evitare il sovraffollamento delle stesse. Per quanto riguarda la maxi tenda ove avviene la distribuzione dei pasti, è attrezzata per circa 100 unità ed il pavimento in gomma è rotto e mancante in vari punti». Piccola nota a margine, i tecnici della prevenzione impegnati nel sopralluogo sottolineano che il giorno prima: «non è stato possibile effettuare un ulteriore sopralluogo, in quanto il responsabile della sicurezza del campo non ha acconsentito l’ingresso alla struttura, pertanto, considerando che gli ospiti presenti nella struttura utilizzano i servizi igienici del PalaNebiolo, si richiama, per quanto riguarda le condizioni igienico-sanitarie, quanto già descritto in merito nella precedente relazione del 25-10-2013». Ovvero, quella che su ammissione dello stesso ministero ha determinato la chiusura del Palazzetto sportivo. Nella sua nota il ministero conclude il discorso riferito al centro di Messina, specificando che una volta superata l’emergenza relativa al maltempo, il 4 gennaio il campo ha accolto altre 250 persone. I pareri negativi dell’azienda sanitaria, però, non si fermano. «Sulla base di quanto si è potuto osservare allo stato attuale, si ritiene che gli inconvenienti igienici rilevati, se non rimossi con sollecitudine, possono costituire potenziale causa di nocumento per la salute degli occupanti».
Questa la conclusione lapidaria della relazione effettuata il 7 gennaio scorso. Nel corso dell’ispezione, i medici hanno rilevato le seguenti criticità, circa le condizioni della vita nel campo: «Le tende sono montate sul terreno da gioco che allo stato attuale, nonostante le ultime precipitazioni meteoriche risalgano a circa due giorni addietro, si presenta in gran parte ancora ricoperto di fanghiglia e con vasta raccolta di acqua meteorica. È presente una grande tenda di circa 180 mq destinata a refettorio e per incontri ed attività sociali, dotata di impianto di riscaldamento. Tra questa e le tende è presente una passerella in legno non adeguata a garantire il collegamento tra le varie strutture. Tale situazione costituisce ovvio disagio per gli ospiti e per coloro che li assistono, con pregiudizio delle condizioni igieniche (fango e sporcizia) e potenziale pericolo di infortuni da scivolamento. All’interno della tenda refettorio, il pavimento, costituito da alcuni insufficienti teloni di plastica che lasciano scoperti ampi tratti di terreno, non garantisce idonee condizioni di vivibilità e di igiene all’interno della struttura (polvere, carenza di condizioni igieniche adeguate per un ambiente dove vengono somministrati e consumati i pasti e impossibilità a mantenere pulito l’ambiente, possibili infiltrazioni di fango e pioggia, in caso di eventi meteorici)».
Per quanto riguarda i servizi igienici situati all’interno del Palazzetto sportivo, giudicati in “discrete condizioni igienico-sanitarie”, viene rilevato che: «Si ritiene opportuno segnalare che le condizioni microclimatiche troppo rigide degli stessi ambienti e le modalità del percorso dalle tende ai servizi igienici, particolarmente in condizioni meteoriche sfavorevoli e durante le ore notturne, possano costituire potenziale causa di disagio ed eventuale danno alla salute degli ospiti (pioggia-freddo-pericolo di scivolamento)». Disagi e condizioni critiche confermate anche dal sopralluogo effettuato qualche giorno dopo – 9 gennaio 2014 – dall’Ufficio Sanitario Provinciale della Questura di Messina, che rincara la dose sulla tenda-refettorio, dentro la quale, secondo il verbale: «Non possono essere garantite adeguate condizioni di igiene per la distribuzione e la consumazione dei pasti – Viene sottolineato infatti che – Tale refettorio è inoltre arredato con panche in legno e tavoli in buona parte vetusti e con evidenti segni di usura. Anche se i pasti, come viene riferito, giungono sul luogo in confezioni singole sigillate, la cura a monte dell’igiene viene meno nel luogo di distribuzione/consumazione. Come è noto, la filiera lavorativa che riguarda la produzione e distribuzione e assunzione di alimenti, ove non siano mantenute adeguate misure igieniche, può compromettere lo stato di salute dell’assuntore di pasti, evenienza certamente grave nel caso di comunità come quella prese in esame». Inoltre, il medico della polizia di stato che firma la relazione sottolinea che: «I servizi igienici sono resi disponibili su due piani della struttura sportiva e per ogni piano su ali diverse. Dal punto di vista microclimatico sono da adeguare per la mancanza di idoneo riscaldamento. Appaiono sufficientemente puliti. Per contro due diverse ali di bagni provviste di punti doccia, oltre che non essere climatizzate, sono sprovviste di idonei arredi. L’uso promiscuo le rende poco sicure sotto il profilo igienico, anche in considerazione del fatto che vi si arriva dall’esterno senza svestirsi in ambiente apposito, si è notato ad esempio che il terriccio trasportato dai sandali arriva fin sotto le docce. In ultimo, sotto la doccia dovrebbero essere previsti appositi dispositivi anti-scivolo. Al primo piano è presente una sala riunioni dovevengono accolti gli ospiti perché possano essere fornite loro informazioni di varia utilità. Tale sala, presenta sedie e sofà, che visto l’uso promiscuo risultano difficilmente sanificabili. Con l’occasione si ricorda che la struttura, adibita per cittadini profughi, è anche luogo di lavoro per diverse figure professionali, pertanto la struttura deve rispondere ai requisiti di sicurezza previsti dal D. lgs. 81/80».
Questa la situazione dunque, secondo le fonti istituzionali. Nonostante tutto, nel corso dell’ultima settimana, altre 160 persone sono state trasferite da Augusta nella tendopoli, andando ad aggiungersi ai 40 ospiti rimasti del gruppo precedente.

Eleonora Corace