Imprenditoria migrante

“Strane donne”

Amalia Chiovaro - 24 Febbraio 2014

unnamedL’altra metà del cielo che non  si arrende e si reinventa un ruolo a partire dalla costruzione di progetti di indipendenza economica, che diventano strategia sociale contro la crisi.

Nell’immaginario collettivo difficilmente il concetto di imprenditoria viene associato alle donne, ancora meno quando si tratta di donne straniere. Ciò che stiamo per raccontarvi rappresenta sicuramente una eccezione, ma visti gli ottimi risultati potrebbe presto diventare una regola. Infatti, mentre in Italia, a fronte di una fortissima crisi economica e sociale, avanza e si fa sempre più forte il desiderio di fuga all’estero, alcune donne, provenienti da diverse parti del mondo, decidono di investire se stesse nel nostro paese, aprendo imprese e impiegando anche manodopera italiana.

A mostrarci il fenomeno, Sarah Zuhra Lukanic, scrittrice, blogger, nata in Croazia, che vive e lavora a Roma e che da sempre è appassionata di tematiche come il lavoro e le donne. Circa tre anni fa, da un incontro fortunato con Maria Antonietta Mariani, antropologa, economista e artista visuale, viene fuori la voglia di raccontare cosa si celi dietro al fenomeno migratorio femminile, e cosa possa nascere da esso. L’idea di un lavoro collettivo si trasforma nella presentazione di un progetto per imprenditoria immigrata femminile, ovvero Strane Straniere – Migrazione donna: una risorsa, selezionato poi dalla Provincia di Roma-Dipartimento IX Sviluppo Sociale e Politiche per l’Integrazione per il Bando della Fraternità Prevenzione Mille: l’ente proponente è l’Associazione Culturale Atelier, fondata nel 2001 da Ana Laznibat, architetto croato e da Ljuba Jovicevic, biologa serba.

Immigrazione come risorsa e incentivazione dell’imprenditoria, ecco gli obiettivi principali di questo progetto che è in corso da ottobre 2013, con l’attivazione di un sito web/community e la realizzazione di laboratori-performance. Il prossimo incontro è previsto il 2 marzo alle ore 19, a Roma, presso il circolo degli Artisti di via Casilina Vecchia 42. Si tratta del secondo laboratorio che si aprirà con la proiezione di un video, in cui viene raccontata l’esperienza del precedente incontro, svoltosi lo scorso 23 novembre. A seguire una mostra collettiva di artisti internazionali, visitabile solo per quella sera, dove verranno esposte opere in parte realizzate proprio per questo progetto. Infine, si potrà ascoltare un racconto musicale della musicista bengalese Sushimita Sultana.

Le protagoniste di queste incontri sono donne, che attraverso i loro racconti mostrano come una speranza possa diventare un’idea, e come con poche risorse e con qualche intuizione sia possibile dare vita ad attività di vario tipo. Si tratta infatti di tipografe, chef, galleriste d’arte, editrici, stiliste, autoricambiste: una realtà di certo ancora poco conosciuta e dalla visibilità minima.

L’intenzione di abbattere lo stereotipo della donna debole e adatta ai lavori più “umili” c’è tutta. Dice Sarah: «Si è aperto qualcosa di nuovo, c’è bisogno di una rete reale come questa, di questo miscuglio che è una forza. Si valorizzano quelle qualità nascoste che a volte sembrano poco utili. L’Italia è un paese in cui è davvero difficile fare impresa – non a caso si trova al settantesimo posto nel mondo per quanto riguarda le iniziative imprenditoriali – e lo è ancor più per gli stranieri. Nonostante esista una burocrazia davvero intricata molte scelgono di restare, di arrivare, sentendosi a casa e creando una certa empatia con il territorio. Il bilancio – continua – è positivo, le cose si muovono. Speriamo davvero che si possa, in generale, incrementare l’imprenditoria femminile in Italia. Ritengo che questi momenti di incontro, per noi donne, siano un arricchimento reciproco».

Ascoltando queste storie, ciò che colpisce è che si tratta di un’imprenditoria che resiste e il perché sta tutto nell’attaccamento al progetto, che è un progetto di vita. Donne spesso sole, ognuna con il proprio vissuto, che non si perdono mai d’animo e che hanno avuto la capacità di reinventarsi in un contesto completamente estraneo a quello di origine.

Amalia Chiovaro