Strategie

Libri contro il razzismo (e non solo)

Daniele Barbieri - 4 Marzo 2014

Library of medicineSi può guarire dalla xenofobia leggendo? Forse no, ma ci sarà una ragione se – in ogni epoca della storia e in ogni luogo – i razzisti e gli integralisti di ogni tipo hanno bruciato i libri.
Vediamo cosa ci consiglia Curarsi con i libri – sottotitolo: rimedi letterari contro ogni malanno, sottinteso del corpo e dell’anima – di Ella Berthoud e Susan Elderkin: è un volumone (640 pagine con un curioso riflesso verde-azzurro sul bordo; traduzione di Roberto Serrai) con la collaborazione di Fabio Stassi, pubblicato da Sellerio, contemporaneamente ad altri editori europei.
Alla voce “Razzismo” leggiamo: «Chiunque sia vittima di atteggiamenti o comportamenti razzisti – o chi ancora sia propenso a dare la colpa delle tensioni razziali alle minoranze interessate – farebbe bene a leggere L’uomo invisibile, romanzo straordinario e radicale di Ralph Ellison». Sono pienamente d’accordo con le due curatrici (in ogni senso) tranne che sull’utilizzo dell’aggettivo “razziali”: esistono i razzisti ma non le razze, è bene ricordarselo anche nel linguaggio. È una voce molto ben fatta e il libro di Ellison (del 1952) non è invecchiato di un giorno; alle ultime righe, Elderkin e Berthoud rimandano alle voci «vigliaccheria» e «vergogna». Contro la vigliaccheria Guarire con i libri suggerisce Il buio oltre la siepe della scrittrice statunitense Harper Lee, mentre per curare la vergogna consiglia L’aiuto di Kathryn Stockett: in entrambi i casi siamo negli Usa dell’apartheid.
L’ultima voce di questa bella enciclopedia (ma anche ricettario o cofanetto di erbe curative) è “Xenofobia”, un morbo che ha molte – ma tutte brutte – facce e proprio per questo il duo Berthoud/Elderkin consiglia un decalogo librario. Ecco i titoli: Jubiabà di Jorge Amado, Gridalo forte di James Baldwin, Vedi alla voce: amore di David Grossman, Un bambino nero di Camara Laye, il già citato Il buio oltre la siepe, Vita di Melania Mazzucco, La capanna dello zio Tom (sempre citato ma poco letto) di Harriet Beecher Stowe, Il colore viola di Alice Walker, Ragazzo negro di Richard Wright e Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. Ottima decina ma forse troppo centrata sulle differenze di pelle, dimenticando che l’intolleranza xenofoba colpisce anche altre diversità (l’handicap, la “bruttezza”, la «grassezza», l’omosessualità a esempio): per una seconda edizione, consiglio alle due biblioterapiste di aggiungere queste altre voci.
Xenofobia e razzismo inevitabilmente saltano fuori in altre parti del libro: a chi comprerà Guarire con i libri il piacere di scoprire dove e come.

Prima di chiudere, vale la pena di accennare anche ad altre malattie, di tutt’altro tipo. È sempre bene avere una farmacia attrezzata, no?
La dose di 10 farmaci per volta torna su 41 disturbi particolari: «adolescenza» è la prima voce, ma ci sono anche «per quando si resta chiusi fuori», «per evadere», ovviamente «da leggere al gabinetto», «per fare appassionare il (o la) partner… alla letteratura», «sulla fine di una relazione», «da leggere in ospedale», «pianto, bisogno di un bel», la terribile «diarrea» e persino «per coprire qualcuno che russa».
Questo bellissimo volume è pieno di voci sorprendenti. Si apre con “Abbandono”: farmaco consigliato Canto della pianura di Kent Haruf. E prima di arrivare a “Xenofobia” c’è di tutto: “perdita della memoria”, “cervicale”, “fare il bullo”, “mal d’amore” (ahi), “sesso, farne troppo poco” ma anche “farne troppo”, “malessere del lunedì mattina”, “il mal di denti”, wanderlust (questo è abbastanza in tema con Corriere delle migrazioni), … e “persino tristezza da compleanno” o “andare a battere con l’alluce”. Per il «singhiozzo» viene indicato The fit di Philip Henser (non reperibile in italiano però) e per l’ipocondria – insomma credersi malati di tutto – viene consigliato di curarsi con un buon “placebo”: Il giardino segreto di Frances Hodgson Burnett. Non potevano mancare i “disturbi della lettura”, con una trentina di malattie note: dall'”acquisto compulsivo” al “leggere invece di vivere” passando per “il desiderio di sembrare colti”.
E per il comune, banale raffreddore? Cito: «Non esiste una cura. Ma è un’ottima scusa per avvolgersi in una coperta insieme a un romanzo».

Daniele Barbieri