Arte e integrazione

Mediatori museali e Altre Storie

Marika Berizzi - 10 Marzo 2014

almirsanmartinLe altre storie sono quelle raccontate da chi solitamente, nel nostro paese, non ha modo di potersi esprimere liberamente, e viene spesso messo da parte ed etichettato come “l’extracomunitario”, trascurando che dietro ad esso possa esserci un vissuto ricco di esperienza che merita di essere narrato ed ascoltato.

Partendo da questo proposito, e dal bisogno di rilanciare la cultura in Italia, la Gamec di Bergamo (Galleria di arte moderna e contemporanea) ha introdotto la figura del Mediatore Museale. L’originale idea, prima nel suo genere sia in Italia che in Europa, è stata concepita dalla direttrice didattica, Giovanna Brambilla, nel 2007, con l’obiettivo di eliminare le cause di disuguaglianza e favorire l’accesso di tutti alla cultura.

L’idea è stata una vera novità nel campo ed ha riscosso molto successo, tanto da indurre ad investire nel progetto, a cui è stato dato il nome Le altre storie. Infatti, l’associazione per Gamec di Bergamo con la Pinacoteca di Brera, l’Accademia Carrara, il Museo del Novecento di Milano, Tramiteteatro e Storyville hanno deciso di partecipare al bando CheFare2 (piattaforma per la mappatura, la votazione e la realizzazione di progetti di innovazione culturale in Italia) e sinora il progetto ha passato la prima selezione, è tra i primi 40 (su 600 partecipanti), ed attualmente è in lizza, tramite votazione online, per entrare tra gli 8 finalisti (Le altre storie è il progetto n° 19).

Per avere informazioni più dettagliate su Le altre storie, abbiamo intervistato Almir San Martin, mediatore culturale/museale ed educatore di origine peruviana, residente a Bergamo da 16 anni (lo vedete nella foto, davanti al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo).

Almir, cosa fa un mediatore museale? «La mia attività consiste nel reinterpretare in stile narrativo un’opera d’arte, investendola anche di significati nuovi attraverso esperienze tratte dal mio vissuto, senza slegare il filo storico-culturale dell’opera stessa. Trattando, ad esempio, delle opere esposte alla Gamec, si parla di arte moderna e contemporanea, ed in quanto tale esso è ancora un campo tutto da visitare, siamo dei neofili, ci possono essere più forme interpretative, a 360°, che spaziano dalla filosofia, all’antropologia, fino alla psicologia. Quelle classiche, invece, sono più intrise di letteratura, del momento storico a cui appartengono, della spiritualità; ad esempio Il bacio di Francesco Hayez, presente alla Pinacoteca di Brera, possiede un’interpretazione nascosta, e in questo modo si scopre la vita degli artisti».

Perché è importante spiegare l’arte in un’ottica interculturale? «Perché l’opera d’arte, qualunque che sia, potrebbe avere diversi tipi di interpretazione. Nel nostro caso, l’interpretazione viene da due sponde, diciamo così, dal punto di vista storico-artistico dell’opera d’arte, e dal punto di vista delle nostre esperienze a livello culturale del paese d’origine e dello sviluppo che ha avuto qua con l’incontro con la cultura autoctona italiana. E da questa visione nasce questo mix particolare, che ha molte tinte del narrativo e del fiabesco messo con parti storiche ed artistiche, e questa proposta è innovativa nell’arte italiana».

Ci descrive il progetto che state presentando? «Le altre storie ha lo scopo di sostenere la formazione di gruppi di mediatori museali internazionali e di rendere il museo un luogo appassionato al dialogo, consolidando attività mirate a migliorare l’accessibilità culturale. Gli obiettivi sono di ampliare l’offerta dei musei collegati, per fare del patrimonio storico-artistico un punto di scambio; di creare una rete tra i musei, sviluppando intrecci tra i patrimoni di ciascuno ed estendere la rete ad altre realtà sul territorio; di formare operatori di provenienze culturali diverse al fine di arricchire l’offerta culturale e creare così anche nuova occupazione. È un progetto capace di parlare a tutti. I Mediatori Culturali, che provengono da diverse nazioni, raccontano le opere del museo mescolando la storia dei dipinti con le proprie personali storie, e lo fanno sia nella propria lingua madre che in Italiano».

Siete i primi in Europa a presentare un progetto simile. «Sì. Ci hanno persino invitato nel 2010 al Consiglio Internazionale dei Musei d’Europa a presentare con la Gamec di Bergamo la nostra proposta. Mi hanno selezionato come Mediatore per andare, è venuta la direttrice, siamo andati io ed un’altra ragazza mediatrice. Siamo andati a Madrid a rappresentare la Gamec e raccontare queste storie del progetto».

In che modo è possibile sostenervi? «Per sostenere il progetto, e riuscire quindi ad entrare negli 8 finalisti, bisogna procedere per votazione online entro il 13 marzo. Si deve andare al sito www.che-fare.com/progetti-approvati/le-altre-storie/ cliccare su “Vota”. È necessaria una registrazione, semplicemente inserendo il proprio nome e indirizzo mail, per impedire la ripetizione del voto per lo stesso progetto più volte. Successivamente si ricevono due mail, una delle due contiene il link per confermare la votazione».

Andando al link http://vimeo.com/84666260 è possibile guardare il trailer, diretto da Stefano Conca Bonizzoni e musicato da Dudù Kouate (anch’egli Mediatore Museale, di origni senegalesi), che Storyville ha girato per riassumere in immagini il progetto de Le altre storie.

A questo punto non ci resta che augurare una buona fortuna a questo interessante progetto e a tutti coloro che ne fanno parte. Un saluto ad Almir ed un grazie per la sua cortesia, disponibilità e ospitalità.

Marika Berizzi