Freschi di stampa

Derive: Piccolo mosaico del disumano

Stefano Galieni - 17 Marzo 2014

FloreGli articoli dei giornali sono molto spesso come granelli di sabbia che spariscono, si confondono, si perdono ai bordi di una spiaggia. Arriva la marea e li sommerge trasformandoli in una distesa indistinta. Molto spesso ma non sempre. Può succedere, infatti, che riemergano, trovino un ordine e una collocazione fino ad apparire come minuscole tessere di un mosaico. Succede, per esempio, nel libro di Flore Murard-Yovanovitch, Derive. Piccolo mosaico del disumano. Giornalista e attivista antirazzista, dall’aprile del 2009 al novembre del 2013 Murard-Yovanovitch ha raccolto, in Italia e in Europa, storie grandi e minuscole di immigrazione e diritti violati. E le ha raccolte in questo volume pubblicato da Stampa Alternativa.

Ne viene fuori l’immagine sconcertante di un continente e una nazione lacerati da razzismo e xenofobia, indifferenti difronte alla prospettiva di ricacciare nell’abisso persone con un volto, un passato, un presente e che aspirerebbero a un futuro. La catena che unisce i tanti episodi raccontati puntigliosamente dall’autrice segue l’ordine cronologico e ricostruisce la mappa micidiale della barbarie che si diffonde, incontrando scarsa resistenza e pochissimi anticorpi. Si parla di razzismo istituzionale, Cie, sgomberi, costruzione di spazi di confinamento e deprivazione dei diritti. Si parla di raid razzisti organizzati per contrastare la noia, come quello  subito dal dimenticato Navtej Singh Sidu, cittadino indiano “bruciato per divertimento” a Nettuno, a pochi chilometri da Roma (è la vicenda cupa e dimenticata con cui si apre il libro), dei  pogrom anti rom a Torino, della violenza quotidiana nei centri di Identificazione ed espulsione, della vergogna  immane di Lampedusa e delle estati roventi sulla costa siciliana, dove arrivavano vivi o morti, non uomini, donne, bambini ma sterili numeri su cui raramente viene voglia di interrogarsi.

L’Unità e Agenzia Radicale hanno ospitato per questi anni le cronache crude, ma cariche di umanità, raccolte dall’autrice che opera coscientemente una scelta di campo anche linguistica. Non si rassegna. È pessimista, vede avvicinarsi un mostro immenso che potrebbe divorare l’Europa, ma reagisce riaffermando calore umano, vicinanza diretta, condivisione fisica con le persone e le vicende che racconta. È dalla parte degli ultimi, non per scelta ideologica ma perché solo in questa maniera può restare umana, mantenere un rapporto con il dolore che non abbrutisca ma resti capace di comunicare. Nei tempi bui c’è urgenza di chi dica: «Io so. Ho visto. Chi mi legge non può dire di non sapere». Ma dai tempi bui potrebbe nascere, forse già sta nascendo, una forma nuova di resistenza, meticcia e plurale, priva del binomio “noi/voi” che tanti danni ha prodotto. Se dalle “derive” si sarà capaci di rimettere in rotta una nave scalcagnata e con un equipaggio da rimotivare per raggiungere mete che oggi appaiono un sogno lo si dovrà anche al lavoro minuzioso di persone preziose come Murard-Yovanovitch. Il volume (194 pp. 13 euro) è in libreria dal 15 marzo e sarà presentato a Milano il 20 presso la Libreria del Mondo Offeso in Via Cesare Cesariano 7 alle 18.45. Con l’autrice, Moni Ovadia.

Stefano Galieni