Allarme

Prato insicura. Per i cinesi

Francesca Materozzi - 23 Marzo 2014

26e060b67b66668a538d15e0fc1ce789ddd553f2Il 17 febbraio Zhanxing Xu era andata a teatro con tre amiche, cinesi come lei. «Ci stavamo incamminando verso un parcheggio in una strada illuminata. Tutte ovviamente con la borsetta. Era stata una bella serata, lo spettacolo era molto interessante. Una delle mie amiche, rapinata già tre volte e che aveva deciso di non uscire più di sera, aveva fatto un’eccezione. Erano le undici e mezzo circa. Sento urlare una delle ragazze. Vengo gettata a terra. Sento qualcuno che mi tira il braccio perché avevo la borsa sulle spalle. Mi ha fatto male. Un’altra mia amica si è girata e un aggressore le è andato incontro per completare il furto. Tempo due minuti sono andati via e noi siamo rimaste derubate e scioccate a guardarci, cercando di capire che cosa fosse successo. Erano in tre. L’unica che si è salvata è stata la ragazza già rapinata in passato. Appena ha sentito urlare è scappata chiedendo aiuto. Poi, dopo l’aggressione, inizi a elaborare. Cosa avrei dovuto fare?  Quante precauzioni dovrò prendere? La precauzione è la soluzione del problema? Io ho denunciato e foto-segnalato, ma per ora niente, non abbiamo saputo a che punto sono le indagini».
Zhanxing è nata in Cina ma è cresciuta in Italia. È una delle protagoniste del documentario Il futuro è troppo grande.
È stato in seguito a questa rapina, l’ennesima contro esponenti della comunità cinese di Prato, che l’associazione Associna ha creato la pagina #PratoInsicura all’interno del suo sito. Vi vengono raccolte, via via, tutte le testimonianze di coloro che sono state vittime di furti, rapine e percosse. Talvolta in forma anonima, per evitare ritorsioni da parte dei criminali, altre volte accompagnate, è il caso di Zhanxing, da nome e cognome.
Lo scopo è attirare l’attenzione della pubblica opinione su una situazione diffusa, grave e costantemente rimossa. Sono veramente tante, infatti, le rapine perpetrate ai danni dei cinesi. Lo scorso 6 marzo, per esempio, dalle 9 di mattina alle 12, se ne sono registrate ben 5. Le vittime in genere sono donne, minorenni o anziani. Digitando su un motore di ricerca rapine-cinesi-prato ci si può fare un’idea ancora più precisa. Dal signore rapinato sul treno locale, tra una fermata e l’altra, alla donna anziana aggredita e accoltellata appena fuori la porta di casa, ai furti avvenuti di prima mattina a danno di ragazzini. Furti talvolta violenti e a mano armata, in centro come in periferia, sia di giorno che di notte anche in posti affollati come le stazioni. Un fenomeno massivo e in continuo aumento. «La comunità cinese è sempre stata vittima di aggressioni – afferma Zhanxing – ma negli ultimi due anni la situazione è divenuta insostenibile». Come mai?

Nell’Analisi statistica dell’andamento della criminalità e dell’attività della Questura di Prato, che ogni anno a dicembre viene presentata, la questione è citata in modo esplicito. Le rapine ai danni dei cinesi rappresentano uno dei reati maggiormente diffusi in città. Per contrastarle, il Questore starebbe impegnando già molte forze nel controllo del territorio, cercando di rendere il più possibile presenti le volanti. Il problema è che le forze sono comunque poche. Dal Viminale arriva un supporto limitato: Prato è considerata una piccola città. Ha pochi uomini a disposizione, anche assorbiti dalle operazioni di controllo sui posti di lavoro legate al piano Prato Sicura.

Sul perché siano proprio i cinesi ad essere vittime di queste azioni criminali non ci sono studi specifici. Possono dunque essere fatte solo delle ipotesi. Una è che i cinesi siano considerati, in generale, particolarmente “appetibili” perché girerebbero con somme di denaro rilevanti e soprattutto in contanti. Inoltre, i cinesi tenderebbero a non denunciare i furti, questo per evitare complicazioni con le forze dell’ordine e spesso anche per l’assenza di permesso di soggiorno. In realtà, entrambe queste credenze, hanno fragili fondamenta. Il tasso di irregolarità tra i cinesi non è più alto che tra altre comunità. La collaborazione con la polizia è in aumento e, come dice Zhanxing: «sappiamo che dobbiamo uscire con i soldi necessari che pensiamo di spendere, non un centesimo di più». Il cinese che non parla italiano e che è schivo rappresenta ormai uno stereotipo superato. Molti sono residenti nella città da anni, i giovani sono nati e cresciuti qui, per cui la lingua e l’entrare in relazione, non è un problema per i più.

Forse, qualcosa di più si può capire soffermandosi sugli aggressori. Dagli arresti, gli articoli della stampa locale e dalle testimonianze raccolte emerge che sono di due tipologie. C’è il singolo che scippa e spesso viene descritto come straniero. Poi ci sono le bande: arroganti, prepotenti e violente. Sono giovani, tra di loro ci sono anche dei minorenni, e solitamente agiscono in macchina: uno rimane alla guida e gli altri due o tre scendono e assalgono. Alle volte picchiano anche il malcapitato. Uno di questi gruppi è stato arrestato a dicembre nell’operazione Sokkorso, dal nome che loro stessi si erano dati e che fa riferimento ad una zona di Prato. Della banda facevano parte tredici ragazzi: italiani, albanesi e marocchini. Età dai 16 ai 23 anni. Futili i motivi che li portavano a delinquere: garantirsi un bel week-end, il vestito firmato, il centro estetico. Questa banda di giovanissimi ha commesso scippi, rapine e anche un pestaggio ai danni di un testimone. Sono 38 i capi d’imputazione, 20 episodi di rapine e scippi accertati e altri su cui stavano ancora indagando. Nelle indagini, la polizia è stata aiutata dai ragazzi stessi. Postavano su facebook le loro bravate con tanto di foto della refurtiva. Talvolta a colpire è anche la malavita cinese, che però ha bersagli mirati ed effettivamente più ricchi.

Il sito di Associna ultimamente ha aggiunto all’hastag #PratoInsicura anche #ItaliaInsicura#. Infatti i furti ai danni della comunità non sono una prerogativa pratese. Quindi sembra certo che la comunità sia presa di mira. Se poi si domanda alle persone interpellate nessuno o quasi degli interpellati vuol parlare di razzismo. Vanno cercate altre concause. Forse tra queste c’è il risentimento per la capacità di questa comunità di realizzare una veloce ascesa economica. È possibile che gli scippi siano visti, in alcuni casi, come una malintesa ridistribuzione del reddito. Le rapine non devono apparire così gravi a chi arriva a vantarsene su facebook. L’irregolarità sappiamo che crea debolezza in chi la deve sopportare. Ma sono tutte spiegazioni parziali che non possono portare ad un’identificazione chiara delle cause di questo stato di cose se non vengono fatti studi accurati. Certo ci dovrebbero far riflettere i pochi commenti, in fondo alla pagina di Associna, di gente che si dichiara del posto (una persona si firma PRATESEDOC) che di fronte a tali denunce li riaccusano di evasione fiscale. Oltre all’evidenza che l’evasione fiscale non è una prerogativa cinese e che le generalizzazioni lasciano il tempo che trovano, lascia perplessi come tale emergenza non sia percepita come minaccia collettiva. Non si avverte una sanzione sociale generalizzata ed esplicita. Quando invece, come fa notare Zhanxing alla fine del nostro colloquio. «Se non c’è sicurezza per tutti non c’è per nessuno. Il punto non è se sei cinese o no ma che vieni rapinato». Ed effettivamente, al di là delle spiegazioni, in questo momento è essenziale fermare questo fenomeno.

Francesca Materozzi