Europa

Razzismo all’olandese

Hein de Hass - 23 Marzo 2014

geert-wilders-extremist_Arife-KöseGeert Wilders, il popolare leader popolare del Pvv, Partito olandese della Libertà, è ben noto per la sua ostilità all’Islam e all’immigrazione. I marocchini olandesi sono il suo bersaglio preferito: Wilders li raffigura sistematicamente come criminali, estremisti, terroristi e, nella migliore delle ipotesi, persone che vivono a scrocco della collettività. Da anni gli olandesi discutono per stabilire se le affermazioni pubbliche di Wilders siano o meno razziste (date un’occhiata qui per farvi un’idea). Questo dibattito è, per me, in qualche modo sconcertante: in quale altro modo si potrebbe definire un discorso costruito attorno a stereotipi e alla ricerca di capri espiatori fatti coincidere con intere comunità? Perché questa esitazione?
In parte la spiegazione può dipendere da questo: la maggior parte dei politici olandesi ha terrore di Wilders. Tanti stanno facendo propri i suoi punti di vista in materia di immigrazione nella speranza di riacciuffare un po’ dei voti persi. L’ala destra del liberale Vvd, in particolare, ha fatto del suo meglio per copiare il programma anti-immigrazione del Pvv e i suoi richiami alla “legalità e all’ordine”. Queste strategie si sono rivelate fallimentari, e hanno avuto anche l’effetto collaterale di fare apparire “rispettabili” le opinioni di Wilders.
I politici, inoltre, evitano attacchi molto duri contro Wilders anche perché pensano di potere avere bisogno del suo partito per formare il prossimo governo di coalizione. Dopo tutto, il Pvv risulta, in questo momento, il primo o il secondo partito nei sondaggi nazionali. In altre parole, i politici hanno paura di chiamare Wilders razzista perché è diventato troppo potente.

Il 19 marzo, in occasione di un discorso tenuto a L’Aja, per celebrare il successo del Pvv alle amministrative, l’escalation razzista di Wilders ha segnato un altro passo in avanti.

“Io vi chiedo: voi volete, in questa città e nei Paesi Bassi, più o meno marocchini?”, ha chiesto rivolgendosi alla folla.
E la folla (gridando) ha risposto: “Meno, meno, meno…”.
Wilders (con un sorrisetto): “Allora dobbiamo organizzarci…”.

Il pubblico ride e Wilders pure. Non può essere innocente. Deliberato: sì. Razzista: pure.
Ancora una volta, questa settimana, il Primo Ministro Mark Rutte, del partito Vvd, ha dichiarato di non escludere la possibilità di formare un nuovo governo con Geert Wilders, che ha già dato un sostegno vitale al precedente. In tutta franchezza, questo mi fa arrabbiare e mi spaventa. Non tanto per quello che dice Wilders (il razzismo, dopo tutto, è un male di tutte le epoche) ma, appunto, per l’effetto collaterale: perché gli “altri” politici dimostrano di non avere una giusta bussola etica per contrastare questo approccio e mostrare la giusta solidarietà ai cittadini olandesi di fede islamica e di origine marocchina. Ciò di cui avremmo bisogno oggi è un Primo Ministro capace di dire: “Io sono un marocchino”. Un Primo Ministro così sarebbe un vero leader. Quello che riceviamo, invece, è codardia.
Come il mio collega Ann Singleton ha detto su Twitter ieri: “Tempi sconvolgenti attraversano l’Europa – partiti razzisti stanno nuovamente diventando rispettabili mediatori di potere”. La cinica ricerca del consenso e del potere apparentemente giustifica il sacrificio dell’etica. Si tratta di un pendio pericolosamente scivoloso.

Hein de Haas http://heindehaas.blogspot.it/
Condirettore dell’International Migration Institute (IMI) presso l’Università di Oxford