Letture meticce

L’isola senza nome

Gabriella Grasso - 31 Marzo 2014

map-lamuDi questo libro, esordio narrativo della 44enne Rebecca Walker, uscito in Italia qualche mese fa, si sta parlando molto in questi giorni, perché Madonna ha annunciato che ne farà un film come regista. Tra i produttori, la stessa scrittrice.

Rebecca Walker aveva 14 anni quando la madre, Alice, vinse il premio Pulitzer per il romanzo Il colore viola. Cresciuta in un ambiente culturalmente stimolante, è stato quasi naturale che diventasse anche lei un’intelletuale. Tra i suoi saggi: Black, White and Jewish: Autobiography of a Shifting Self, una riflessione sulla propria identità multiculturale (la madre è afroamericana, il padre ebreo) e Baby Love: Choosing Motherhood After a Lifetime of Ambivalence, uno scritto sulla maternità.

L’isola senza nome (Frassinelli, euro 17,50) è il suo primo romanzo e prende spunto da una vicenda realmente accaduta all’autrice. Titolo originale: Adé. La protagonista, alter ego di Rebecca (stesso vissuto familiare, stesso trauma dovuto al divorzio dei genitori) ha 20 anni quando, con l’amica del cuore, decide di partire per un lungo viaggio in Africa. Ed è già all’arrivo in Egitto che qualcosa succede: «Per una vita ero stata l’unica ragazzina dalla carnagione ramata con gli occhi scuri leggermente a mandorla; ora invece ero in mezzo a una massa di riflessi perduti di me stessa. La lingua era diversa ma la pelle, l’aspetto, il modo di muoverci nei colori e nei contorni del mondo erano gli stessi».

Giungendo sull’isola di Lamu, al largo del Kenya, la ragazza si innamora di un giovane swahili di nome, appunto, Adé. Con la forza e l’onnipotenza dei 20 anni si getta in un universo che, sebbene sconosciuto, sente subito proprio. Ne assorbe lingua, cucina, abbigliamento, modo di pensare. Cambia il suo nome in Farida. Sente di aver finalmente trovato il suo posto, il suo presente e il suo futuro. Ma quando Adé insiste di doversi recare negli Usa a chiedere il permesso ai suoi genitori per poterla sposare, il sogno si scontra con la realtà: la difficoltà di ottenere un passaporto, l’arroganza dei militari, la mancanza di regole democratiche. Dopo averle mostrato il paradiso, l’Africa sbatte in faccia alla sgomenta Farida il suo lato peggiore, quello brutale, corrotto, incomprensibile, malato. Insegnandole che l’amore può superare molte barriere, sì. Ma non è invincibile.

Gabriella Grasso