Elezioni europee

Immigrazione, ecco le priorità

Francesca Materozzi - 8 Aprile 2014

Agenda_diritti_umani_in_Europa_coverIl diritto ad arrivare e chiedere asilo insieme alla chiusura dei Cie, l’affrancamento dei Rom dai campi, il diritto di voto nonché alla formazione e al lavoro per i detenuti, sono alcune tra le priorità individuate dall’Agenda dei Diritti Umani in Europa. Stilata dalle associazioni Lunaria, Antigone e 21 Luglio vede la collaborazione dell’Asgi ed è rivolta ai candidati delle prossime elezioni europee. È stata presentata a Roma il 28 marzo. Si tratta di una agenda di circa una ventina di pagine suddivisa in tre capitoli e argomenti: immigrazione, rom e carceri. Per ognuno di questi temi viene fatta un’analisi basandosi sulla situazione attuale, le competenze dell’Unione Europea e la legislazione che fino ad oggi è stata attuata. Alla fine di ogni capitolo vengono individuate delle priorità, su cui viene chiesto ai candidati di confrontarsi e, magari, impegnarsi.

Le tre associazioni chiedono ai candidati al Parlamento Europeo che la tutela dei diritti umani dei migranti, dei rom e dei detenuti sia presente durante la campagna elettorale e nel mandato dei rappresentanti eletti. Entrando nello specifico, per una maggiore garanzia dei migranti, le priorità poste riguardano l’effettività del diritto all’asilo politico, la chiusura dei Cie, il voto amministrativo e la lotta al razzismo, soprattutto quello istituzionale. Il contrasto ai discorsi fondati sull’odio è fondamentale anche per quanto riguarda i Rom. Inoltre, viene richiesto che si esca definitivamente dalla logica dei campi, che non solo non si ripetano le pratiche degli sgomberi forzati, ma si affronti tali questioni partendo dall’inespellibilità di questi cittadini. Nell’agenda si chiede anche che si smetta finalmente di definire “nomadi” persone che ormai  vivono, in gran parte, in condizioni di stanzialità. Per quanto riguarda i detenuti, l’attenzione è posta sulla garanzia effettiva di diritti fondamentali, quali: il diritto al voto, alla salute, alla formazione professionale. Viene proposto (e in Italia il tema è ancora pieno di roventi polemiche) di introdurre il reato di tortura in Italia e di riformare, limitandolo, l’uso della custodia cautelare.

Ma non è il solo scopo che si pone perché, come ci spiega Grazia Naletto dell’associazione Lunaria, «se appunto da una parte è essenziale intervenire nella campagna elettorale per introdurre all’interno del dibattito il rispetto dei diritti umani che rischiano di passare in secondo piano, visto che attualmente l’interesse è tutto incentrato sulle questioni economiche, lo scopo è anche quello di vigilare che come risposta alla crisi non si cerchi d’indirizzare il disagio dei cittadini contro quelle categorie sociali che meno hanno la possibilità di potersi difendere. Situazione tutt’altro che inconcepibile, viste le recenti elezioni francesi che hanno portato ad una forte affermazione del Front National di Marie le Pen». «Infatti – aggiunge Naletto – l’intenzione è anche quella di fare un monitoraggio sistematico e quotidiano per capire se anche in Italia, nel dibattito elettorale verranno fuori discorsi che in qualche modo incitano all’odio, in modo da poter intervenire quando ci sono episodi anche gravi».

Riuscire a porre certi temi all’attenzione dei candidati è fondamentale. Infatti, sempre di più le politiche comunitarie incidono rispetto alla legislazione interna e sopperiscono là dove ci sono delle carenze. L’asilo politico, per fare un esempio, che in Italia ancora non ha una sua legge organica, attualmente è regolato principalmente dall’attuazione di direttive europee. D’altro canto, è molto importante vedere anche come l’Europa decide di intervenire, perché come fa notare Grazia Naletto «Il problema è che l’Europa ha deciso di procedere nella comunitarizzazione delle politiche su certi aspetti rispetto ad altri». Sempre in materia d’immigrazione, si può vedere come è stato deciso di incidere su materie quali la regolarizzazione dell’ingresso e del soggiorno dei migranti, così definiti, regolari ma ha deciso invece di mantenere un alto livello di autonomia dei singoli stati membri per l’ingresso per lavoro. Non solo, ma soprattutto ha escluso l’armonizzazione delle politiche per quanto riguarda le politiche di inclusione sociale e di accoglienza. «Il trattato di Lisbona – precisa Naletto – prevede che l’Europa possa intervenire a sostegno delle politiche di inclusione e dare anche dei suggerimenti, ma non prevede che ci sia un livello comune standard che armonizzi le politiche europee per quanto riguarda l’inclusioni dei migranti».

Se da una parte l’aspetto legislativo e politico sono quindi sempre più incisivi e importanti non va poi dimenticato l’aspetto economico che sottostà o meno a certe politiche. È l’ambito dove forse maggiormente, nella quotidianità, si riesce a percepire la presenza della Unione Europea. Ci riferiamo all’aspetto dei finanziamenti che da Bruxelles giungono nei vari paesi per rafforzare e indirizzare delle azioni e le politiche attuate dagli Stati, sia sotto forma di finanziamenti che di progetti. Anche se tali erogazioni nella progettazione dovrebbero essere circa un 50% in cofinanziamento con lo Stato che li riceve, in realtà come quelle delle migrazioni, questi giungono a incidere anche oltre il 60%. Entrando quindi pesantemente nella gestione o nella creazione e il funzionamento di determinati servizi e azioni.

Sono aspetti senza dubbi importanti che non vanno sottostimati in questi anni di contestazione delle politiche europee. Stiamo infatti assistendo ad una sempre maggiore regressione di quello che riguardano i diritti delle persone. Al punto che uno dei pilastri dell’Unione Europea stessa, cioè il diritto alla libera circolazione, invece di essere rafforzato, magari allargato e garantito ai migranti che si stabiliscono nei confini dell’Unione, rischia invece di subire una restrizione. «L’Unione Europea sta subendo delle pressioni ulteriori per limitazioni di questa libertà anche per i comunitari – ci fa notare Grazia Naletto – basti guardare al Belgio e al Regno Unito che stanno legiferando in tal senso. Per cui siamo in una fase con una tendenza regressiva piuttosto che finalizzata una maggiore tutela delle persone».

Certo che se ci fosse una rete europea delle varie realtà associative che portino avanti la tutela e il rispetto dei diritti di migranti, rom e detenuti, l’azione potrebbe essere ancora più incisiva. Per il momento però la situazione resta invece piuttosto frammentata. Ci sono realtà che in altri Stati stanno svolgendo un’azione simile sui propri candidati, ma per il momento non esiste coordinamento. Per cui, oggi è possibile provare a sensibilizzare solo i candidati del nostro Paese.

Una azione che sarà maggiormente incisiva a partire dal 10 aprile quando saranno rese pubbliche le liste dei candidati. «Per cui per ora abbiamo pubblicato e presentato l’agenda, che ci è stata anche richiesta da alcune forze politiche – conclude l’esponente di Lunaria – ma il lavoro vero e proprio con la raccolta d’adesioni e di sostegno lo faremo dal momento in cui le candidature saranno tutte ufficializzate».

Francesca Materozzi