Grecia

Ergastolo per i migranti

Ilaria Sesana - 8 Aprile 2014

invisibleCarcere a vita o deportazione nel proprio Paese d’origine. Accettare l’ergastolo o il rimpatrio volontario. Questo il tragico dilemma cui dovranno far fronte i migranti detenuti in Grecia dove, a seguito di un recente parere del Consiglio Legale dello Stato, i migranti potranno essere tratteuti a tempo indeterminato. A denunciare la situazione, l’organizzazione medico-umanitaria Medici senza frontiere (Msf) secondo cui questa decisione rappresenta un’altra, terribile, prova di come la Grecia stia adottando trattamenti ancora più duri per i migranti, dove già viene applicato il periodo massimo di detenzione di 18 mesi. «Siamo indignati – è il commento di Ioanna Kotsioni, consulente sulla migrazione per Msf in Grecia – È una prova che la politica sull’immigrazione si sta indirizzando verso un trattamento ancora più duro dei migranti, che vengono detenuti per mesi e mesi in condizioni inaccettabili. Quel che è peggio, la minaccia della detenzione indefinita viene usata come mezzo di coercizione».

Le prime “prove” di questa nuova pratica sono state messe in atto la scorsa settimana nei centri di detenzione di Paranesti e Fylakio dove la polizia ha minacciato i migranti con la detenzione indefinita finché non avessero consentito al rientro volontario o non avessero accettato un rimpatrio forzato. La notizia – evidenzia Msf – ha lasciato i migranti all’interno dei centri di detenzione in uno stato di chock.

Una decisione che rende ancora più difficili le già drammatiche condizioni di vita dei migranti e dei richiedenti asilo in Grecia. «C’era un ragazzo che era stato detenuto per un anno. Stava per essere rilasciato, ma poi gli hanno detto che la legge era cambiata e che avrebbe dovuto restare in custodia per altri sei mesi. È impazzito, ha smesso di mangiare e, per protesta, si è cucito la bocca. La polizia lo ha ignorato per due o tre giorni, poi ha perso conoscenza. Lo hanno ammanettato e con un coltello gli hanno aperto la bocca». Storie come questa, raccontata da un ragazzo di 16 anni, imprigionato per mesi in un centro di detenzione per migranti in Grecia, sono tra le più drammatiche tra quelle raccolte dagli operatori di Medici senza frontiere che hanno recentemente pubblicato il rapporto “Invisible suffering” (“Sofferenza invisibile”) in cui l’organizzazione sottolinea il grave impatto dell’ingiustificata detenzione sulla salute fisica e mentale dei migranti.

«La prolungata e sistematica detenzione dei migranti e richiedenti asilo in Grecia sta avendo conseguenze devastanti sulla loro salute e sulla loro dignità» è l’allarme lanciato da Msf che, dal 2008, fornisce cure mediche e psicologiche indipendenti nei centri di detenzione in Grecia. «In sei anni abbiamo effettuato più di 9.000 visite mediche all’interno dei centri di detenzione e delle stazioni di polizia dove migranti e richiedenti asilo vengono trattenuti», spiega Apostolos Veizis, capo missione di Msf in Grecia. «Ma nonostante i nostri ripetuti appelli per il miglioramento delle condizioni di detenzione e l’accesso all’assistenza sanitaria per i migranti, abbiamo visto solo piccoli cambiamenti mentre la situazione generale continua a peggiorare». Il rapporto, inoltre, evidenzia gravi lacune nella fornitura di assistenza sanitaria e assenza di valutazioni mediche, per cui i detenuti in condizioni di salute gravi vengono trascurati o addirittura costretti a interrompere le cure.

Inoltre, da quando la polizia greca ha lanciato l’Operazione Xenios Zeus nel 2012, il numero di migranti irregolari e richiedenti asilo trattenuti in detenzione amministrativa è salito in maniera esponenziale. Allo stesso tempo, la capacità delle strutture di detenzione è cresciuta di 4.500 posti con l’aggiunta di cinque centri temporanei, mentre la detenzione viene ora sistematicamente applicata per un periodo di 18 mesi. Nemmeno gruppi particolarmente vulnerabili – come minori, vittime di tortura, persone con disabilità o malattie croniche – vengono risparmiati.
Sovraffollamento, riscaldamento inadeguato, scarsa areazione e alimentazione povera contribuiscono all’emergere e alla diffusione di malattie respiratorie, gastrointestinali, dermatologiche e muscolo-scheletriche tra i detenuti. La detenzione è anche dannosa per la loro salute mentale: molti manifestano sintomi di ansia, depressione e manifestazioni psicosomatiche, e non è raro che migranti disperati facciano lo sciopero della fame o arrivino a compiere atti di autolesionismo e perfino tentativi di suicidio.
Ma l’organizzazione umanitaria non si limita a criticare le autorità elleniche. «Gli altri stati membri dell’Ue e le istituzioni europee non possono continuare a sottrarsi alla loro parte di responsabilità», dichiara Ioanna Kotsioni, esperta di immigrazione per Msf. «I paesi di primo ingresso per i migranti irregolari, sempre più sotto pressione nell’intento di restringere i flussi migratori in Ue, stanno utilizzando i centri di detenzione come deterrente, ma di fatto non possono essere ritenuti gli unici responsabili per i danni inflitti a migranti e richiedenti asilo. È una responsabilità comune e va condivisa».

Ilaria Sesana