Bilanci

Cinque anni di Rirva

- 15 Aprile 2014

Il Ritorno Volontario Assistito è una delle soluzioni con cui numerose realtà provano ad affrontare il fallimento di alcuni progetti migratori, non solo in Italia. Il convegno che si è tenuto il 10 aprile presso la Camera dei Deputati, affollato da parlamentari, rappresentanti di istituzioni pubbliche, del Terzo Settore e operatori sociali, per discutere del Progetto Rirva (Rete Italiana Rimpatrio Volontario Assistito), giunto alla sua quinta annualità. Numerosi gli spunti emersi, ma significativi i dati. Se nel 2009 entravano in Italia 527 mila cittadini stranieri e 13 mila tornavano indietro, oggi sono circa 38 mila coloro che scelgono di abbandonare questo Paese per i più svariati motivi. A detta di molti dei presenti, da Gianfranco Marocchi, presidente di Idee in Rete (capofila del progetto) al prefetto Riccardo Compagnucci, Vice Capo del Dipartimento vicario del Ministero dell’Interno al senatore Giampiero Dalla Zuanna, tutti hanno sottolineato alcuni aspetti problematici. Intanto la necessità di far divenire intenzionalmente il ritorno volontario parte importante della politica migratoria in Italia. Secondo i relatori bisogna uscire non solo da inutili politiche repressive per dare maggior peso alla progettualità dei migranti ma, come ha sottolineato il rappresentante del Ministero dell’Interno: «Nelle politiche di settore siamo in ritardo di almeno 4 anni, ma soprattutto mi chiedo come sia possibile gestire l’intero fenomeno migratorio con una infinità di normative composte da centinaia di pagine. Basterebbero 20 pagine di diritti e doveri dei migranti e regolamentazioni amministrative condivise e applicate». Il bilancio della rete Rirva, proposto al convegno, è stato presentato come positivo: 340 enti operanti nel settore, in cui a fronte di un investimento irrisorio, (75 mila euro annue) si è passati dai 228 rimpatri volontari del 2009/2010 ai quasi 2.000 previsti al giugno 2014. La richiesta che gli operatori intervenuti e gli attori del progetto hanno proposto alle istituzioni, ed in particolare al Ministero, è quella di insistere in maniera più strategica affinché prevalga il ritorno volontario al rimpatrio coatto, peraltro anche inefficace in termini di controllo dei percorsi migratori. E se per Cristopher Hein, Direttore del Consiglio italiano per i Rifugiati (Cir), è risultato importante estendere anche a chi ha visto mutare la situazione nel proprio paese e magari vuole rientrare anche se titolare di permesso di soggiorno, in molti hanno evidenziato l’urgenza di coinvolgere anche i Paesi di ritorno. La rete Rirva ha ribadito i suoi 10 punti che possono costituire una base comune di lavoro. Purtroppo non è emersa con altrettanta urgenza la necessità di poter garantire i ritorni volontari anche a chi è rinchiuso nei Cie. Facilitare simili percorsi svuoterebbe di senso e di persone i centri, e contemporaneamente permetterebbe a chi si ritrova in una vicenda, senza uscita, la possibilità di riacquistare una speranza.