Bergamo

Gli immigrati incontrano i candidati

Marika Berizzi - 6 Maggio 2014

Stranieri-Sindaco-Bg-in-Jpeg.Il 24 aprile scorso si è tenuto a Bergamo un incontro primo nel suo genere: le associazioni e comunità di migranti hanno invitato tre dei sei candidati alla poltrona di Sindaco della città, a rispondere a 5 domande riguardanti temi inerenti l’immigrazione. Domande già preordinate, su cui avevano avuto il tempo di riflettere e di documentarsi. L’evento ha suscitato molto interesse sia da parte dei nuovi cittadini che degli autoctoni, lo hanno dimostrato la sala gremita del cineteatro Qoelet del quartiere Redona e il rispetto con cui tutti i partecipanti hanno ascoltato con attenzione, senza interrompere con interventi inopportuni o polemiche fuori luogo.

I tre candidati che hanno avuto l’occasione di poter far sentire il proprio parere ed esprimersi in merito sono stati: Franco Tentorio (sindaco uscente di Centro-destra), Giorgio Gori (Centro-sinistra) e Marcello Zenoni (Movimento 5 Stelle) che, sotto la guida decisa ed incalzante del moderatore Almir San Martin, hanno risposto a domande cruciali quali: il diritto al voto, la figura del mediatore culturale, la cultura, il diritto al culto ed infine la sicurezza. Le cinque domande sono state formulate a seguito di incontri preparatori fra le diverse comunità in cui sono emerse le questioni considerate più importanti. Le domande sono giunte ai candidati sindaci con una settimana di anticipo, di modo che potessero esprimere a pieno la loro idea sulle questioni.

Per introdurre la serata era presente Nando Pagnoncelli – direttore di Ipsos – che ha illustrato un quadro generale, ma completo, della situazione attuale della popolazione bergamasca. Prendendo in considerazione i dati emersi dall’ultimo censimento e quelli reperibili presso l’ufficio anagrafe del comune di Bergamo che, come spesso accade, non coincidono pienamente, dal 2004 ad oggi si è assistito ad una crescita del numero di abitanti, soprattutto dovuta agli stranieri, che corrispondono al 13,8% della popolazione. A Bergamo la nazionalità che fa registrare un maggior numero di presenze è quella boliviana, con un 20% del totale, effetto dovuto ad un’iniziativa illuminante del Vescovo che, in epoca conciliare, stabilì un ponte con la Bolivia; a seguire, vi sono la Romania (9,7%) e l’Ucraina (7,7%), e poi altre in percentuali minori. Attualmente, tra l’altro, è forte la presenza di lavoratrici straniere, che si occupano di assistenza alla persona, le quali vengono sole, senza essere seguite dal resto della famiglia.

Dopo la presentazione da parte di Giovanna Brambilla, responsabile dei servizi educativi della Gamec (Galleria d’arte moderna e contemporanea), che ha fatto ben ricordare come il termine «“ospite” in latino vale sia per chi accoglie che per chi è accolto», il dibattito ha avuto inizio. La domanda di fondo con cui ha voluto raccontare l’intero incontro Almir San Martin, mediatore culturale specializzato in Storia dell’Arte, era netta: «Fino a quando dobbiamo essere stranieri?». Da questo filo si sono sviluppati i diversi temi proposti.

Diritto al voto e partecipazione alla vita politica:

Zenoni ha sostenuto che gran parte del programma di Movimento 5 Stelle è basato proprio su questo tema e che «bisogna andare al di là delle promesse elettorali, bisogna cambiare modo di pensare». Si è dichiarato fautore «di una cittadinanza il più allargata possibile» e «ben venga l’allargamento, dal punto di vista amministrativo, della base di voto». «Bergamo è una città che presenta evidenti contraddizioni» ha affermato Gori «una città che presenta delle forme di accoglienza, di generosità molto spiccate, ma ha anche coltivato, negli ultimi dieci anni, una cultura politica di diffidenza e ostilità nei confronti degli stranieri. La partecipazione alla vita politica attiva – secondo il candidato di Centro-sinistra – può essere sviluppato in diversi modi: dando spazio alle reti sociali, costituendo una consulta di migranti fatta su base elettiva per poter dialogare costantemente, e con una prospettiva di apertura al voto amministrativo per i cittadini stranieri che vivano da più di cinque anni nella città e che siano in possesso del permesso di soggiorno, così come ha stabilito la convenzione di Strasburgo del 1992». Secondo Leonio Callioni (l’assessore che ha sostituito Tentorio per le prime due domande, in quanto il Sindaco è stato trattenuto fino a tardi da impegni politici) «Ci deve essere una legge che stabilisce con quali criteri e con quali modalità si possa esercitare questo diritto». A suo avviso «negli anni scorsi non è venuta la capacità di fare rete da parte degli immigrati, di fare sintesi e diventare interlocutori dell’amministrazione». Ha concluso suggerendo alle comunità di fare unità al proprio interno e in questo modo «il comune vi seguirà».

La figura del mediatore culturale e sportello migranti:

«Non esiste un albo dei mediatori culturali – ha sostenuto Gori – spesso viene scambiato come un traduttore, quindi serve per una mediazione linguistica più che culturale. Io non sono particolarmente convinto su queste figure; credo che siano utili e necessarie delle figure che nei quartieri, nei condomini e nei caseggiati presidino le relazioni e provino a prevenire dei conflitti tra condomini, sono figure che io chiamo custodi sociali, si prendono cura dei bisogni di persone che abitano nei quartieri, di tutti. – a suo avviso – la priorità è quella di generalizzare i corsi di lingua italiana e di educazione civica; è fondamentale per costruire il dialogo auspicato, che chi venga qui a vivere conosca la lingua e le regole della nostra convivenza. Sì ad esempio allo Sportello per i migranti, perché è un’esperienza positiva». L’assessore Callioni ha spiegato che: «c’era lo sportello migranti, ma lo abbiamo dissolto nei servizi sociali, per evitare di considerare gli stranieri come una specie particolare con bisogni particolari, dato che essi hanno uguali bisogni rispetto agli altri cittadini; quindi, condivisione di uno spazio tra migranti e no, senza distinzione. Il servizio di mediazione linguistico-culturale c’è; ci sono mediazioni con particolare riguardo alla tutela dei minori, infatti siamo stati il primo comune in Italia che ha stilato un protocollo per la tutela dei minori non accompagnati; ci sono servizi di prima accoglienza per i richiedenti asilo; Bergamo, e come non è accaduto in tutte le città, è dotata di un servizio Sprar». Zenoni, invece, ha dichiarato che vi è «difficoltà di ascolto da parte del comune verso i cittadini, una distanza dovuta al sistema delirante della burocrazia; questo riguarda tutti, non solo chi non padroneggia la lingua; […] ci deve essere un dialogo tra istituzioni e cittadini, senza distinzione, ci deve essere un mediatore culturale, o un assistente civico, perché è opportuno dare sostegno ed aiutare ad avvicinare questi cittadini, che non devono sentirsi di serie B e devono poter interagire con la massima amministrativa come tutti gli altri; è opportuno che queste figure siano diffuse in tutta la città, nei vari quartieri. I mediatori culturali possono aiutare a smantellare sul nascere determinate situazioni, prima che si complichino e diventino ingestibili».

Stranieri trattati come un problema invece che come risorsa. Con quale modalità incentivare percorsi culturali condivisi? Sarebbe opportuno creare un Assessorato alle Culture invece che alla Cultura?

Tentorio, appena preso posto sul palco, ha dichiarato che «è fortemente consigliato che le associazioni culturali possano nascere, svilupparsi e mettersi in rete. C’è una certa tendenza a fare percorsi separati. Bisogna fare delle reti di associazioni culturali tra quelle dei migranti e quelle culturali e storiche della città, condividendo i valori». Tentorio non è favorevole alla creazione di un nuovo tipo di assessorato, in quanto l’assessore alla Cultura ha il pieno titolo e il dovere di essere l’interfaccia sia delle iniziative delle associazioni culturali storiche bergamasche, che quelle che fanno riferimento al mondo dell’immigrazione». Ha chiuso ripetendo «rete, rete, rete, collaborazione tra i vari soggetti per un progetto che nel rispettare l’individualità, la progettualità e i valori di ciascuno, indichino anche un percorso comune». Zenoni non si è detto concorde con il cambio del nome dell’assessorato, perché la Cultura include nel termine stesso tutte le varie declinazioni del termine, evitando etichettature inutili. Ha preso poi come esempio il modo semplice che hanno i bambini per interagire senza problemi, nonostante le diversità culturali e linguistiche: «Sono la musica, l’arte e le espressioni artistiche invece che uniscono i più giovani». Gori ha concordato con Zenoni riguardo al fatto che la Cultura contiene tutte le culture, ma non si è detto d’accordo con una distinzione di assessorato, perché «non ci sono cittadini di serie A e di serie B, credo nelle pari opportunità; questa è una città che invecchia rapidamente, come ha detto Nando prima, e i cittadini stranieri portano linfa ed energia nuova. La Cultura è un’occasione d’incontro» infatti Gori ha citato l’esperienza della Gamec come un qualcosa di strepitoso, che ha aperto alla conoscenza persone che sono svantaggiate nella società; e ha suggerito ai nuovi cittadini, che sono portatori di culture del mondo, di creare loro stessi situazioni di incontro e condivisione culturale.

Diritto di culto e sepoltura:

Questo a Bergamo è un tema molto delicato da trattare. Gori ha affermato che è necessario garantire uguaglianza alle persone e dignità a chi si vede costretta a pregare in cortili. La moschea a Bergamo si trova in via Cinisio, in un luogo che crea disagio ai residenti della zona il venerdì, giorno di incontro. Quindi Gori si è impegnato, in caso di elezione, a «prevedere luoghi consoni che non creino disagi alla popolazione, facilmente accessibili, dove sia possibile professare liberamente il proprio culto» ma a patto che «“gli amici musulmani” si prendano l’impegno nel consentire alle loro donne di partecipare ai corsi di italiano». Tentorio non ha nascosto che questo è un «tema difficile per il Centro-destra, perché chi mi sostiene ha una posizione rigida a riguardo. […] I tentativi fatti per avere dai quartieri delle disponibilità, non hanno avuto esito positivo», ed ha ammesso che «Il Centro-destra non ha una risposta positiva da offrire» in quanto «vi è una forte resistenza per trovare un punto di mediazione, per il momento»; per quanto riguarda le manifestazioni religiose, in particolar modo il Ramadam, è stato possibile trovare buone soluzioni «grazie anche alla collaborazione molto costruttiva con i responsabili della comunità musulmana»; per le sepolture, invece, vi sono due punti di vista: alcune comunità hanno accettato di utilizzare le strutture cimiteriali esistenti, mentre la comunità musulmana vuole un cimitero dedicato e per questo il sindaco è favorevole a consentire l’utilizzo del cimitero – già esistente, ma non attivo – del quartiere di Colognola. Zenoni ha iniziato il discorso dicendo che «non si troveranno mai le soluzioni se non si cambia il modo di pensare, per migliorare bisogna cambiare» quindi è favorevole nel dare uno spazio dove poter praticare i vari culti, ma non si può imporre ad un quartiere una decisione, bisogna dialogare con i residenti. Bisogna trovare in tempi brevi delle soluzioni e degli spazi giusti, che siano non solo luoghi di culto, ma centri culturali, più permeabili alla cittadinanza, una nuova opportunità, spazi di dialogo e di contatto».

Tema della sicurezza:

«Un provvedimento di sicurezza ed un’ordinanza non può riguardare una comunità, ma un problema – ha affermato il sindaco uscente – La sicurezza deve essere abbinata al concetto di socialità»; un primo percorso è quello di «contenere il disagio sociale, e si procederà con investimenti nei servizi sociali. […] per affrontare i problemi reali di chi ha più bisogno, dei più deboli. Quindi un impegno per la sicurezza non può prescindere da un impegno in campo sociale». Tentorio si è detto favorevole alla «realizzazione di iniziative sociali». Per Zenoni questo è un tema su cui si fa molta strumentalizzazione; i problemi che si registrano sono legati a forme di fragilità e marginalità; per questo «bisogna investire sul sociale e sulla questione lavoro, in quanto la crisi occupazionale crea tensioni sociali fortissime». Gori ha scelto invece di puntare sulla presenza fisica nel territorio delle forze dell’ordine e delle associazioni di cittadini che si occupano di assistenza, le quali indirettamente aiutano a garantire una maggiore sicurezza. Il candidato di Centro-sinistra non trascura il dettaglio che tra i carcerati e tra chi commette reati vi sia una forte componente straniera, dichiarando che «la popolazione carceraria di Bergamo è costituita per quasi il 90% da cittadini extracomunitari con una corrispondente “geografia di reato”». Secondo Gori a questo problema «non c’è altra soluzione se non l’inclusione; soltanto percorrendo questa strada si possono isolare i comportamenti contro la legge. È giusto lavorare nel sociale per creare occasione di lavoro». Il candidato ha chiesto ai cittadini di «dare una mano ad isolare chi compie atti contro la legge».

Alla domanda giunta dal pubblico su quale sia la proposta concreta per fare una buona integrazione, soprattutto riguardante il problema lavoro, dato che anche le persone immigrate sono laureate ma devono svolgere lavori degradanti, Zenoni ha replicato dicendo che sarebbe opportuno istituire uno sportello in università o nei quartieri che possa accogliere ed assistere queste persone; Gori ha provato a far emergere  i tanti segni positivi: «Il problema lavoro riguarda comunque tutti i cittadini, non solo coloro che vengono da fuori, e il primo obiettivo dei prossimi cinque anni sarà quello di fare in modo che a Bergamo si crei occupazione. La componente migrante è tra quelle più dinamiche e che facilmente si affermerà»; Tentorio ha risposto parlando di un problema che ha dimensioni almeno nazionali, e ovviamente anche Bergamo ne è inclusa, «il comune non ha un compito istituzionale riguardo il lavoro; ha invece il dovere per quanto riguarda i servizi alla persona, di fornire informazioni utili ed assistenza per lo svolgimento delle pratiche».

Giovanna Brambilla ha chiuso la serata facendo apprezzamenti per la qualità del dialogo che si è sviluppato e osservando come le parole “migrante” e “straniero” siano state quasi completamente sostituite dal termine “cittadino” e «se l’uso delle parole è spia o segnale di un cambiamento– ha affermato – spero che questo preluda alla parola cittadinanza a 360°».

Marika Berizzi