Bologna

Il Cie verso la riapertura?

- 6 Maggio 2014

Le notizie che circolano danno come prossima la riapertura del Cie di Bologna in via Mattei, già passato alle cronache come del resto gli altri esistenti. Il Ministero dell’Interno ha stanziato i finanziamenti per la sua riapertura, ma la parte più critica della intera regione Emilia Romagna ha già iniziato a mobilitarsi per impedire che il centro ritorni attivo. L’8 maggio, a partire dalle 20.30, si terrà una assemblea nei locali del Làbas Occupato, uno spazio ricavato da una caserma dismessa, in Via Orfeo 46. All’appuntamento si ritroveranno le realtà del sindacalismo di base, da tempo impegnate in difesa dei lavoratori, prevalentemente immigrati, della logistica, collettivi di movimento e di realtà immigrate auto-organizzate. Associazioni di senegalesi, pakistani, ma anche gruppi sportivi e scuole di italiano per migranti. L’assemblea dovrebbe definire l’organizzazione di una manifestazione cittadina, ma con valenza regionale, per domenica 18 maggio, all’interno della settimana di mobilitazione promossa tra gli altri dal Coordinamento Europeo Blockupy, una settimana in cui le tematiche delle frontiere europee verranno affrontate per rivederne totalmente la concezione. «È ormai sotto gli occhi di tutti che le politiche di governo delle migrazioni, di cui sono espressione sistemi di confinamento come i Cie (ma anche i cosiddetti centri di accoglienza per richiedenti asilo – Cara), sono il terreno su cui si ridisegnano lo statuto complessivo della cittadinanza e le gerarchie dello sfruttamento – affermano dal Coordinamento Migranti di Bologna, fra gli organizzatori – Basta considerare uno dei capisaldi dell’Unione Europea: la libera circolazione. Non solo essa è vietata per migranti e rifugiati (vale per questi ultimi il regolamento di Dublino), ma anche chi – pur essendo cittadino europeo – non soddisfa requisiti di reddito e residenza deve rinunciare ai diritti previsti dai singoli Stati dell’Unione. Ecco allora che l’inaccettabile discriminazione tra cittadini comunitari e non si riproduce in forme di differenziazione e gerarchizzazione anche fra gli stessi comunitari, come mostrano le richieste dei primi ministri, inglese e tedesco, di introdurre quote di ingresso per gli europei, l’allontanamento dal Belgio di cittadini italiani, quello di cittadini romeni di minoranza rom da molti Stati membri, senza sottovalutare le conseguenze del recente referendum in Svizzera». Chi si appresta alla mobilitazione ci tiene a rilevare come oggi non riaprire il Cie sia importantissimo. Le tante sommosse interne hanno infatti portato le istituzioni locali, un tempo fautrici di tali strutture, a rivedere le proprie posizioni e ad opporsi alla loro riapertura.