Rom-anzi

Terzi incomodi

Sergio Bontempelli - 11 Maggio 2014

UKRAINE-master675La notizia ha fatto il giro del mondo, ed è stata riportata dai maggiori quotidiani internazionali (primo tra tutti il New York Times): a Slovyansk, nella parte orientale dell’Ucraina controllata dai filo-russi, si sono registrati attacchi e violenze contro il quartiere dei rom. Il 18 aprile scorso, un nutrito gruppo di uomini mascherati è entrato nelle case armi in pugno, ha minacciato gli abitanti, e ha sequestrato soldi e oggetti di valore. I testimoni raccontano di urla e violenze, di spari alle finestre e di animali domestici crudelmente uccisi davanti agli occhi attoniti dei bambini. «Non vi vogliamo», ha detto uno degli aggressori a una donna rom, «dovete andarvene tutti».

Vyachislav Ponomaryov, il “sindaco di fatto” della città nominato dai militanti filo-russi, ha dichiarato alla stampa che le aggressioni non sarebbero motivate da “odio etnico”: i rom, a suo dire, sarebbero i principali trafficanti di droga, e le violenze contro il “quartiere zingaro” sarebbero dettate “solo” dalla volontà di “ripulire il territorio dallo spaccio”.

Detta così, suona quasi come una rivendicazione: e in effetti sono in molti ad accusare i separatisti filo-russi delle violenze di metà aprile. In realtà, non vi sono al momento prove che portino a un colpevole certo: l’attacco potrebbe essere opera di criminali comuni, o di gruppi comunque non legati alla politica. Potrebbe anche trattarsi di una provocazione per gettare discredito proprio sui filo-russi. È noto che la prima vittima della guerra è la verità, ed è difficile capire chi, e perché, abbia organizzato le aggressioni.

Violenze anche a Ovest
Del resto, le regioni orientali del paese non sono le uniche a registrare una forte escalation di violenze contro le comunità rom. Un rapporto curato da tre organizzazioni internazionali, uscito il 30 aprile scorso, documenta episodi accaduti anche nella parte Ovest. Gli estensori del documento possono considerarsi – per così dire – una “fonte sicura”: si tratta infatti dell’European Roma Rights Center, una delle più autorevoli voci dell’associazionismo rom internazionale, della International Roma Women Charitable Fund Chiricli (un’organizzazione di donne rom) e della International Renaissance Foundation, legata alla Open Society.

Il rapporto elenca numerosi episodi di violenze e intimidazioni contro i rom, accaduti sia nella parte occidentale che in quella orientale del paese. E aggiunge che «alcuni casi non sono stati resi pubblici per motivi di sicurezza: i Rom stessi hanno chiesto di non dare alcuna notizia per paura di rappresaglie». Un fatto, questo, che già di per sé testimonia del clima di tensione che si respira in Ucraina.

La vicenda più nota, tra quelle accadute nella parte Ovest, risale al 27 febbraio scorso. A Pereyaslav – Khmelnitsky (nella regione di Kiev), un uomo rom è stato aggredito da un vero e proprio commando armato. Il giorno dopo, un gruppo di circa 15 persone ha attaccato quattro famiglie rom a Korsten, sempre nella regione di Kiev. Molti rom nella zona hanno lasciato le loro case, temendo ulteriori attacchi.

Anche in questi casi, non è nota l’identità degli aggressori. Ma sono molte le voci che indicano nel nazionalismo e nella destra filo-nazista una delle principali fonti di tensione e di “odio etnico”. «Da tutta l’Ucraina», dice ad esempio Romea.cz, un sito di informazione degli attivisti rom della Repubblica Ceca, «giungono notizie di gruppi nazionalisti di estrema destra dediti ad azioni violente, e composte da militanti che si sono procurati armi da fuoco nel corso dei saccheggi alle caserme e alle stazioni di polizia». «Il nuovo governo di Kiev», aggiunge Romea.cz, «ha a lungo cercato di nascondere e minimizzare gli slogan nazisti e razzisti utilizzati da questi militanti, ma negli ultimi giorni la situazione è sfuggita di mano».

Il “terzo incomodo”
Insomma, anche se è difficile individuare i colpevoli delle singole aggressioni, è chiaro che siamo di fronte a un clima che alimenta la violenza. E molti esponenti politici, di entrambe le parti, sembrano avallare – se non proprio alimentare – i pogrom contro i rom e le manifestazioni di razzismo.

Del resto, era già accaduto nella ex-Jugoslavia: né serbi né croati né musulmani, estranei alle “appartenenze etniche” e ai gruppi organizzati, i rom avevano subìto violenze da tutte le fazioni in lotta. Oggi, la storia sembra ripetersi: né “russi” né “ucraini”, i rom rappresentano il “terzo incomodo”.

Sergio Bontempelli