Asilo

Un Cara al collasso

- 21 Maggio 2014

Castelnuovo di Porto è un paesino a poche decine di chilometri a nord di Roma. Il Cara sorge a debita distanza dal centro abitato, i 780 che attualmente vi sono ospitati vivono in condizione di totale isolamento, una reclusione non imposta da sbarre ma dalla difficoltà di spostarsi. Dopo l’affidamento della gestione al consorzio Auxilium, lo stesso che governa il Cie di Ponte Galeria, sembra che la vita nel Cara sia peggiorata enormemente. E il 15 maggio la situazione è degenerata. Una parte dei richiedenti asilo si è ribellata. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la lentezza con cui si è cominciato ad erogare il pocket money, i 2,50 euro giornalieri che ognuno può spendere nello spaccio interno del centro. Dai contanti sono passati ad una card, impedendo di decidere come e dove spendere i pochi soldi. Una parte degli asilanti si è ammutinata, hanno bloccato il cancello di ingresso al centro e impedito il cambio turno del personale. La polizia addetta alla vigilanza è intervenuta duramente con cariche e idranti, ma la protesta è proseguita per diverse ore. Un giovane egiziano è stato ricoverato in ospedale per malori. Il cancello è stato riaperto solo in serata, gli operatori si sono riuniti in assemblea per discutere dell’accaduto ma alla fine l’ente gestore ha denunciato la presenza nel centro di persone che non avevano alcun diritto a permanervi. Di tutto altro avviso la consigliera regionale Marta Bonafoni che in un comunicato ha espresso solidarietà ai richiedenti asilo, giustamente indignati dopo che si sono visti privati tanto dell’unica ambulanza per le emergenze, che dei bus che permettevano loro, seppur saltuariamente di muoversi. Anche Angiolo Marroni, garante per i detenuti, ha espresso la sua preoccupazione per le condizioni di vita nella struttura, una delle più grandi del Paese. Sabato 17 maggio, nonostante la calma, è stato impedito l’accesso della stampa al Cara, durante la settimana che si apre ci saranno ispezioni per verificare la reale situazione di una struttura che troppe volte, fra rivolte, allagamenti, assenza di servizi, ha dimostrato di non essere adatta ad accogliere chi è in Italia per ottenere protezione e asilo.