Foggia

Operazione Ghetto Out

- 17 Giugno 2014

aImpoco_MG_5227_800_533Il Ghetto di Rignano a San Severo, in provincia di Foggia, è un accampamento di baracche in tela cerata, cartone e plastica dove da anni dormono e vivono i lavoratori immigrati impiegati nelle campagne circostanti.

Dalla sua nascita, ha subito varie trasformazioni e oggi gli abitanti possono contare su alcuni esercizi commerciali totalmente informali, la forniture d’acqua, bagni chimici e l’assistenza di alcune associazioni. Sono stati posti in essere anche alcuni progetti: Io ci sto, ad esempio, che in seguito è diventato Ghetto vivibile, per rendere appunto meno dure le condizioni di vita di chi ci risiede.

Malgrado ciò, questo luogo rimane un serbatoio di manodopera sfruttata da caporali e imprenditori senza scrupoli; le condizioni igienico-sanitarie non sono appropriate; al suo interno sarebbero praticate varie attività illegali, a partire dallo sfruttamento della prostituzione. Da anni è al centro di polemiche legate tanto alla gestione quanto alla sua stessa esistenza. Ora si sta progettando di chiuderlo definitivamente per il 1 luglio, ma la cosa non è tanto semplice.

Negli ultimi due mesi ci sono stati vari incontri tra gli abitanti del ghetto, le varie realtà associative che da anni vi operano all’interno e l’assessore regionale alla cittadinanza sociale Guglielmo Minervini. Quest’ultimo sta  portando avanti un progetto innovativo che si chiama Piano di azione sperimentale per un’accoglienza dignitosa e il lavoro regolare dei migranti in agricoltura, Capo free – Ghetto off, approvato in Giunta Regionale il 2 aprile. È un piano articolato che prevede un’insieme di azioni. Da una parte la rimozione del ghetto e l’allestimento di 5 tendopoli per un totale di alcune centinaia di posti, che riguarda direttamente ed esclusivamente i migranti. Dall’altra parte, invece, l’intervento verso gli imprenditori agricoli e la cittadinanza tutta.

Ed è questo secondo step chiamato Equapulia che è stato presentato alla cittadinanza il 13 giugno scorso. Si tratta di una campagna di sensibilizzazione che ha come obiettivo il consumo critico. Per rafforzare la consapevolezza pubblica, per arrivare ad un’alleanza con i cittadini, in modo che le aziende che ad oggi fanno uso del lavoro nero non vi ricorrano più. Per ottenere questo obiettivo è stata presentata l’iniziativa del bollino rosso. Si tratta di un marchio che, come l’assessore Minervini ha spiegato «verrà rilasciato a tutti quei soggetti che, durante le diverse fasi della produzione: dalla raccolta alla lavorazione, alla distribuzione, dimostreranno di non aver fatto ricorso al lavoro nero. Il nostro invito è che i consumatori pugliesi e non, scelgano quei prodotti che non sfruttano il lavoro nero e che non contribuiscono al mantenimento di situazioni quale quella di Rignano».

Il bollino rosso verrà rilasciato a chi assumerà lavoratori stagionali attraverso le liste di prenotazioni, in parte da aggiornare, con regolare contratto di lavoro. Le imprese riceveranno anche degli incentivi economici che saranno di 500€ per lavoratore quando le giornate di lavoro saranno di almeno 156 per un biennio e invece per contratti che vedono l’assunzione per almeno 20 giornate consecutive ed effettive per gli stagionali (per la raccolta di pomodori, per esempio) sarà di 300€. Inoltre, si sta cercando di giungere ad un accordo con la grande distribuzione, al fine di favorire i prodotti delle aziende virtuose che offrono rapporti di lavoro regolari con gli immigrati, con un salario dignitoso e condizioni di vita migliori. A queste azioni positive sarà affiancato un più vasto impegno da parte delle forze dell’ordine, per controllare e punire chi invece continuerà a lavorare con i caporali o non rispetterà i diritti dei lavoratori. Le modalità con cui si potrà ottenere il bollino etico, i soggetti che aderiranno all’iniziativa, saranno illustrati nei prossimi giorni, e vedranno coinvolti anche l’Assessorato all’Agricoltura e allo Sviluppo Economico.

Certo questa operazione non si sta svolgendo senza resistenze. I membri dell’associazioni che affiancano questa iniziativa hanno avuto anche momenti difficili negli ultimi due mesi. Al Ghetto di Rignano ci sono stati due pestaggi. Il primo è avvenuto in concomitanza con il passaggio della Carovana Internazionale Antimafie, lo scorso il 30 aprile. Vittime, due giovani immigrati dell’associazione Villaggio Casa Sankara, che appena arrivati al ghetto con un furgone per accompagnare chi intendeva partecipare all’iniziativa, organizzata nella loro sede in occasione della tappa della Carovana, sono stati aggrediti da uomini armati di spranghe.

La seconda aggressione è stata mossa contro Mbaye Ndaye coordinatore del Villaggio Casa Sankara durante la riunione del 7 maggio, indetta per parlare della chiusura del Ghetto. C’erano l’assessore alla cittadinanza sociale Guglielmo Minervini, varie realtà associative, tra cui quelle che operano all’interno del ghetto stesso con progetti di sostegno ai migranti, i sindacati, rappresentanti dei migranti e alcuni tra gli abitanti della baraccopoli. L’atmosfera era molto tesa: parte degli abitanti non era d’accordo sul lasciare il ghetto, almeno non per il momento, e chiedeva all’amministrazione di posticipare la chiusura alla fine dell’estate. La riunione quindi partiva già nervosa dall’inizio. Alcune persone che se ne stavano in un gruppo, contenuto dagli altri partecipanti, hanno iniziato ad inveire contro coloro che erano favorevoli alla chiusura del Ghetto, al punto che alcuni non sono riusciti a parlare, sopraffatti dalle urla e le imprecazioni del gruppo. A un certo momento alcuni degli abitanti sono andati verso Mbaye Ndaye, di fronte agli sguardi attoniti dei presenti, e iniziarono a picchiarlo. La riunione a quel punto è stata interrotta.

È stata ripresa il 13 maggio in Prefettura a Foggia dove erano presenti gli stessi protagonisti, ma con esiti decisamente diversi. Le parti in causa sono riuscite a confrontarsi serenamente. Ad oggi non sembra che la data di chiusura e smantellamento del Ghetto sia stata posticipata. Anche se qualcuno non crede che sarà possibile rispettare i tempi, questi ritardi saranno da ricondurre a mere questioni organizzative e non a eventuali ripensamenti.

Recentemente, delle tensioni sembra che siano registrate quando degli appartenenti al Villaggio Casa Sankara, si sono presentati al ghetto di Rignano per far iscrivere i migranti alle liste di prenotazioni per i lavori nella campagne. Sembra comunque che si siano stemperate dal Momento che l’assessore Minervini dal sito di Equapulia esulta per i risultati raggiunti. Sono circa trecento le persone che si sono iscritte in queste liste nella giornata del 16 giugno.

Quindi il messaggio è che la Puglia non tollera più né il lavoro irregolare né tanto meno la piaga del caporalato, premiando invece chi opera nella legalità. Risultato importante se si pensa per quanto tempo le istituzioni sono rimaste passive di fronte a quello che succedeva nelle campagne del foggiano. Infatti, l’inchiesta Io schiavo di Fabrizio Gatti, che denunciava le condizioni nelle campagne pugliesi, è del 2006. Non si può immaginare oggi quale sarà l’esito di questa operazione, ma viste le buone intenzioni non si può che sperare.

Francesca Materozzi