In questo numero

Le rimozioni pericolose

Stefania Ragusa - 17 Giugno 2014

C’è un nesso tra il nostro colonialismo trasfigurato o rimosso e il modo in cui l’italiano medio percepisce i migranti e l’Africa? Francesca Materozzi è partita da questa domanda, semplice ma ricchissima di implicazioni, per costruire la sua intervista a Uoldelul Chelati Dirar, storico di origine eritrea. La pubblichiamo in apertura di questo numero di Corriere delle Migrazioni, in cui trovano spazio anche altri due articoli sulla memoria e sull’oblio coloniale: uno, firmato da Livia Apa, docente di lingua e letteratura portoghese all’Università di Napoli L’Orientale, si sofferma sulla rimozione – per certi versi simile a quella italiana, per altri evidentemente diversissima – operata dai portoghesi; l’altro è una recensione, scritta da Daniele Barbieri, del prezioso libro Roma negata, opera di Igiaba Scego e del fotografo Rino Bianchi.

Stefano Galieni ha intervistato invece Piero Soldini, responsabile nazionale dell’Ufficio Immigrazione della Cgil, e ha raccolto le sue riflessioni a proposito di un’altra insidiosa rimozione: quella che, sotto l’effetto della crisi, il principale sindacato italiano starebbe operando rispetto ai migranti.

In vista della giornata Internazionale del Rifugiato, che cade il 20 giugno, Marika Berizzi ha intervistato padre Giovanni La Manna, gesuita e presidente del Centro Astalli. Con lui ha parlato dei volontari che operano nelle diverse sezioni territoriali di questo servizio: figure importantissime, grazie alle quali diventa possibile provare a supplire alle colpevoli assenze della politica nell’ambito delicato e problematico dell’asilo, ma che non sono mai o quasi prese in considerazione. Rimosse, anche loro.

Così come rimosse sono le vittime rom dell’Olocausto: la settimana che segnò l’avvio della cosiddetta pulizia zingara fu quella che andò dal 12 al 18 giugno del 1938, una scor-data che Daniele Barbieri significativamente ci segnala. Rimossi sono gli “ospiti” dei campi nomadi: lo Stato spende per tenerli lì, anche contro la loro volontà, somme assurde. Come spiega Sergio Bontempelli, di tanto denaro a loro non arriva nulla. E rimossa, infine, è la questione della cittadinanza per le seconde generazioni. Se n’è parlato tanto, indicandola mille volte come cosa quasi fatta. Ma, intanto, chi nasce o cresce in Italia può continuare a non essere italiano.

Buona lettura e a presto!

Stefania Ragusa direttore@corrieredellemigrazioni.it