Teatro

Sabir e Cantieri Meticci a Lampedusa

Amalia Chiovaro - 9 Ottobre 2014

Si è appena concluso il festival Sabir, una manifestazione promossa dall’ARCI, dal Comitato Tre ottobre e dal Comune di Lampedusa, che si è svolta proprio sull’isola dal 1 al 5 ottobre, e la cui direzione artistica ha visto protagonisti Ascanio Celestini e Fiorella Mannoia.
Obiettivo del festival è stato quello di dare parola agli abitanti dell’isola per raccontare ma soprattutto per raccontarsi, il tutto senza potere e volere dimenticare l’anniversario del 3 ottobre 2013, la più grave tragedia nel Mediterraneo, dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi.
Ad anticipare questo evento, però, sono arrivati i Cantieri Meticci, una compagnia teatrale di Bologna, nata nel 2005 sotto il nome di Compagnia dei Rifugiati, frutto di un progetto della Compagnia del Teatro dell’Argine. Il loro lavoro è stato caratterizzato fin da subito da laboratori teatrali per gruppi interculturali, rivolti anche ai richiedenti asilo e rifugiati, coinvolgendo, in particolare, gli ospiti delle strutture di accoglienza bolognesi. Nel corso degli anni il progetto si è consolidato, diventando un punto di riferimento per migranti e rifugiati di ogni origine ed esperienza, al punto da creare un gruppo di lavoro che comprende oltre cinquanta attori provenienti da diverse parti del mondo. Nel 2013 la compagnia ha cominciato un percorso autonomo e a Marzo del 2014 si è costituita come associazione a carattere sociale, con il nome di Cantieri Meticci.
Dal 21 settembre la compagnia ha svolto, a Lampedusa, attività di laboratorio ed effettuato interviste, materiale poi raccolto, durante il festival, rimontato e trasmesso in filodiffusione per le strade, proiettato sui muri delle case, con alcune interpretazioni dal vivo.
Sabir, dunque, è stato un evento ricco di appuntamenti culturali, laboratori ed incontri internazionali su temi come le migrazioni, la partecipazione e la democrazia euromediterranea, i beni comuni, i diritti sociali e culturali, le frontiere e la prima accoglienza.
Da un lato si è voluto offrire una lettura diversa dell’isola e dei suoi cittadini, dall’altro si è voluto stimolare l’elaborazione di nuove soluzioni normative su scala nazionale ed europea, indicando una possibile strada verso il cambiamento nelle relazioni fra Europa e Africa, gettando le basi per una “cittadinanza mediterranea”.

Amalia Chiovaro