Questioni chiuse

Vorrei la pelle nera

Enza Spinapolice - 10 Gennaio 2015

maniIl colore della pelle è un argomento che non cessa di occupare la cronaca. La pretesa razzista di una “superiorità” della pelle bianca, per quanto scientificamente disconosciuta ormai da parecchi decenni, costituisce il fondamento di molti comportamenti, consci o meno, di cui siamo vittime o artefici nel quotidiano.
A questo fatto si aggiunge qualcosa che dal mio punto di vista è particolarmente seccante: la scarsa conoscenza del significato evolutivo della pelle nera, che si presta appunto ad affermazioni razziste vecchie di 200 anni, o (e non so se sia peggio) all’interpretazione sbagliata di articoli scientifici come in questo caso / nell’ambito di un (legittimo, ma in questo caso fuori posto) appello al “black power”.
Prima di continuare con questo breve saggio tengo quindi a dire una cosa: a prescindere dalla biologia evoluzionista e dalla paleoantropologia, pretendere di dominare altri esseri umani sulla base di un aspetto peculiare (e limitato) del nostro fenotipo, è estremamente stupido. Non credo ci siano altri aggettivi per definire questo comportamento.
Ma veniamo a noi. A livello evolutivo, le domande da farsi riguardo alla nostra pigmentazione sono tre:
1) Di che colore era la pelle dei nostri progenitori quando sono diventati glabri?
2) Di che colore era la pelle dei primi Homo sapiens?
3) Quando e perché il colore dell’epidermide di Homo sapiens si è differenziato?
A queste domande risponde un recente articolo di Mel Greaves su i Proceedings della Royal Society B (Biological Sciences), poi ripreso dal National Geographic ed infine dal blog da me citato sopra. In quest’articolo si afferma che la pelle dei nostri progenitori, dopo la perdita della pelliccia che probabilmente caratterizzava il nostro progenitore comune con le grandi scimmie, era bianca. Chissà perché questo non mi stupisce, visto che tutti i nostri cugini primati hanno la pelle rosea al di sotto della pelliccia, ed anche sulla faccia. Quindi la risposta alla domanda 1 è: BIANCA.
Cosa è successo in seguito? In una finestra temporale compresa tra 1.7 e 1.2 Mya (milioni di anni fa), corrispondente al momento in cui i nostri antenati hanno occupato in modo più continuo la savana, c’è stata una pressione selettiva verso la pelle NERA, testimoniata a livello genetico, dal gene MC1R, recettore della melanocortina1.
La ragione per cui questa pigmentazione è stata selezionata nel corso dell’evoluzione è oggetto di un acceso dibattito, che coinvolge anche un’ipotesi di “selezione sessuale”, proposta dall’illustre biologo evoluzionista Jared Diamond. L’articolo di Mel Greaves ipotizza che il motivo per cui sia più vantaggioso avere la pelle scura sia che, alle basse latitudini, questa diminuisce drasticamente l’incidenza del cancro della pelle, specialmente in età infantile, e di conseguenza, riduce la mortalità infantile.
Un’ottima revisione dell’evidenza e delle teorie attuali è stata fatta da Elias e Williams sul Journal of Human Evolution. Altre ipotesi legate ai vantaggi della pelle nera includono la prevenzione contro l’intossicazione da vitamina D, la protezione contro la degradazione della vitamina B9 e soprattutto (questa è l’ipotesi appoggiata da Elias e Williams) il fatto che la pelle nera costituisca un’ottima barriera protettiva in condizioni climatiche estreme. La pelle nera sembra anche essere più resistente alle infezioni. Inoltre la struttura delle pelle nera sembra adattarsi bene agli ambienti particolarmente secchi, riducendo la perdita di acqua. Concludendo, la risposta alla domanda 2 sembra essere NERA.
Cosa è successo in seguito? Lo spostamento delle popolazioni Africane verso il resto del mondo, in un arco di tempo compreso tra i 100 ed i 20 mila anni fa, e la conseguente colonizzazione del pianeta, hanno sottoposto la pelle a nuove e diverse pressioni selettive, che hanno portato alla differenziazione attuale. Uno studio recente dimostra che la pigmentazione molto chiara delle popolazioni del Nord Europa si è sviluppata solo 5-6 mila anni fa, e quest’ipotesi è coerente con una colonizzazione piuttosto tarda di queste aree. La pelle bianca è il risultato nell’accumulazione di un polimorfismo nel recettore della melanocortina1, emerso in modo indipendente nelle popolazioni europee ed asiatiche.
Quali sono stati quindi i fattori che hanno portato gli abitanti delle latitudini al Nord ad avere la pelle bianca? L’ipotesi più accreditata riguarda ancora una volta la Vitamina D: la pelle si sarebbe schiarita con lo scopo di produrre una maggior quantità di questa vitamina. Un’altra ipotesi, molto controversa, implica che la pelle chiara tollererebbe meglio le temperature molto rigide. Elias and Wiliams propongono l’ipotesi della “energia conservativa”: non essendo più necessari gli alti costi energetici legati al mantenimento della pelle scura, questa è stata selettivamente abbandonata in favore di una pigmentazione meno “costosa”. Questo sarebbe dimostrato dalla perdita della pigmentazione non solo nelle zone esposte al sole, ma su tutto il corpo.
Questo breve riassunto della storia evolutiva delle nostra pelle ha come obiettivo, innanzitutto, quello di renderci più consapevoli dei cambiamenti che si sono verificati nel corso del tempo. Ed anche quello di staccare l’evidenza del colore della pelle da ogni considerazione “gerarchica”. Il significato sociale attribuito al nostro colore è un elemento molto recente della nostra storia, che non ha nulla a che vedere con il posto che occupiamo nella natura.

Enza Spinapolice, Max Planck Institute for Evolutionary Antropology, Lipsia, Germania.