Città

Palermo, piccola storia (ig)nobile

Martina Zanchi - 30 Gennaio 2015

61724_127553793961595_7542583_nPer cinque anni l’associazione Kala Onlus ha gestito la ludoteca Il Giardino di Madre Teresa a Palermo, all’Albergheria, in pieno centro storico. Dal 2010 questa struttura, in realtà più nido/asilo che ludoteca, ha accolto centinaia di bambini, nella stragrande maggioranza figli di genitori non italiani, che affidavano i piccoli ai volontari fino al ritorno dal posto di lavoro. Una piccola storia importante, per il capoluogo siciliano, che non brilla certo per i servizi sociali. Una storia che, per ora, si può raccontare soltanto al passato. Lo scorso novembre, infatti, dopo un controllo congiunto di Asp, Nas e Procura, è stato rilevato che la ludoteca non era a norma. Alla struttura, di proprietà della Curia e data in comodato d’uso gratuito alla Onlus dalla Caritas, mancavano l’agibilità e l’abitabilità. Anche la cucina, dove si preparavano i pasti caldi per i piccoli ospiti dell’asilo (in molti casi il solo pasto “vero” della giornata), non sarebbe stata perfettamente in regola. Così, lo scorso 23 dicembre è arrivato l’obbligo di chiusura, accompagnato da una sanzione di 5 mila euro.
Fuori dal Giardino sono rimasti sessanta bambini, alcuni anche piccolissimi – da poche settimane fino a cinque anni di età – originari di 14 nazioni diverse. I loro genitori sono spesso migranti, molti dei quali irregolari e impossibilitati ad accedere ai nidi o alle scuole materne del comune. Ma anche quando la loro posizione risulta regolare, spesso si verificano intoppi o difficoltà burocratiche che impediscono a queste famiglie di usufruire dei servizi pubblici. Del resto un asilo nido privato è difficile poterselo permettere, dato che i costi a Palermo si aggirano intorno ai 200 euro al mese. «Fin da subito abbiamo pensato a un servizio che andasse incontro alle necessità delle famiglie di migranti, di chi arriva e ha bisogno di un sostegno immediato per poter lavorare», spiega Rosita Marchese, dell’associazione Kala. Ecco il motivo dell’orario prolungato – dalle 7.30 alle 18.00, mentre le strutture del comune sono aperte solo fino al primo pomeriggio – e di un costo che non supera i 60 euro al mese, circa 2 euro al giorno.

«Ma non è un asilo ghetto», precisa Marchese. Per chi avesse voglia di farsi un’idea del lavoro svolto dai volontari, a questo link c’è il primo dei video-racconti sul Giardino di Madre Teresa realizzati dalla Caritas per gli spot sull’8 per mille.
A Palermo non era la sola struttura a essere fortemente incentrata sull’interculturalità e l’accoglienza, a dimostrazione che la domanda di questo servizio in città è piuttosto cospicua. Anche l’asilo Santa Chiara, gestito dai Salesiani nel quartiere di Ballarò, ospita 44 bambini figli di mamme straniere: «spesso i mariti sono lontani – spiega Don Enzo Volpe, responsabile del centro – e su di loro ricade sia il lavoro, quando riescono a trovarlo, sia la cura dei bambini». Proprio al Santa Chiara dodici dei sessanta piccoli utenti che frequentavano la ludoteca dell’associazione Kala hanno trovato accoglienza. «Qui non si fa assistenzialismo – precisa Don Volpe – tutte le famiglie contribuiscono come possono».

Palermo ha oltre 650mila abitanti, di cui circa trentamila sono stranieri regolari. 908 i posti in totale negli asili nido del comune per l’anno scolastico 2014/2015: facendo un rapido calcolo, un posto ogni 716 palermitani. Nello stesso anno le scuole dell’infanzia del capoluogo siciliano hanno messo a disposizione circa 500 posti per nuovi iscritti. Ma per fare richiesta di ammissione è necessario avere una residenza, bisogna presentare l’ISEE se hai bisogno del nido e, soprattutto, presentare la domanda entro un certo termine. Se sei una mamma straniera irregolare o se hai i documenti in regola da poco tempo, però, spesso non è possibile soddisfare tutti i requisiti richiesti. Così sei costretta a portare il tuo bambino al lavoro, o a rinunciare.

I volontari non si arrendono: pochi giorni fa hanno messo in piedi un crowdfunding con cui trovare i 5 mila euro necessari a pagare le sanzioni e per raccogliere fondi finalizzati agli adeguamenti strutturali e amministrativi. La pagina facebook è tempestata di messaggi di solidarietà e presto sarà organizzato un sit-in, insieme alle mamme dei bambini, per chiedere la riapertura del Giardino. Anche l’amministrazione comunale sembra riconoscere il ruolo svolto dall’associazione: «Siamo in contatto con l’assessore Agnese Ciulla, probabilmente per riaprire sarà necessario individuare un altro posto, ma è difficile trovarlo», spiega Rosita Marchese. A ben vedere, l’unico problema del Giardino di Madre Teresa sembra essere quello con la burocrazia.

Nel frattempo, i genitori provano a riorganizzarsi. La prima conseguenza dell’intervento di Procura, Asp e Nas (di cui non si discute la legittimità) è stata infatti proprio questa: la cessazione netta – senza soluzioni sostitutive, se non la disponibilità del Santa Chiara ad accogliere spontaneamente dodici bambini – di un servizio fondamentale per le famiglie in difficoltà. Ad oggi, in molti si domandano se sia stato saggio sacrificare alla regolarità delle procedure il semplice buonsenso.

Martina Zanchi