Pensandoci su

Espressione libera e geometrie variabili

Mostafa El Ayoubi - 9 Febbraio 2015

contraddizione1La libertà d’informazione è uno dei valori cardine che contraddistinguono le cosiddette democrazie avanzate. La sua “sacralità” è stata rivendicata a gran voce in seguito alla strage del 7 gennaio scorso a Parigi a danno del settimanale satirico Charlie Hebdo. Ma quanto quell’atto criminale ha a che fare solamente con il diritto di poter esprimere in tutta libertà le proprie idee e senza nessun rischio di subire violenza o di perdere la vita, come è accaduto per quei giornalisti a Parigi? È possibile interrogarsi sulle cause profonde che hanno portato quegli estremisti a compiere quell’atto ingiustificabile, e sul profilo sociale di questi ultimi, senza essere tacciati di essere degli apologisti del terrorismo? E la libertà d’informazione è davvero assoluta ed universale o invece è a geometria variabile? L’informazione viene spesso sottoposta alla censura quando i bersagli sono i potenti ed esercitata senza limiti, e a volte in modo strumentale quando l’oggetto in questione è l’immigrato, il rom o il musulmano (come accadeva una volta con gli ebrei)! Chi sono le vittime e chi sono i beneficiari, alla fine, degli atti di terrorismo come quello ultimo in Francia?
Gli attentatori di Parigi sono figli di una Francia che ha messo in atto un modello di “integrazione” fallimentare, che ha portato al confinamento dei figli, nipoti e pronipoti degli immigrati nelle periferie diseredate delle grandi città. Molti di loro sono di fede o di cultura islamica.
Erano persone socialmente deviate, cresciute in una sub cultura di frustrazione, risentimento, odio e violenza che si è cristallizzata in un estremismo religioso. A questa situazione ha contribuito molto il razzismo istituzionale nei confronti della fragile comunità islamica; vedi la legge anti velo del 2004, il quale ha spinto molti giovani musulmani francesi verso il jihadismo predicato da individui e gruppi che hanno un approccio patologico all’islam. E a tutto ciò bisogna aggiungere la nefasta politica coloniale (Algeria, ecc.) e neo-coloniale (Libia, Siria, ecc.) dello Stato francese nei confronti del mondo arabo islamico che ha favorito il dilagarsi dei gruppi jihadisti, che – insieme agli Usa – ha utilizzato per distruggere Paesi arabi come la Libia e la Siria.
Se la libertà d’informazione è un diritto universale, perché allora ogni volta che le potenze occidentali (ivi compresa la Francia) dichiarano guerre ad un Paese non allineato alla loro egemonia i primi bersagli che vengono bombardati (o fatti saltare con attentati affidati a dei terroristi) sono le stazioni tv e radio? Perché dei canali tv satellitari vengono oscurati (come la Press tv iraniana) o demonizzati (come la RT russa) perché sono scomode per l’informazione che diffondono? L’informazione è un mezzo efficace in mano ai potenti per modellare le coscienze ed esercitare un controllo sociale sull’opinione pubblica.
La liberta d’informazione è sacrosanta solo quando i bersagli sono soggetti deboli e dominati. È invece soggetta a censura quando punta i forti e i dominanti. Nel 2012 un tribunale francese ha costretto il magazine Closer a non pubblicare alcune foto della principessa britannica Kate Middleton a seno nudo; il fotografo e il direttore di un giornale irlandese protagonisti dello “scoop” sono stati licenziati.
Nel 2008 la direzione di Charlie Hebdo aveva licenziato il vignettista Maurice Sinet con l’accusa di antisemitismo. Sinet aveva preso di mira il figlio del presidente Sarkozy che stava per convolare a nozze con una ragazza di religione ebraica.

Fare satira sull’islam, invece, rientrava senza se e senza ma nel quadro della libertà d’informazione. Nessuna censura e nessun richiamo contro i disegnatori quando pubblicano vignette come quella del profeta Mohammed con il turbante a forma di bomba o accovacciato nudo con il culo all’aria o ancora scritte come “Il Corano è una merda, non ferma neanche le pallottole”. Che tipo di messaggio trasmettono al lettore queste vignette? Quanto stimolanti sono per un costruttivo spirito critico nei confronti della propria religione? Con il principio della libertà di espressione c’è chi si arroga il diritto di offendere gratuitamente la fede e la cultura altrui, il debole, il fragile e l’emarginato.
Tutto ciò profitta da un lato agli estremisti fanatici, che invocheranno la mobilitazione a difesa della loro “fede”, e dall’altro ai razzisti e islamofobi, sempre più numerosi non solo in Francia ma in tutta l’Europa.

Mostafa El Ayoubi