Sport

Liberi Nantes, il calcio dei rifugiati

- 7 Marzo 2015

Venerdì 20 febbraio è stata presentata, nel quartiere romano di San Lorenzo, la campagna di raccolta fondi dal nome “Regalaci una domenica, regalaci un pallone”, promossa dalla Associazione Sportiva Dilettantistica Liberi Nantes,  che da sette anni gestisce il campo sportivo XXV Aprile nel quartiere Tiburtino. Si raccolgono fondi per la manutenzione dell’impianto, per far fronte ai costi di iscrizione ai campionati e a tutte le spese che ne derivano. Per giocare a calcio e a touch rugby ma anche per fare escursioni e imparare  l’italiano.

In campo scendono ragazzi rifugiati che non hanno molta voglia di parlare del passato, che sognano un futuro nello sport che forse non per tutti si realizzerà ma che, nel  frattempo, si divertono e crescono, finalmente in pace. «I nostri ragazzi – racconta la presidente Daniela Conti – giocano in terza categoria ma fuori classifica. Un campionato di amichevoli disputate però con la voglia di affermarsi, sfidando le altre squadre senza avere e subire  pregiudizi. Non abbiamo mai vissuto episodi spiacevoli – spiega – Si crea sempre una certa attenzione sulla nostra realtà e noi raccontiamo chi siamo e cosa facciamo, perché una cosa è certa: il razzismo nasce dalla mancata conoscenza».

Prima affittavano il campo due volte alla settiana, poi hanno provato a chiedere nei centri di accoglienza capitolini se qualcuno era interessato a potersi allenare, col risultato che oggi arrivano richieste da oltre 60 centri. In un anno sono passati nel campo da gioco oltre  200 giovani, per non parlare di quelli che partecipano alle altre attività. I protagonisti di questa piccola, grande storia si sentono a casa: c’è chi dice di aver ritrovato l’Africa, chi vive il campo come luogo alternativo ai centri di accoglienza, dove nulla accade, c’è anche chi ha vissuto in strada prima di trovare questo approdo e ancora non ci crede. Uno dei più entusiasti, Malalli, ha fatto un’affermazione uscita sui giornali: «Sto molto bene in Italia, ci voglio restare. Qui non c’è nemmeno un problema».