In questo numero

Razze, etnie e fecce dell’umanità

Stefania Ragusa - 8 Marzo 2015

A proposito del siparietto che l’eurodeputato Gianluca Buonanno ci ha inflitto, tra scrosci d’applausi, dagli studi di Piazza Pulita lo scorso lunedì, urlando a un’impietrita Dijana Pavlovic che «i rom sono la feccia dell’umanità».
1) Esiste la possibilità di denunciare questo signore, per esempio, sulla base della legge 654 del 13 ottobre 1975. Legge che testualmente dice: «Salvo che il fatto costituisca più grave reato, anche ai fini dell’attuazione della disposizione dell’articolo 4 della convenzione, è punito: con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità  o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Inondare le procure con esposti ad hoc potrebbe essere un’idea. Andando direttamente in un commissariato, senza il tramite di un legale, non ci sono costi;
2) Mi dicono che Buonanno, di cui ignoravo l’esistenza fino alla scorsa settimana, realizzi spesso exploit mediatici come quello di cui sopra. Ovviamente è per questo che lo invitano in tv, non per la rilevanza teoretica dei suoi pensieri. Ecco, noi riteniamo che chi pianifica le trasmissioni in questo modo, chi manda certi inviti, sia corresponsabile rispetto a certi episodi. E le scuse postume assomigliano a lagrime di coccodrillo. Se il giornalismo, soprattutto quello televisivo, si ricordasse di essere giornalismo e non intrattenimento nè pornografia, tutta la società ne trarrebbe vantaggio. A partire dalle fasce culturalmente più deboli.

Veniamo al giornale di questa settimana. L’apertura, firmata Stefano Galieni, è dedicata al Primo Marzo: traccia un bilancio e una descrizione di cosa è stato fatto in giro per l’Italia. Siamo lontani dai numeri e dall’eco mediatica del 2010, è vero, ma è stato un buon Primo Marzo comunque. La rete va avanti, passo dopo passo, nella costruzione di un linguaggio e di un pensiero diverso, multiculturale e “misto” nei fatti oltre che nelle intenzioni.
Galieni ci propone anche un’intervista all’inviato della Stampa Domenico Quirico. L’argomento è il pericolo Isis per l’Italia: reale, fasullo, frainteso?
Sergio Bontempelli si è confrontato con Federico Faloppa a proposito della proposta di eliminare la parola razza dalla nostra Costituzione. E di varie parole (razza compresa) usate spesso con scarsa cognizione, ci parla anche la storica del razzismo Anna Maria Rivera in un suo prezioso intervento. In un territorio affine si muove la scor-data di quesa settimana, a cura di Daniele Barbieri (come sempre) ma firmata da Beatrice Nioi: il 14 marzo del 2007, un tribunale tedesco riconosceva delle attenuanti a un italiano di origine sarda, accusato di violenza sessuale nei confronti della fidanzata, facendo riferimento alla sua etnia.
Questa settimana parliamo di due libri molto interessanti. Valeria Deplano ci presenta il volume collettaneo Quel che resta dell’impero. La cultura coloniale degli italiani recentemente uscito per Mimesis.
Gabriella Grasso ha intervistato Francesca Caferri, autrice di un volume inchiesta sulle seconde generazioni, Non chiamatemi straniero (Mondadori).
L’Europa ha sollevato il dito contro la politica tutta italiana degli sgomberi contro i rom. Ce ne parla Bontempelli nella rubrica Rom-anzi.
Tra le brevi vi segnaliamo la nuova puntata di Passpartù, sul nesso residenza-diritti o, meglio, no residenza – no diritti.
Buona lettura e buon inizio settimana

Stefania Ragusa
direttore@corrieredellemigrazioni.it