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A Palermo una carta per i diritti

Marina Montuori - 24 Marzo 2015

E’ stato approvato il 20 marzo scorso dalla Giunta comunale di Palermo con il nome di Mobilità umana internazionale – Carta di Palermo 2015. Si tratta di un documento con cui l’amministrazione siciliana vorrebbe suscitare il dibattito e determinare nuovi provvedimenti a livello nazionale ed europeo circa il diritto alla circolazione delle persone. L’approvazione arriva al termine di una tre giorni svoltasi presso i Cantieri culturali della Zisa, dal titolo “Io sono persona: dalla migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto”.

Nelle pagine del documento fa da sfondo la concezione della mobilità come diritto inalienabile anche nell’applicazione degli articoli 2, 3 e 10 della Costituzione italiana – nel riferimento all’eliminazione di qualsiasi ostacolo che impedisca la piena realizzazione di un soggetto e al diritto alla vita. «Nessun essere umano ha scelto, o sceglie, il luogo dove nascere – afferma la Carta – tutti devono vedersi riconosciuti il diritto di scegliere il luogo dove vivere, vivere meglio e non morire». In relazione a ciò auspica la libera circolazione delle persone, in un mondo dove la globalizzazione ha liberalizzato soltanto quella delle merci e dei capitali ma non degli uomini.

Il migrante, suggerisce il testo, non è un pericolo di per sé e, dunque, l’immigrazione stessa non va trattata come una questione emergenziale quanto piuttosto in un’ottica concreta e quotidiana. La Carta propone, ad esempio, la cancellazione del permesso di soggiorno come documento che sottopone il cittadino straniero ad un sistema burocratico imprevedibile e lo precipita in una condizione di totale precarietà. Molto spesso, infatti, il diritto di soggiornare nel nostro paese è legato al proprio stato occupazionale, dando ai datori stessi di lavoro un potere inconcepibile rispetto alla vita dei propri dipendenti non italiani, i quali si trovano stretti in una morsa tra la possibilità di una condizione illegale di vita e i ricatti dei propri superiori. Una forma di sistema neo-schiavistico consentito dalla legge.
In ultimo il testo promuove la cittadinanza come acquisizione legata alla nascita sul territorio nazionale o anche alla residenza continuata, con l’alleggerimento delle pratiche burocratiche necessarie all’ottenimento dello status di cittadino. Sono circa mille le cittadinanze concesse dal Comune di Palermo negli ultimi due anni, secondo quando dichiarato dal sindaco Leoluca Orlando.

Alcuni punti della Carta si soffermano anche sull’attuale sistema di accoglienza, proponendo l’aumento dei posti nei progetti Sprar, un maggiore monitoraggio dei centri (anche con l’istituzione di un Osservatorio regionale) e la presa in carico istituzionale delle vittime di tortura, che possa adeguatamente sostenere anche i professionisti che se ne occupano singolarmente.
Riconosciuta l’importanza di iniziative come la Carta di Palermo, è comunque necessario che vi seguano dibattiti, studi, proposte e approvazioni di leggi che garantiscano l’attuazione e la concretizzazione dei buoni propositi. Altrimenti potranno essere belle parole, scritte sì, ma su fogli di carta gettata al vento.

Marina Montuori