Riflessione

Forum Sociale, perché andiamo a Tunisi

Francesca Materozzi - 24 Marzo 2015

FsmNel marzo 2013 si tenne a Tunisi il Forum Sociale Mondiale, a soli due anni da quella che venne chiamata la Rivoluzione della Dignità che aveva scacciato il dittatore Ben Ali, al governo da 1987. Si trattava di una scommessa e di una grande opportunità. Da una parte, voleva dire investire e dare fiducia ad un Paese che vedeva, dopo quasi un quarto di secolo, la sua società civile ricomporsi in organizzazioni, creare associazioni libere, tornare a parlare e usufruire di quei diritti e di quegli spazi che fino a poco tempo prima gli erano preclusi. Dall’altra era l’opportunità di dare voce a tutti quei movimenti e a quelle istanze che, con straordinaria vitalità, stavano emergendo alla luce del sole nel Maghreb e nel Mashrek.

Allora si trattava dell’occasione, fino a pochi anni prima insperata, di poter finalmente incontrare e raffrontarsi con una serie di temi fondamentali: i diritti, la libertà di circolazione, i beni comuni, l’ecologia. C’era la possibilità di confrontarsi con visioni e prospettive differenti, rispetto alle trasformazioni in atto in quasi tutta l’area sud del Mediterraneo. C’era molta politica in quel Forum, vissuta come essenziale, determinante e proprio per questo rappresentata con molta passione e impegno. Lo stesso che per mesi avevano profuso associazioni, movimenti e studenti per creare quell’evento.
Si trattava di un evento che ha destato anche molta sorpresa per quegli incontri tanto inusuali, per una città che per troppo tempo era stata soffocata dal dispotismo e dal malaffare. Stupore misto a un po’ di diffidenza lo si poteva notare nei tassisti, tra i negozianti e in altre persone che, anche se incuriosite, rimanevano ai margini a guardare tutta quella folla colorata che si era riversata in città. Alle volte scuotevano la testa, non del tutto convinti o ancora meravigliati. Qualcuno, un po’ sospettoso, non era ancora sicuro che prima o poi non sarebbe arrivato qualche tiro mancino da parte delle super potenze, in primis Usa e Francia. Tuttavia a loro modo partecipavano, magari guardandosi intorno durante le manifestazioni, ma c’erano.

Anche nel 2013 il Forum Sociale Mondiale non era iniziato bene: poche settimane prima era stato ucciso Chokri Belaïd, avvocato e politico, una figura di spicco nella lotta per la libertà del Paese. Si è trattato di uno dei momenti più critici dalla ritrovata libertà per la Tunisia. Anche se con molta amarezza e tristezza per quel crimine, tutto andò comunque come doveva andare. Per qualche giorno l’Università del El Manar si riempì di discussioni, stand e persone, come affollatissimo era il centro della città. Avenue Bourguiba aveva ancora il filo spinato nei giorni del Forum ma, quei simboli solitamente inquietanti, non potevano che far tornare alla mente che poco più di 24 mesi prima lì si era concentrata una folla determinata a dire a Ben Ali “dégage”, vattene! E quella folla aveva vinto, riappropriandosi della propria dignità.

In questi due anni molte cose sono cambiate. Molte delle primavere arabe si sono trasformate in un inferno fatto di scontri, morti, coprifuochi e guerre. Dalla Libia fino alla Siria molte sono state le aspettative tradite. In questo panorama solo la Tunisia sembra riuscire a continuare in un lento ma tenace cammino verso la democrazia. In questi ultimi ventiquattro mesi è stata varata la Costituzione, laica e democratica, anche se – come qualcuno ha fatto notare – non sufficientemente aperta ai diritti sociali. Si sono riavute le libere elezioni che hanno portato al Governo il partito di Nidaa Tounes, d’ispirazione laica, che ha preso il posto del partito Ennahda, di matrice religiosa. Contemporaneamente sono anche aumentate le simpatie da parte dei giovani per i movimenti di estremismo religioso.
Le stime parlano di oltre 2000 ragazzi tunisini che sarebbero andati a combattere in Siria, presumibilmente nelle file dell’Isis. Gli stessi estremisti che sembrano essere i responsabili dell’atroce attentato di pochi giorni fa contro il Museo Bardo, uno dei luoghi di maggiore importanza della cultura mediterranea, uccidendo oltre 20 persone e gettando un’ombra oscura su questa nazione. Un fatto che indubbiamente ha creato timore nella società internazionale che, però, visti gli sforzi e risultati raggiunti fino ad oggi questo popolo non si merita.

Anche quest’anno, sempre a marzo, nei giorni che vanno da martedì 24 a sabato 28, il Forum Sociale Mondiale sarà ospitato all’Università El Manar di Tunisi. Malgrado il terribile atto terroristico, tutte le organizzazioni che hanno aderito al Forum saranno presenti. E’ previsto l’arrivo di circa 40 mila persone e, per cinque giorni, si ritornerà a parlare di diritti e possibilità. Martedì 24 alle ore 16 ci sarà una manifestazione, in occasione della cerimonia d’apertura, le cui parole d’ordine saranno “I popoli del mondo contro il terrorismo”. Come due anni fa ci si potrà raffrontare con delegazioni che vengono da quasi tutto il globo: Asia, America, Europa e ovviamente Africa. Sarà un momento di condivisione dove gli attivisti di vari paesi si confronteranno non solo sui temi ma anche sul modo con cui approcciarsi ad essi. Emergono realtà che spesso non vengono considerate dalla stampa main stream, una ricchezza che solitamente fatica ad emergere mostrando realtà che, spesso, si ignorano.

A proposito, il Corriere delle Migrazioni ci sarà.

Francesca Materozzi