Rapporto Medu

Caporalato: niente nuove, cattive nuove

- 6 Aprile 2015

Nulla sembra cambiare nello sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura, particolarmente nel Meridione d’Italia. Nonostante le leggi emanate per combattere questo fenomeno, quello a cui si continua ad assistere, apparentemente impotenti, non è altro che lavoro nero, sottosalario, forme di caporalato, orari di lavoro da fine Ottocento, assenza di norme di sicurezza della salute, situazioni igienico sanitarie disastrose, scarsa possibilità di accesso alle cure, situazioni abitative impossibili. Per i pochi che hanno la fortuna di aver ottenuto forme contrattuali, si registrano normalmente gravi irregolarità contributive, tanto da rendere il loro un vero e proprio “lavoro grigio”.

È quanto emerge dal rapporto Terraingiusta realizzato da Medu (Medici per i Diritti Umani), che il 9 aprile prossimo sarà presentato nei locali della Sala della Stampa Estera. Per undici mesi – da febbraio a dicembre 2014 – gli operatori dell’organizzazione hanno girato con le proprie unità mobili per gran parte del Meridione: dall’Agro pontino laziale fino alla Piana di Gioia Tauro, passando per la Piana del Sele in Campania, al Vulture – Alto Bradano, in Basilicata, fino alla Capitanata nel foggiano, seguendo i diversi cicli delle raccolte. Hanno intervistato quasi 800 lavoratori della terra, molti dei quali hanno ricevuto ovviamente assistenza sanitaria.
Secondo gli operatori di Medu: «Questo rapporto è dunque il frutto di testimonianze e dati raccolti a partire dalla pratica sanitaria sul terreno. Un’indagine che può rappresentare un valido strumento per la comprensione del fenomeno dello sfruttamento dei braccianti immigrati in alcuni territori significativi del Mezzogiorno[…] una fotografia della situazione attuale con le sue criticità più gravi, i tentativi di cambiamento, le poche buone pratiche e le possibili soluzioni. Nel rapporto viene presentata un’analisi comparativa dei differenti territori e si analizzano i primi risultati delle Task force promosse dai governi regionali di Puglia e Basilicata contro lo sfruttamento dei lavoratori migranti in agricoltura».

Alla presentazione parteciperanno anche esponenti dell’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e del Laboratorio di Teoria e Pratica dei Diritti dell’Università di Roma Tre (Ltpd). Asgi e Ltpd hanno collaborato all’indagine svolgendo un’accurata analisi della cosiddetta Legge Rosarno e della sua efficacia nel contrasto allo sfruttamento lavorativo, a circa due anni dalla sua emanazione. A questo proposito, da parte nostra quasi due anni fa parlavamo di una “legge flop” e, purtroppo, secondo gran parte degli osservatori, dai sindacati ad Amnesty International e a Medu, non ci eravamo sbagliati.