Rom-anzi

Roma, un Eur poco eur…opeo

Sergio Bontempelli - 24 Aprile 2015

eur

Il quartiere dell’Eur, a Roma, fu progettato negli anni Trenta in previsione di un Expo. Il suo nome non ha nulla a che vedere con l’euro, la moneta che usiamo tutti i giorni, e nemmeno con l’Unione Europea: si tratta di un acronimo, che sta per “Esposizione Universale di Roma”, per l’appunto. Eppure, la tentazione di associare quella sigla ai cosiddetti “tecnocrati di Bruxelles”, o ai “tecnici di Strasburgo”, è forte. Soprattutto se gli amministratori del quartiere promuovono politiche in contrasto con gli indirizzi europei.

Proprio in questi giorni, infatti, il IX Municipio di Roma – l’ente che governa la zona Sud-Est della città, di cui fa parte anche l’Eur – ha cominciato ad attuare un Piano per la Sicurezza, tutto centrato su un obiettivo: sgomberare i venti campi «abusivi» della zona, abitati prevalentemente da rom romeni. E poiché la politica degli sgomberi è stata di recente criticata proprio da Strasburgo, il gioco di parole viene spontaneo: l’«Eur», a Roma, è assai poco «europeo». Almeno da questo punto di vista.

Sicurezza e “campi”
Ma partiamo dall’inizio. Tutto comincia, dicevamo, da un Piano per la Sicurezza di cui gli amministratori discutono da mesi. A dir la verità, la «sicurezza» avrebbe poco a che vedere con i rom, e lo stesso Andrea Santoro – Presidente del Municipio, nonché principale artefice del Piano ha avuto modo di precisarlo. A una giornalista che gli chiedeva conto dei «timori dei residenti» per i furti di auto, Santoro ha spiegato che i responsabili non sono i rom. «Pensi», ha detto, «che nelle scorse settimane hanno arrestato persone che rubavano i cerchioni delle auto, ed erano romani al 100%».

Però, si sa, le parole le porta via il vento. E gli amministratori sono sensibili agli «umori» – veri, presunti o sopravvalutati – dei propri cittadini. Così, dato che parlare di ladri «romani al 100%» non porta voti (almeno così si pensa), il Presidente Santoro ha cambiato rapidamente registro. E nelle ultime settimane è tornato ad associare, con la consueta disinvoltura, la presenza dei campi rom alla «sicurezza dei residenti».

«Con la rimozione delle baracche e delle roulotte che abusivamente stazionano nel nostro Municipio», ha dichiarato Santoro all’Agenzia di Stampa Dire, «vogliamo dare una risposta concreta sulla sicurezza, che rappresenta una delle preoccupazioni più sentite dalla cittadinanza». Appunto.

Fuori i rom dall’Eur
Il piano prevede di smantellare i venti campi «abusivi» presenti nel IX Municipio. Le operazioni cominceranno con lo sgombero degli insediamenti di via Cina e di via Dodecaneso, per poi proseguire con le altre aree. Secondo quanto dicono gli stessi amministratori, il piano coinvolgerà 243 tra rom romeni e rom bulgari.

Che fine faranno queste persone? Interpellato sul punto, il Presidente del Municipio ha dichiarato al Corriere della Sera che «l’aspetto sociale dell’intera operazione è per noi molto importante: nel momento degli sgomberi sarà sempre presente anche il personale della Sala Operativa Sociale che offrirà assistenza alloggiativa a mamme e bambini e assistenza sanitaria ai malati».

Per chi conosce le modalità di conduzione degli sgomberi nella Capitale, quelle parole –  «offriremo assistenza alloggiativa a mamme e bambini» – hanno un suono sinistro. Già, perché di solito, quando arrivano le ruspe in un campo, gli agenti della Polizia Municipale si premurano di proporre ai rom una «soluzione»: di solito si tratta di un’accoglienza temporanea – pochi giorni, a volte solo ventiquattro ore – riservata alle donne e ai bambini (ne abbiamo parlato in un nostro reportage). È una proposta umiliante, che costringe le famiglie a separarsi: quasi sempre, i rom la rifiutano (e c’è da capirli), e gli amministratori possono scaricare le responsabilità («sono stati loro a rifiutare…»). Un gioco crudele e senza senso.

È (anche) per questo che i gruppi di tutela dei diritti umani sono sul piede di guerra. «Seguiremo le operazioni», dice l’Associazione 21 Luglio, «ed esprimiamo profonda preoccupazione per le azioni annunciate, che potrebbero configurarsi come una violazione delle garanzie procedurali previste dalle Nazioni Unite». Staremo a vedere.

Sergio Bontempelli