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Premio Marisa Giorgetti, i vincitori

- 11 Maggio 2015

giorgettiE’ un premio particolare quello che si assegna ogni anno in memoria di Marisa Giorgetti. Un riconoscimento che cerca di dare valore e visibilità alle opere e alle attività di tante persone che, in Italia o nel mondo, pur avendo realizzato produzioni di alto valore nel tema delle migrazioni, della cultura del dialogo, della promozione dei diritti umani, sono rimasti per diverse ragioni poco conosciuti. Giunto quest’anno alla terza edizione, si suddivide in due sezioni a cui afferiscono differenti giurie: quella letteraria e quella dei “diritti umani”.

Il premio è stato inizialmente assegnato a Trieste – città in cui Marisa Giorgetti ha vissuto e operato – e poi, di anno in anno, si passa a una città diversa. La scelta quest’anno è caduta su Roma. La sezione letteraria ha visto premiati ex aequo due autori diversi fra loro. Oscar Martinez, giornalista salvadoregno e autore de La Bestia, e Goli Taraghi, scrittrice iraniana, che ha recentemente pubblicato la raccolta di racconti La signora Melograno. Due mondi diversissimi: Martinez narra con uno stile asciutto ma partecipato la vita e le sofferenze di chi tenta di attraversare il confine messicano per raggiungere gli Usa salendo sulla Bestia, un treno maledetto su cui spesso chi sale sul tetto finisce maciullato. Taraghi, esule in Francia dagli anni Ottanta, fa entrare con dolcezza, ironia, lacrime e profondità, nella condizione dell’esilio, in cui gli aeroporti sono il luogo centrale di straniamento.

La violenza delle leggi sulle migrazioni da una parte, lo spaesamento di chi conserva il ricordo e cerca un futuro dall’altra, sono in fondo le due facce essenziali con cui si potrebbe guardare il mondo oggi. Il premio “Diritti umani” è andato all’attivista e giornalista turca Pinar Selek, 15 anni fa detenuta per alcuni mesi nelle carceri turche, rifugiata in Francia mentre ancora i tribunali continuano ad alternarle sentenze di colpevolezza e assoluzioni per un attentato che non ha commesso. Pinar Selek è una splendida ed energica attivista che scrive, denuncia non si ferma. «Sono antimilitarista, femminista e anticapitalista – ha dichiarato alla premiazione – la violenza può essere necessaria quando si deve resistere ma non sarà mai utile per creare quel mondo nuovo che dobbiamo costruire. Io non voglio parlare da vittima e non voglio i vittimismi, i rifugiati debbono essere persone che lottano, insieme, indipendentemente dalla nazionalità, per poter reclamare il diritto a tornare nel proprio paese e cambiarlo».

Una segnalazione nel campo dei diritti umani è stata data anche a uno spazio di cui, come Corriere delle Migrazioni, abbiamo già accennato e su cui torneremo presto. Si tratta dello Space Metropoliz, una vecchia fabbrica abbandonata della periferia romana dove, dal 2009, vivono circa 200 persone: autoctoni, immigrati, rifugiati e rom, tutti insieme, che hanno piano trasformato quella che era una fortezza per ripararsi dal mondo in un centro di produzione artistica e culturale visitato continuamente da centinaia di persone. Un posto ignorato finora, che sorge a pochi chilometri da quei palazzi di Tor Sapienza dove mesi fa si manifestava contro i profughi. Una contraddizione che rende l’idea della complessità di alcuni fenomeni.
Fra i giurati c’erano alcuni nostri collaboratori, come Igiaba Scego, e fra gli autori segnalati anche la nostra Alessandra Ballerini. Lo stesso ideatore del premio, Gianfranco Schiavone, storico attivista dell’Asgi nonché figlio di Marisa Giorgetti, è stato spesso fra le persone che abbiamo interpellato per interviste o per chiarimenti nei nostri articoli.