In questo numero

L’impegno e l’ipocrisia

Stefania Ragusa - 12 Maggio 2015

Ma chi te lo fa fare? Per le persone che hanno scelto di farsi guidare nella vita dalla luce dell’impegno sociale e umanitario questa è una domanda ricorrente, che implica una risposta così ovvia da apparire superflua. Eppure, quel che per qualcuno è ovvio, per altri non lo è. E spiegare perché lo si fa si rivela un elemento integrante dell’impegno. Un passaggio da non eludere. E noi abbiamo scelto di mettere in apertura un pezzo che aiuti a comprendere la scelta di “esporsi”, attraverso l’impegno e specifiche azioni di denuncia. Lo ha scritto Alessandra Ballerini, che da 15 anni ormai è in prima linea nella difesa di quei diritti che o sono per tutti o non sono per nessuno.

Questo numero di Corriere delle Migrazioni esce nel pieno del dibattito (e delle polemiche) su cosa fare dei richiedenti asilo. Fulvio Vassallo Paleologo analizza in modo articolato e con competenza il piano che l’Europa sta mettendo a punto per fronteggiare la cosiddetta emergenza profughi. E ne svela le contraddizioni e le ipocrisie di fondo. Daniele Barbieri ci propone una scor-data , recuperata da Clelia Bartoli, assai attinente: l’8 maggio del 2011, giorno in cui ebbe luogo uno dei più estenuanti salvataggi in mare della storia. Stefano Galieni prende spunto, invece, da un pessimo articolo apparso su un quotidiano nazionale (sempre sul tema dei rifugiati) per ragionare su come si dovrebbe fare informazione in questo ambito. Ancora Galieni ci propone un raccontino di vita vissuta che dimostra come sia poco saggio scambiare i propri pregiudizi con verità assolute.

Gabriella Grasso ha intervistato due sorelle  francesi di origine congolese che hanno scritto un libiccino sagace e divertente sulle idee preconcette che accompagnano i neri in Francia. Passatele in rassegna e vi accorgerete che non sono poi così diverse da quelle che circolano in Italia.  Nando Mainardi ci propone la  storia di Ilunga Mwepu, il calciatore congolese che, ai mondiali del ’74, durante Zaire-Brasile, calciò una punizione al posto del brasiliano Rivelino, e che è mancato pochi giorni fa. La sottoscritta, infine, vi racconta come è andata a finire la vicenda del padiglione kenyota alla Biennale di Venezia.

Occhio alle brevi. Buona lettura e buona settimana.

Stefania Ragusa
direttore@corrieredellemigrazioni.it