In controtendenza

Sfrutta Zero, il pomodoro solidale

- 29 Maggio 2015

Il nome è emblematico: Sfrutta zero, un progetto cooperativo e mutualistico che coinvolge realtà di cui, come Corriere delle Migrazioni, abbiamo già avuto modo di parlare per il lavoro che portano avanti nel Meridione. L’idea che è alla base di questa proposta è quella di realizzare una filiera pulita del pomodoro, dalla semina fino alla trasformazione, realizzando bottiglie di passata di alta qualità prodotta senza sfruttamento lavorativo dei migranti e senza caporalato.
I tre soggetti che si sono accordati per realizzare l’iniziatia sono Diritti a sud (Nardò, in provincia di Lecce), Netzanet-Solidaria (Bari) e Osservatorio Migranti Basilicata/Fuori dal Ghetto (Palazzo S. Gervasio e Venosa, in provincia di Potenza). A lavorare materialmente, ma anche a seguire ogni fase del progetto, sono uomini e donne, migranti e autoctoni, con l’obbiettivo di incidere sulle filiere agro alimentari che oggi sono nelle mani delle grandi aziende della distribuzione.

Le fasi del progetto sono ben definite:
– acquistare o coltivare diversi quintali di pomodoro, garantendo che i lavoratori e le lavoratrici, contadini e braccianti, migranti e non, siano retribuiti dignitosamente;
– trasformare il pomodoro in salsa con le necessarie attrezzature e idonee condizioni igienico-sanitarie. I lavoratori saranno affiancati da contadini e contadine competenti, che aiuteranno in tutte le fasi della trasformazione e lavorazione;
– durante la fase di imbottigliamento, laddove possibile, verranno utilizzate bottiglie riciclate;
– i prodotti saranno distribuiti in autogestione, all’interno dei gruppi di acquisto solidale, in mercatini locali, presso ristoranti e mense popolari, negli spazi sociali, all’interno della rete di Genuino Clandestino.
– per esprimere l’idea di fondo della collaborazione fra le tre realtà, si utilizzerà un logo comune (“Sfrutta Zero”) sulle etichette.

Si sperimenterà poi una forma particolare di autocertificazione partecipata, volta a garantire a chi sosterrà e consumerà la salsa “Sfrutta Zero” che, nella produzione e trasformazione, non siano verificate sopraffazione, subalternità e alienazione. Che non vi sia stato, inoltre, spazio per sfruttatori e caporali. “Ispirandoci alle pratiche di autocertificazione partecipata costruite da varie realtà contadine in tutta Italia e volte a garantire ad esempio il non utilizzo di prodotti chimici – spiegano gli organizzatori – si vuole costruire un percorso di reciproco monitoraggio sui temi della qualità del lavoro. Questo sarà realizzato attraverso visite reciproche tra le tre realtà della rete, aperte anche ai consumatori che vorranno parteciparvi”. Per finanziare la fase di start-up del progetto, sono partiti con una campagna di crowdfunding. Ogni informazione più accurata rispetto al progetto è reperibile sul loro sito.