Diritti negati

Esclusi dal voto

- 29 Maggio 2015

Domenica 31 maggio si voterà in ben sette Regioni italiane. Tanti i cittadini chiamati alle urne, molti probabilmente quelli che non eserciteranno tale diritto. Ma per i tanti che scelgono di non votare molti sono coloro che, invece, non potranno farlo perché privi della cittadinanza italiana. Le proposte di riforma per garantire a chi è presente stabilmente nel Paese di poter usufruire di tale diritto giacciono, da tempo, nella Commissione Affari Costituzionali della Camera. Riguardano gli adulti ma anche i tanti e le tante che sono nati e cresciuti in Italia, ma da genitori stranieri.

Se sulla cittadinanza prima o poi qualcosa si muoverà, per quanto con colpevole ritardo, ancora più timidezza si riscontra nell’affrontare le riforme che dovrebbero poter estendere il diritto di voto. Sono passati ormai tre anni dalla presentazione in Parlamento delle 200 mila firme raccolte dalla Campagna L’Italia sono anch’io, a cui hanno aderito associazioni e forze sociali di diverso orientamento, ma poco si è mosso. Per questo coloro che ancora rappresentano la campagna hanno lanciato una proposta a carattere simbolico ma che vuole avere rilevanza politica. Nei capoluoghi delle sette Regioni in cui si andrà a elezioni, oppure in città significative per la presenza di migranti, verranno allestiti seggi elettorali simbolici che, in alcuni casi, avranno schede elettorali fac-simile di quelle utilizzate per il voto, dove si potrà lasciare la propria preferenza.

Al di là delle scelte che faranno coloro che si recheranno a queste pseudo-urne, il messaggio che si vuole lanciare è ben preciso: c’è in Italia un numero di persone elevato – quanto quello degli abitanti di una regione di media densità – che è escluso dall’esercizio dei diritti democratici pur pagando le tasse, rispettando le leggi e vivendo la stessa vita, gli stessi disagi e le stesse aspirazioni degli autoctoni. Garantire il diritto di voto permetterebbe anche di avvicinare tante persone alle istituzioni, di avere un rapporto migliore con le amministrazioni locali, di costruire, insomma, una convivenza a partire da elementi di parità.
Ci auguriamo che questo segnale venga raccolto da chi potrebbe realmente accelerare questa esigenza di civiltà.