Buone nuove

Ma che bel castello (romano)

Martina Zanchi - 11 Giugno 2015

a4d5b818-219f-40d9-81d6-dbf4f78efaddSono partiti con l’autobus dalla stazione romana Anagnina e circa un’ora dopo erano a Castel Gandolfo, una incantevole località con vista sul lago di Albano. Una piccola città conosciuta soprattutto perché proprio qui è sita la residenza estiva dei Papi ma anche per essere uno dei luoghi del Lazio con il costo della vita più elevato. E’ di oltre 20 mila euro il reddito medio pro capite a Castel Gandolfo. Questo secondo il nostro Fisco, che ha recentemente stilato una classifica dei Comuni più ricchi d’Italia.
In questo piccolo borgo, immerso nel verde dei Castelli Romani, lo scorso 29 maggio sono arrivate alla spicciolata circa 200 persone guidate dal movimento Action, che si sono dirette verso due ville, circondate da otto ettari di parco, facenti parte del patrimonio della famiglia nobile Vaselli e limitrofe alla residenza del Papa. Tra l’altro, proprio al Pontefice i militanti di Action si sono rivolti con una richiesta d’incontro, in vista del Giubileo, per dare davvero voce agli “ultimi” e per proporre un modello di accoglienza interculturale, che veda l’uso di patrimonio pubblico e privato.

Tra i nuovi inquilini delle lussuose ville ci sono immigrati e richiedenti asilo ma anche alcune famiglie romane italiane: molti di loro non hanno mai avuto una casa in Italia mentre altri hanno subito uno sfratto per morosità incolpevole. Alcuni vivevano “appoggiati” agli amici, altri per strada. Ma se a Roma il diritto a un’abitazione dignitosa non poteva essere soddisfatto, paradossalmente è nella ricca Castel Gandolfo che potrebbero crearsi una nuova occasione di vita. I due edifici appartengono a uno dei 18 eredi dell’intero patrimonio indiviso del conte Vaselli: Carlos Alberto Chichiarelli. «Chichiarelli ci ha contattati e ha espresso la volontà di darci in affidamento, cura e gestione la tenuta, per farne un nuovo modello di accoglienza», ci spiega uno degli attivisti di Action che, la mattina del 29 maggio, ha guidato i “senza casa” verso la residenza Vaselli.

La loro presenza non è passata inosservata: «Ad aspettarci c’erano quattro mezzi blindati e un grosso spiegamento di forze dell’ordine – racconta – pensavano che fossimo venuti per occupare. Quando hanno saputo che eravamo autorizzati dal proprietario a prendere possesso delle ville non ci hanno creduto». Ci sono volute ben sei ore di accertamenti prima che polizia, carabinieri e vigili urbani si convincessero a lasciarli passare. Poi, racconta l’attivista, è arrivato il sindaco di Castel Gandolfo, Milvia Monachesi, in visita ufficiale insieme alla Asl e all’ufficio tecnico del Comune, per verificare l’agibilità della struttura. Momenti di tensione tra Action e gli avvocati degli altri 17 eredi, che pare abbiano tentato di entrare non senza una certa irruenza.
Niente di tutto questo è servito ad allontanare i 25 nuclei familiari – tra cui una decina di bambini – che attualmente vivono nelle due ville di Castel Gandolfo. «Stiamo già cominciando a ripulire il parco e le strutture. Abbiamo grandi progetti – spiegano da Action – vorremmo rendere la tenuta un centro culturale e di accoglienza, che si sostenti in modo autonomo ed autofinanziato e che miri a reinserire socialmente e lavorativamente le persone che vi abiteranno». Una logica che sembra essere stata compresa dai residenti della zona, che tramite il Comitato di Quartiere hanno già proposto ai nuovi vicini di casa la possibilità di risistemare le spiagge del lago limitrofe alla residenza, attualmente in cattive condizioni. «Noi vogliamo aprire la tenuta alla città», assicurano da Action. E la città è pronta ad aprirsi a loro?

Proprio in questi giorni i Castelli Romani, per chi ha un occhio più allenato alle cronache, stanno offrendo diverse occasioni di riflessione. Nella notte del 21 maggio scorso, a Marino, tutti gli appartamenti che avrebbero dovuto ospitare 78 richiedenti asilo sono stati completamente distrutti. Di questo gesto non sono stati ancora identificati i responsabili. Dall’altra parte c’è Ciampino, un’altra località dei Castelli, il cui sindaco nei giorni scorsi ha pronunciato parole inusuali di questi tempi: «Accoglieremo fino a 80 richiedenti asilo presso l’Ostello Comunale in considerazione del principio di solidarietà e del senso civico che deve contraddistinguere le Istituzioni (…) Al contrario di quello che fanno alcuni politici che soffiano sul fuoco dell’intolleranza – ha detto Terzulli – noi vogliamo accendere la speranza che si può agire diversamente convinti che i nostri cittadini saranno all’altezza di capire ed affrontare questa nuova sfida di civiltà». Staremo a vedere se gli abitanti del Comune saranno altrettanto disponibili. Nel frattempo, nello stesso territorio dove è partita l’esperienza innovativa di Action e dei nuovi inquilini delle ville Vaselli, scopriamo due modelli diametralmente opposti di reazione all’arrivo di poche decine di migranti. «Castel Gandolfo è la Saint Moritz dei Castelli Romani – fa notare Action – i nostri vicini di casa sono ecclesiastici e nobili. Si può dire che qui non sanno cosa sia il disagio sociale, è una realtà radicalmente diversa rispetto a quelle dove solitamente vengono istituiti i centri d’accoglienza. Anche Marino e Ciampino, alla fine, sono città di lavoratori, mentre a Castel Gandolfo chi dovrebbe lamentarsi della nostra presenza? I cardinali?».

L’esperienza di Castel Gandolfo ha già attirato l’attenzione di diverse realtà importanti a livello nazionale e internazionale. Sono arrivati in visita rappresentanti di Amnesty International e della Caritas, che si sono detti pronti a collaborare. Questo mercoledì, invece, sarà la volta del sindacalista Fiom e promotore della Coalizione Sociale Maurizio Landini.
I militanti di Action hanno invitato noi del Corriere delle Migrazioni a visitare personalmente la tenuta – e del resto non si potrebbe entrare se non dietro invito, trattandosi di una proprietà privata – Ai nostri lettori promettiamo che raccoglieremo la proposta, per documentare e raccontarvi la nascita di un’esperienza a tratti rivoluzionaria, perché scardina tutti i principi e le consuetudini che fino ad oggi hanno ispirato il circuito dell’accoglienza, ma che al momento va guardata, anche in relazione a quello che potrebbe accadere in futuro, semplicemente per quello che è: una sfida (gentile, ma aperta) al sistema.

Martina Zanchi