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I voti che mancano, in Italia e negli Usa

Stefania Ragusa - 11 Giugno 2015

La morte prematura di milioni di neri ha stravolto risultati elettorali americani. La denuncia non arriva da un gruppo di attivisti bensì da accademici di serissime università. E, infatti, a riferirne, è il New Scientist, settimanale di divulgazione scientifica  stampato nel Regno Unito. Negli Usa, il tasso di mortalità, tra la black people, è del 18% più alto di quello dei bianchi. Lo stesso, anche se la percentuale cambia, si può dire per il tasso di morbilità, con particolare riferimento a casi di cancro e di malattie cardiovascolari. A causa delle condizioni di (non) vita e di esclusione loro imposte, i neri insomma muoiono prima e si ammalano più spesso. E questo ha delle ripercussioni inevitabili sulla loro partecipazione al voto e sui risultati elettorali. E’ come se mancasse all’appello un pezzo di nazione. Una condizione, dicono gli accademici, che pone una serie di problemi e che forse non è compatibile con una democrazia compiuta ed effettiva. Mentre il professor Arline Geronimus e il suo staff, alla Stanford University of California, studiano per capire come sarebbero andate le consultazioni americane tra il 1975 e il 2004, se i neri che dovevano esserci non fossero  mancati all’appello, anche noi in Italia siamo alle prese con una questione simile. La “nazione che non vota” dalle nostre parti corrisponde più o meno a una regione, e non è delimitata da confini razziali bensì anagrafici. E’ formata, infatti, dagli immigrati, che vivono e pagano le tasse ma non hanno diritto di voto. Lo scorso 31 maggio, in coincidenza con le elezioni regionali, le associazioni che avevano lanciato nel 2010 la campagna L’Italia sono anch’io l’hanno provocatoriamente invitata a palesarsi. E il risultato ottenuto, seppur parziale, seppur non scientifico, dimostra che, tra i mestieri che gli italiani hanno “dismesso” e ceduto agli stranieri c’è anche quello di votare. Ne parliamo su Corriere delle Migrazioni di questa settimana.

Veniamo agli altri articoli. In apertura, Cornelia Isabelle Toelgyes, ci racconta una singolare storia di discriminazione subìta da sua figlia, italianissima ma con la pelle nera e, soprattutto, la macchia di essere nata in Nigeria, paese considerato non affidabile dai gestori telefonici. Sergio Bontempelli si sofferma sull’incidente d’auto di cui tanto si è parlato in questi giorni, quello che è costato la vita a una signora filippina ed è stato provocato da un giovane rom. Un incidente non diverso alla fine rispetto a tanti altri passati inosservati. Ma i pirati della strada, possiamo immaginarlo, non sono tutti uguali. Amalia Chiovaro ci racconta come un progetto sportivo, a Palermo, stia efficacemente servendo alla causa dell’integrazione. Martina Zanchi si è occupata, invece, di una bella storia di solidarietà ambientata a Castel Gandolfo: una grande e nobile magione che il proprietario ha messo a disposizione di 25 famiglie senza casa.Patrizia Comitardi ha avuto l’opportunità di incontrare il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, che a un pubblico concentrato e attento ha spiegato perché essere lampedusani sia in fondo un grande privilegio. Stefano Galieni, insieme con Annalisa Romani, ci porta a Parigi, dove nei giorni scorsi c’è stato uno sgombero particolarmente efferato e ci fa vedere come non funzioni l’accoglienza francese.

Questa settimana, inoltre, segnaliamo l’avvio di Migrando, un nuovo portale si servizio, utile per i migranti e per gli operatori del settore. Tra le brevi, trovate la vicenda di Yassine e della sua cittadinanza speedy ottenuta per meriti sportivi e altre notizie interessanti.

Buona lettura e perdonateci per gli aggiornamenti “irregolari”. Ricordate, cari lettori, che il nostro è tutto lavoro volontario.

Stefania Ragusa
direttore@corrieredellemigrazioni.it