Organizzazioni umanitarie

Soccorsi senza frontiere

- 11 Giugno 2015

Proseguono le missioni di Medici Senza Frontiere nel Canale di Sicilia a sostegno dei profughi, messe in campo da inizio maggio. Attualmente sono in azione due navi, la MY Phoenix, gestita in collaborazione con il MOAS (Mingrant Offshore Aid Station), organizzazione maltese e la Bourbon Argos totalmente gestita da Msf. La scorsa settimana la Bourbon Argos ha tratto in salvo 325 persone, stipate in tre imbarcazioni, con a bordo profughi provenienti soprattutto dall’Africa sub- sahriana. A detta di Francois Zamparini, coordinatore dell’emergenza dell’organizzazione a bordo dell’Argos: «L’immenso sollievo delle persone soccorse era tangibile. L’emozione è stata intensa, alcune persone si sono messe a pregare in ginocchio sul ponte della nave, sopraffatte e incapaci di muoversi. Per la maggior parte di loro, è finito un calvario durato mesi, anche anni. Le lungaggini burocratiche che hanno davanti a loro potranno anche durare più a lungo – ma almeno sul ponte Argos si sono potuti riposare, consapevoli di essere sopravvissuti al pericoloso viaggio dalle coste libiche». Gli operatori hanno anche assicurato controlli medici ai naufraghi che variano da quelli di base fino alla rianimazione e la stabilizzazione del paziente fino al trasferimento in ospedale. Ovviamente sono stati anche distribuiti acqua e coperte direttamente a bordo, prima di essere trasferiti nei centri siciliani dove Msf continua ad operare, garantendo sia assistenza sanitaria che psicologica. Il Presidente di Msf Loris De FIlippi, responsabile delle attività mediche sulla nave, ha raccontato la vicenda.

Domenica 31 maggio, un’équipe aveva già fornito sostegno psicologico di emergenza nel porto di Augusta a 18 dei 454 migranti soccorsi durante il fine settimana. 17 dei passeggeri erano già morti prima dell’arrivo dei soccorsi, per asfissia da inalazione dei vapori della benzina a causa di un guasto al motore dell’imbarcazione. Le 18 persone che hanno ricevuto assistenza dall’équipe di primo soccorso psicologico di Msf erano profondamente traumatizzate dall’aver assistito alla morte dei loro amici e familiari durante il viaggio.  Il sostegno fornito è stato il primo della nuova équipe di primo soccorso psicologico di Msf, composta da mediatori culturali e uno psicologo, e pronta a entrare in azione in vari porti italiani entro 72 ore dalla segnalazione. «E’ chiaro che la situazione era molto difficile per le persone a bordo e molti sono rimasti traumatizzati dall’aver vissuto momenti molto angoscianti durante il viaggio. – ha spiegato Dario Terenzi, psicologo -Abbiamo istituito questa équipe per essere in grado di fornire il primo soccorso psicologico a chi ha subito esperienze particolarmente traumatiche e ha bisogno di urgente assistenza psicologica all’arrivo». Sono poi state curate oltre 50 persone che avevano riportato ustioni dal contatto con la benzina che bruciava sulla barca. «Le persone hanno viaggiato in piedi sulla barca con l’acqua fino alle ginocchia. ha affermato Chiara Montaldo, coordinatrice dell’attività in Sicilia – Quando il motore si è rotto, la benzina in fiamme ha iniziato a galleggiare sull’acqua all’interno della barca ed è venuta a contatto con la pelle di diverse persone causando numerose ustioni gravi».Durante i primi quattro mesi del 2015, l’équipe ha esaminato 169 persone e ha fornito supporto a 76 pazienti. Quasi il 40% di loro soffriva di disturbo da stress post traumatico (PTSD). Interventi di questo tipo dovrebbero essere ad appannaggio degli Stati europei che preferiscono invece controllare i confini. Così come accadde con la Cap Anamur , organizzazione umanitaria tedesca, nel giugno 2004 che intervenne privatamente salvando da morte 37 persone e pagandone le conseguenze con il sequestro della nave, oggi è un organizzazione insignita nel 1999 del Nobel per la Pace a dover assumere questi oneri.