Discriminazioni

TelefoniNo vietato

- 11 Giugno 2015

zoomPomeriggio piovoso di inizio estate. Una giovane donna decide di acquistare un nuovo smartphone. Entra in un centro commerciale si dirige direttamente verso il corner del suo operatore, Vodafone. Scruta prezzi e offerte e opta per un modello di ultima generazione, con la formula del pagamento rateale e della ricarica mensile.   Presenta i documenti richiesti al negoziante, e questi effettua le operazioni necessarie. Paga con la carta di credito e l’operazione sembrerebbe andare a buon fine. Sembrerebbe perché,  una volta inserito il  codice fiscale, viene annullata.
Che cosa è successo? C’è un problema legato ad una lettera. L’ultima  del codice fiscale indica il luogo di nascita. Nel caso della giovane donna è la N, che indica la Nigeria. E chi è nato da queste parti non gode di fiducia presso gli operatori telefonici e/o finanziari. Non importa cosa abbia fatto o cosa sia nella vita.
La giovane donna, infatti, è la figlia di chi scrive.  E’ candidamente color ebano, medico, specializzata in anestesia, cittadina italiana, ma le sue origini, meglio, il semplice fatto di essere nata in altre latitudini, non le permettono di acquistare un telefonino con la formula descritta sopra.

Gli operatori Vodafone, contattati immediatamente e messi di fronte al fatto,  non riescono a dare una spiegazione convincente. Promettono di richiamarla appena possibile perché loro, come semplici addetti al servizio, non sono autorizzati ad entrare nel sistema, programmato per non accettare pagamenti da persone nate in Paesi ritenuti poco affidabili.

Anni fa, alla giovane donna, era successo qualcosa di analogo con un’altra compagnia, la 3.  E allora fui io a rivolgermi all’ UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale) che mi mise in contatto con i dirigenti della compagnia telefonica e riuscimmo a risolvere il problema. Memore del fatto, è tornata a rivolgersi alla 3 per avere lo smartphone che le serviva. E il sistema operativo ha accettato immediatamente il pagamento con carta di credito e non ha fatto obiezione alcuna dopo l’inserimento del codice fiscale.
Naturalmente anche oggi mia figlia ha informato l’UNAR.

Ci troviamo di fronte ad una discriminazione nei confronti di persone nate in Stati che non godono di fiducia dal punto di vista finanziario, anche se cittadini italiani e/o residenti da tempo qui. La persona in questione può essere in possesso di una carta di credito, avere una busta paga, un conto bancario in positivo, tutto ciò non c’entra. Essendo nata in un Paese marchiato con un “bollino rosso”, la sua solvenza finanziaria viene comunque messa in discussione.

Cornelia I. Toelgyes