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Pescara, sgombero sospeso

- 10 Agosto 2015

Per fortuna il Sindaco di Pescara ci ha ripensato. O forse il dietro front è dovuto più che altro alla mobilitazione delle forze sociali del territorio, percorse da un’ondata di sdegno da quando – dopo un sopralluogo di Polizia e Polfer dello scorso 11 luglio – il Primo cittadino del capoluogo abruzzese (in quota Partito Democratico) ha firmato un’ordinanza che disponeva lo sgombero dello storico mercatino della comunità senegalese, messo in piedi davanti alla stazione. Sul filo di lana il Sindaco ha cambiato idea, rinviando di un mese l’allontanamento dei commercianti, e impegnandosi anche a trovare una nuova collocazione per le bancarelle. Ma per arrivare a questo risultato c’è voluto soprattutto l’impegno di alcune forze politiche e sociali di zona, a partire da Rifondazione Comunista, che nei giorni scorsi ha lanciato un appello per mettere in campo iniziative di solidarietà verso i senegalesi.

Inizialmente il provvedimento non prevedeva alcuna soluzione alternativa per i commercianti, che dal mercatino traggono una dignitosa forma di sussistenza. Nell’ordinanza – all’inizio passata sotto silenzio – si prospettava semplicemente “l’immediato allontanamento di tutti i soggetti e la contestuale bonifica della zona”. Se necessario – si legge nel documento – le forze dell’ordine inviate dalla Prefettura avrebbero anche potuto impiegare la forza per procedere a uno sgombero coatto. Questo perché, nel sopralluogo dell’11 luglio, le forze di Polizia avevano rilevato: “una situazione pericolosa, con numerose bancarelle poste in sede fissa, tutte dotate di energia elettrica e collegate tra loro con allacci di fortuna e senza nessuna regola di sicurezza per gli impianti. Nell’area insiste una struttura prefabbricata adibita ad abitazione dove vengono cucinate vivande utilizzando bombe di gas, con costante pericolo”. Alla fine, mentre si convocava per sabato 7 agosto un incontro in Comune con la comunità senegalese, l’ordinanza 420, che definiva la data di esecuzione del provvedimento, era stata già approvata.

E pensare che la originaria disposizione del mercatino nei pressi della stazione ferroviaria era stata decisa proprio da un suo collega di partito del Sindaco. La precedente giunta aveva provato da una parte a tenere a bada i fautori di soluzioni drastiche, dall’altra a trovare un altro spazio in cui collocare quello che, per la città, è divenuto ormai anche un esempio di integrazione positiva. Non appena la notizia ha cominciato a circolare, il presidente della comunità senegalese Luna si era rivolto direttamente al sindaco, e si era detto dispiaciuto per il modo con cui era stato comunicato (da un giorno all’altro) lo sgombero dell’area in questione. Luna assicurava che non ci sarebbe stato bisogno della forza pubblica per lasciare la zona: «Se il giorno prima ci diranno di lasciare questo posto, lo faremo – aveva dichiarato – Ma non vogliamo essere strumentalizzati. La nostra è una comunità pacifica e cercheremo, comunque, di far valere in maniera civile le nostre ragioni. Speravamo in una maggiore concertazione anche perché, dal Comune, avevano parlato di una sede alternativa a questa». Non è la prima volta che si chiede di sgomberare questo mercato ma quando a proporlo furono, nel 2013, le organizzazioni di destra, si creò nel centro sinistra una forte solidarietà verso i senegalesi e vennero espresse forti parole di condanna per chi chiedeva l’intervento della forza pubblica. Oggi a Pescara governa proprio il centro sinistra e il sindaco, dopo aver ignorato per giorni e giorni l’emergenza reale del mare non più balneabile a causa di liquami di varia origine, ha ritenuto opportuno disporre lo “sgombero coattivo” del mercatino allo scopo unico di accrescere i propri consensi.