Non ho peccato abbastanza

L.M. - 29 Ottobre 2010
Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee a cura di Valentina Colombo. 286 pag, 9 euro. Mondadori editore

Di Luigi Riccio

POESIA ARABA. Dolci, arrabbiate, lunatiche. Donne. Donne che gridano, che guardano fuori. Donne che si riappropriano di un corpo, lo forgiano col tessuto delle parole, ci giocano col pensiero, lo stringono tra le mani per sentirne la forza pulsare sotto le dita. Dall’Algeria all’Egitto, dallo Yemen all’Iraq: curata da Valentina Colombo, questa raccolta è un sunto della migliore poesia femminile araba contemporanea.
“L’anima sogna qualcuno che la ospiti, i piedi sognano di camminare con questo ospite (…) gli occhi sognano una lingua segreta che non ha bisogno di parole” scrive Zhabiya Khamis degli Emirati Arabi Uniti. Nata nel 1958, è laureata in Scienza politiche e Filosofia all’Università dell’Indiana e in Letteratura araba moderna presso l’Università Americana del Cairo. A causa delle posizioni libertine prese nei suoi scritti (messi successivamente al bando) è stata incarcerata per cinque mesi senza processo.
Negli Emirati Arabi la percentuale delle donne presenti nell’assemblea legislativa è pari a zero; e nonostante la stesura della Carta araba (che parifica la donna all’uomo solo per quanto riguardo la genitorialità) la parità sessuale rimane un concetto ancora lontano.
Di Joumana Haddad, responsabile delle pagine culturali del quotidiano Annahar, invece ci si chiede: ma siamo sicuri che sia proprio libanese? L’audacia c’è ed emerge in tutta la sua forza in Il ritorno di Lilith, in cui l’autrice si cala nel ruolo del demone femminile della Mesopotamia: “Io. Il feto del poeta, perdendomi ho guadagnato la mia vita. Ritorno dal mio esilio per diventare la sposa dei sette giorni e le ceneri di domani”.
In Africa del nord troviamo la libica Fatima Mahmoud. “Il poliziotto prepara manette per la finestra, un catenaccio per il vento e per il resto dell’eternità inventa un’accusa, un torturatore e un patibolo”. La sua rivista femminile La nuova Shahrazad, pubblicata a Cipro e distribuita in tutto il mondo arabo, fa da osservatorio permanente sui conflitti fra le donne e le forze conservatrici. Dopo aver criticato il regime libico è stata costretta a chiedere asilo politico in Germania, dove attualmente risiede.
L’ultima poetessa che citiamo di questa rassegna-omaggio alle donne arabe e più in generale alla libertà di espressione, è l’algerina Rabia Djelti. “Stelle tranquille! Non svelatevi questa sera, perché la luce è un peccato quando la morte dispiega le sue ali”. Minacciata dai fondamentalisti islamici per le sue posizioni audaci sulla condizione della donna, Rabia attualmente vive in Francia.
Che venga affrontata con provocazione o con dolcezza, la questione femminile è una costante nei lavori di queste poetesse. Come scrive Hamda Khamis: “Ogni corpo è un essere vivente. Ogni poesia è femmina”. E come tale, liberamente, ha il diritto di esprimersi