Da sotto la torre di via Imbonati a Milano

L.M. - 9 Novembre 2010
Da sotto la torre di via Imbonati. 
di Luigi Riccio


MILANO. Un manichino impiccato ad una fune; uno striscione con delle scritte rosse; delle teste e delle mani che gesticolano. Questo è tutto ciò che si può vedere da sotto la torre ex Carlo Erba di via Imbonati a Milano, dove cinque immigrati sono saliti il 5 novembre per protestare contro la sanatoria truffa. Tre egiziani, un marocchino (di età compresa tra i 25 e i 30 anni) e un argentino quarantenne (Marcelo, l’unico di cui sia stata svelata l’identità). L’ingresso alla torre è stato transennato dalla questura per “motivi di sicurezza”, ovvero per il grave pericolo che gli immigrati siano avvicinati, intervistati o peggio ancora ripresi da qualche troupe televisiva che, diffondendo le immagini, obblighi davvero qualcuno ad occuparsi di loro. Per il messaggio della protesta, invece, ci pensa il Comitato Immigrati Italiani in presidio permanente sotto la torre, che stamattina ha tenuto una conferenza stampa (e che minaccia uno sciopero della fame se non si darà ascolto alle loro richieste).

Gli immigrati sulla torre, come riferisce Edda Pando del Comitato Immigrati Italiani, stanno bene. Di cibo ne hanno a sufficienza, e a quanto pare anche di coperte e indumenti per ripararsi dal freddo. Per il resto, la polizia ha impedito che si portasse loro batterie, pile e quant’altro. Il Comitato Immigrati Italiani si è appellato agli intellettuali e agli artisti italiani; al cardinale Dionigi Tettamanzi e al Presidente della Repubblica. Inoltre,  ha denunciato il loro mancato coinvolgimento nell’incontro  avvenuto questa mattina in questura con i sindacati.