Eritrei prigionieri, Don Zerai: “Ragazze giovanissime rischiano di essere vendute”

L.M. - 26 Gennaio 2011
Don Zerai, dell’agenzia Habeshia: “Continuiamo a scoprire nuovi gruppi di profughi prigionieri dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai: questa mattina mi è stata segnalata la presenza di un terzo gruppo. Tra loro c’è anche una quindicenne”
di Redattore Sociale

MILANO. “Continuiamo a scoprire nuovi gruppi di profughi prigionieri dei trafficanti di uomini nel deserto del Sinai: questa mattina mi è stata segnalata la presenza di un terzo gruppo di profughi.

Tra di loro anche alcune ragazze giovanissime, una ha solo 15 anni, che rischiano di essere vendute”, la denuncia arriva da don Mosè Zerai, direttore dell’agenzia Habeshia. Una denuncia che arriva a pochi giorni dalla fiaccolata al Campidoglio per i profughi sequestrati nel Sinai che si svolgerà martedì 1 febbraio alle ore 18.

Il copione è sempre lo stesso: si impone un riscatto ai prigionieri, che vengono massacrati di botte dai trafficanti di uomini per convincerli a contattare i parenti in Occidente e sollecitare l’invio di denaro. Chi non può pagare rischia di essere venduto ad altre bande di trafficanti o di essere trasferito in una clinica clandestina per l’espianto di un rene. “C’è chi chiede molti soldi (fino a 10mila dollari, ndr) e chi si accontenta di cifre inferiori -spiega don Mosé Zerai-. Chi viene venduto più volte da un gruppo all’altro deve pagare un riscatto maggiore”.
Oltre che per i profughi ancora nelle mani dei beduini Rashaida, cresce la preoccupazione per i migranti eritrei ed etiopi che negli ultimi giorni sono stati arrestati dai poliziotti egiziani e condotti in carcere. Qui, oltre a subire sistematiche violenze (il governo del Cairo non li riconosce come richiedenti asilo, ma come migranti illegali) i profughi eritrei ed etiopi vengono consegnati alle ambasciate dei loro Paesi d’origine. “L’Egitto ha autorizzato i rappresentanti delle ambasciate a entrare nelle carceri, ma non ha concesso la stessa possibilità agli operatori delle Nazioni Unite -spiega don Mosé Zerai- in totale violazione della Convenzione di Ginevra”. E non solo: i rappresentanti delle ambasciate entrano in carcere con liste di nomi di persone ricercate.