Respinto in Grecia a 11 anni

L.M. - 6 Febbraio 2011
Nascosto sotto un camion, è riuscito a imbarcarsi da Patrasso, ma la polizia italiana lo ha rimandato in Grecia. I volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII lo hanno incontrato confuso e impaurito
di Gina Pavone, Redattore Sociale

ROMA. Per la maggior parte hanno tra i 13 e i 17 anni, ma alcuni sono anche più piccoli: ancora bambini tentano il viaggio verso l’Europa. Sono giovanissimi afgani che tentano di arrivare in Europa affidandosi ai trafficanti, a cui devono pagare diverse migliaia di euro per poi finire in Grecia, a tentare di sfuggire alla polizia greca per riuscire a imbarcarsi su qualche nave diretta in Italia.

Secondo i dati e le testimonianze raccolte da una delegazione dell’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII che a fine gennaio ha visitato i porti di Atene e Patrasso, molti di questi ragazzi pagano ai trafficanti fino a 8000 euro, con “tariffe” che variano secondo il tipo di passaggio sui monti turchi: per fare il tragitto a piedi ci vogliono 3000 euro, ma per fare tratte in auto servono almeno 4000-6000 euro. Arrivano in Grecia che non sanno esattamente dove sono, non conoscono la lingua, pochissimi quelli che conoscono un po’ di inglese. E lì comincia il confronto con la polizia e la trafila dei respingimenti dai porti italiani, anche se spesso sono ragazzi minorenni o bambini.
È quello che è successo a H.K., 11 anni, respinto una decina di giorni prima di incontrare i delegati dell’associazione, a cui è apparso molto turbato, in evidente stato confusionale, impaurito. Appostato a un semaforo era riuscito ad aggrapparsi a un tir. Poi, nascosto sotto il camion, è entrato nel porto di Patrasso, non è stato scoperto, e è riuscito a partire. In quel modo ha raggiunto un porto italiano senza capire quale, forse quello di Venezia, secondo gli altri ragazzini che hanno visto il camion imbarcarsi. Lui non è riuscito nemmeno a mettere il naso fuori dalla nave: la polizia italiana, perlustrando con le torce, lo ha scoperto e lo ha rispedito in Grecia senza chiedergli nulla, e senza picchiarlo. Ma le botte gli sono toccate appena tornato indietro, dalla polizia greca, che gli ha anche rubato tutto quello che aveva.
J.B. è invece un po’ più grande, ha 17 anni, è arrivato a Patrasso circa cinque mesi fa dall’Afghanistan. Ha già due tentativi di entrare in Italia alle spalle, l’ultimo risale a un mese fa. Si è arrampicato sui cavi che tengono ferma la nave e si è buttato dentro nascondendosi sotto un container. Gli agenti di sicurezza della nave lo hanno scovato e rinchiuso in una stanza della nave. Al porto di Venezia la polizia gli ha chiesto le sue generalità, dove voleva andare e poi l’ha rispedito indietro. Al rientro a Patrasso la polizia lo ha picchiato, gli ha preso il cellulare e i soldi che aveva. Altri minori hanno raccontato storie simili, i delegati hanno lasciato dei contatti telefonici a diversi piccoli azari, e hanno preso i numeri di quelli che hanno un cellulare. Tutti hanno dichiarato che continueranno a tentare di imbarcarsi.
Secondo quanto ricostruito dall’associazione, gli afgani passano per l’Iran per arrivare in Turchia, e da lì cercano di raggiungere la Grecia. Durante questo tragitto molti restano giorni senza bere e mangiare, solo chi ha ancora qualche soldo, oltre a quelli per il viaggio, riesce a procurarsi cibo e acqua. La via più usata per passare dalla Turchia alla Grecia è via mare (ma alcuni raccontano di essere passati anche sui camion) sbarcando nelle prime isole greche del Mar Egeo: isola di Lesvos, Rhodes, Leros e altre più piccole. Ma con i controlli Frontex (la forza militare europea) questa rotta è sempre meno utilizzata. Oggi si passa soprattutto a piedi attraversando il fiume Evros che divide Turchia da Grecia.
foto: fortresseurope.blogspot.com