Se essere rom diventa una colpa

L.M. - 12 Febbraio 2011
Alexian Santino Spinelli è un musicista Rom e docente di lingua e cultura romanì presso l’Università di Chieti e Presidente dell’Associazione Nazionale Thèm Romano(VIDEO)
di Alexian Santino Spinelli
LA TRAGEDIA. Siamo di nuovo qui a piangere la morte di 4 bimbi innocenti, quattro bimbi Rom. Ancora una volta piangiamo con le famiglie disperate, ci indignamo con le istituzioni e poi? Aspettiamo che riaccada.

E’ successo anche a Livorno, per citarne una, ma potrei citarne molte altre, purtroppo. E’ accaduto a Roma Caput Mundi, a poca distanza dal Vaticano, centro dell’Impero della Chiesa Cattolica Romana, nel cuore della cultura europea… Sono bambini Rom che allungano un’ interminabile lista di bambini rom morti per cause futili… Troppi quelli morti perché tentavano di scaldarsi nei gelidi inverni passati in baracche di fortuna.
Sembra un bollettino di guerra, eppure siamo in tempo di pace! Bambini morti sotto lo sguardo indifferente di una società troppo egoista o troppo preoccupata di autogratificarsi… vittime del razzismo imperante, della mistificazione, della discriminazione e del degrado…sulle loro anime prima che sui loro corpicini, innocenti ed inermi pendeva una brutale mannaia ben congegnata da adulti senza scrupoli, arroganti e vittoriosi che li hanno stroncati. Pendevano sulle loro teste troppe colpe, prima fra tutte quella di essere nati Rom, anzi zingari, come vuole la miglior tradizione dei civili acculturati, che di ignoranza e boria gonfiano il petto. Loro figli legittimi della discriminazione e della segregazione razziale, capri espiatori di tutti i mali della società come potevano pensare di non pagare le loro colpe e di non essere usati come agnelli sacrificali? Lode e gloria ai condottieri della civiltà che mostrano vilmente muscoli a donne, vecchi e bambini!
Fra poche ore arriveranno puntuali le ruspe a rimuovere ciò che rimane del del loro mondo e allo stesso tempo a rimuovere di fretta la colpa che appartiene a tutti, come se non fosse, ancora una volta accaduto nulla… Una gravissima e immensa sconfitta del mondo civile…
I bambini appartengono al mondo e a tutta l’umanità! Come si fa a non capirlo? Occorre essere dei grandi geni o scienziati? Questa è la civiltà che abbiamo creato in mille e mille anni di storia e di progressi? L’odio razziale, la xenofobia, la discriminazione, la segregazione razziale e l’apologia di reato sono la norma nella società odierna. Eroe oggi è chi difende i più elementare diritti umani e le persone più deboli! Ma è mai possibile? Ai disvalori si è opposta una sincera e ferrea resistenza durante la seconda guerra mondiale che è costata oltre 50 milioni di morti di cui 500 mila Rom e Sinti barbaramente massacrati nei lager. Oggi si vive un retaggio di quella cultura etnocentrica e razzista, con i campi di sterminio “moderni” (campi nomadi anche se i Rom non sono nomadi per cultura!) e le nuove forme di deportazioni “civili” e “democratiche” approvate in larga maggioranza dall’opinione pubblica teleguidata e frastornata dai pregiudizi. Ma che non ci sia l’alibi del “Io Non Sapevo”. La morte dei bambini Rom, non i primi e ahimè, visto i tempi e le prospettive, neanche gli ultimi, è un’omicidio collettivo e, allo stesso tempo, un suicidio di massa!
Basta Pogrom!
Stop al razzismo!
No alla xenofobia!
Stop alle mistificazioni!
10 punti per migliorare la situazione dei Rom e Sinti in Italia:
1) La sicurezza e la legalità vanno garantite a tutti. Rom e Sinti compresi. Solo all’estero si sono resi conto della gravità della situazione dei Rom e Sinti in Italia
2) Ristabilire la legalità riguardo la palese violazione dei più elementari diritti umani nei confronti delle diverse comunità Rom e Sinte in Italia, costrette a vivere in condizioni disumane e fortemente discriminate in netto contrasto con la Costituzione Italiana, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e con le normative europee ed internazionali.
3) Smantellare i campi nomadi che sono pattumiere sociali degradanti e frustranti, centri di segregazione razziale permanente ed emblema della discriminazione. I Rom e Sinti non sono nomadi per cultura. La mobilità è sempre coatta e mai una scelta. Chi vive oggi nei campi nomadi ieri aveva le case in Romania o nella ex-Jugoslavia. Il 70% della popolazione romanì in Italia ha cittadinanza italiana e vive nelle case (l’arrivo risale al XV secolo)
4) Facilitare l’ accesso alle case popolari con pari opportunità o sviluppare insediamenti urbanistici non ghettizzanti facilitando anche l’utilizzo dei servizi pubblici. Favorire il più possibile l’accesso alla scolarizzazione, al lavoro e all’assistenza sanitaria alle famiglie di Rom e Sinti più disagiate.
5) Promuovere l’integrazione anche attraverso i Fondi Europei con programmi specifici riguardanti la popolazione Romanì per evitare la facile strumentalizzazione di far credere che l’integrazione dei Rom e Sinti in Italia passa attraverso le tasche degli italiani.
6) Arrestare il processo di demonizzazione e di criminalizzazione di un intero popolo. Sono i singoli che hanno un nome e cognome a sbagliare e che devono essere puniti e non l’etnia di appartenenza.
7) Promuovere la conoscenza della storia, della cultura, dell’arte e della lingua dei Rom e Sinti per combattere gli stereotipi negativi e favorire l’integrazione. Attualmente si dà in 99% di spazio mediatico alla cronaca e l’ 1% di spazio agli eventi culturali che pur si organizzano sull’intero territorio nazionale (Festivals, concerti, mostre, esposizioni, convegni, rassegne cinematografiche, concorsi letterari, etc). E’ chiaro che questa disparità non può avere effetti positivi.
8) Prendere atto del palese fallimento dell’ assistenzialismo delle associazioni di volontariato che si sono arrogate il diritto di rappresentare il popolo Rom. Si sperperano annualmente centinaia di migliaia di Euro per progetti di scarso o nessun valore per i Rom e Sinti.
9) Creare una consulta in Italia di intellettuali Rom e Sinti e associazioni che abbiano una esperienza internazionale sulle problematiche concernenti la realtà delle comunità romanès che possa favorire la mediazione nella risoluzione dei problemi sociali e politici.
10) Favorire il più possibile il processo di integrazione positiva a coloro i quali dimostrano una chiara volontà di partecipazione sociale evitando di porre sullo stesso piano chi merita e chi delinque. I modelli positivi devono essere esaltati per essere una valida attrattiva per combattere l’ esclusione sociale e l’emarginazione culturale.

Dello stesso autore: Civiltà o barbarie? Questo è il dilemma…