Razzismo istituzionale: Napoli 27 aprile 2012

L.M. - 15 Aprile 2012
Con la rete primo marzo un modo per confrontarsi e cambiare
INCONTRI. “Non sono razzista però”. È questo l’usuale incipit di ogni discorso pronunciato da chi, condizionato dalle discriminazioni legalizzate insite nella nostra cultura, diviene vittima di quel composito e articolato corpus di paure, preconcetti e modi di pensare, prodotti da schemi mentali veicolati con una comunicazione urlata e sensazionalizzata, giustificati da norme, leggi e pratiche burocratiche istituzionalizzate, insinuatesi in modo apparentemente innocuo in una quotidianità fatta d’intolleranza nascosta e sottile, e proprio per questo più insidiosa. Talvolta non si tratta di parole, azioni e pensieri consapevoli.

Talvolta si è persino portati a credere che il frutto del nostro modo di vedere e decodificare la realtà non sia indotto da altri. Spesso il razzismo non è violento e teso alla sottomissione, ma, per rendersi tollerabile e auto-giustificatorio si maschera di magnanimità, “dell’aiutiamoli a casa loro”, usando pratiche d’estromissione motivate dal mantenimento di un ordine a tutela della comunità. Si avvia così un dislivello di diritti che crediamo possa toccare solo l’altro, salvaguardandoci, ma che in realtà giungerà ben presto a modificare i diritti comuni. Il razzismo istituzionale non si nutre di azioni esplicitamente feroci, ma permea la società con più forza rendendosi accettabile e veritiero, esso plasma la realtà nutrendosi delle paure e dei pregiudizi delle vittime con cui crea un profondo e tacito accordo. Il razzismo istituzionale, infatti, produce razzismo interiorizzato: chi ne è colpito si convince di non avere diritti. È un razzismo sottile che dalla pratica quotidiana passa alla legislazione e viceversa, facendo leva su parole come: confini; degrado; criminalità; clandestinità.
Sono questi i temi trattati nel terzo convegno sul razzismo istituzionale. Dopo Bologna e Palermo è la volta dell’appuntamento Napoletano alla sala fondazione Velenzi del Maschio Angioino, dalle ore 10 alle ore 14. Il razzismo istituzionale sarà spiegato da Clelia Batoli, autrice del testo, Razzisti per legge. L’Italia che discrimina, in uscita per Laterza, che riprende la definizione di Stokely Carmichael e il movimento del black power degli anni sessanta, passando per il report di McPherson sul caso Stephen Lawrence degli anni novanta, per giungere all’attualità italiana individuando “dieci casi rappresentativi che partono dalle dichiarazioni dei politici, dove il razzismo è facilmente identificabile, a quello più nascosto. Assieme alla Batoli la discussione coinvolgerà Alex Zanotelli, missionario comboniano del Forum antirazzista, Giuseppe Cataldi ordinario di Diritto internazionale all’Orientale, Antonio Esposito, ricercatore dell’Orientale, El Hadji Omar Ndiyaje della comunità senegalese, l’assessore comunale alle politiche sociali Sergio D’Angelo, Laassad Azzabi operatore Dedlus, il giornalista Sergio Pretto, Mohammed Souleymane rifugiato e Cécile Kyenge portavoce nazionale rete Primo marzo. Modera Louis Benjamin Ndong della rete antirazzista campana.