Sono 5 mila le persone che si prostituiscono sulle strade della Lombardia

L.M. - 9 Maggio 2012
Ricerca dell’Osservatorio tratta e vittime di sfruttamento dell’Orim e di Caritas Ambrosiana. Il 90% sono donne, il 5,8% trans, il 4,2% uomini e lo 0,3% travestiti. In strada ci sono soprattutto romene (44,2%), nigeriane (28,3) e cinesi (15%)
MILANO. Sono circa 5 mila le persone che si prostituiscono sulle strade della Lombardia. Quasi il 90% sono donne, il 5,8% trans, il 4,2% uomini e lo 0,3% travestiti. E mentre tra donne e trans ci sono quasi solo straniere, tra uomini e travestiti gli italiani sono rispettivamente il 14,7% e il 14,2%.
È questo il quadro che emerge dalla ricerca Catene invisibili, curata dall’Osservatorio tratta e vittime di sfruttamento dell’Orim e da Caritas Ambrosiana. In strada ci sono soprattutto romene (44,2%), nigeriane (28,3) e cinesi (15). Solo nel 2009 la situazione era diversa: predominavano le nigeriane (49%) mentre le cinesi erano solo il 6,1%.
Il 30% delle prostitute straniere quando è partita dal suo Paese d’origine era consapevole che in Italia avrebbe dovuto prostituirsi. “Con questo non vuol dire che sia stata una libera scelta -precisa Patrizia Farina, docente all’Università Bicocca e curatrice della ricerca-. Le condizioni di povertà spesso inducono ad accettare lo sfruttamento sessuale, viene ritenuto un male necessario”.
Lo studio si basa sui dati raccolti dalle unità di strada degli enti e delle associazioni che in Lombardia si occupano di prostituzione e dai centri di accoglienza. Le unità di strada hanno contattato, solo nel 2010, 3.491 persone. Le donne accolte in comunità sono 984: il 17% è però fuggita, il 19% sta ancora compiendo il percorso di reinserimento sociale, il 10% è rimpatriata e il 5,5% è riuscita a ricostruirsi una vita autonoma. “Sono poche quelle che riescono quindi a farcela – sottolinea Patrizia Farina, docente all’Università Bicocca e curatrice della ricerca -, proprio perché il potere di ricatto dei protettori o la necessità di guadagnare sono molto forti”.
I racconti delle prostitute contattate dalle unità di strada o accolte in comunità hanno permesso anche di tracciare le rotte del traffico di donne e uomini. Le cinesi arrivano in Italia passando da Russia e Francia. Le nigeriane soprattutto attraverso Marocco, Spagna e Francia. A partire dal 2007 inoltre i trafficanti hanno aperto nuovi canali: in particolare dalla Libia, nonostante gli accordi tra il governo italiano e quello di Gheddafi per respingere i migranti che cercavano di attraversare il Mediterraneo. La ricerca verrà presentata mercoledì 9 maggio nell’auditorium dell’Università Bicocca, durante il convegno organizzato dall’ateneo, insieme a Caritas Ambrosiana (dalle ore 9 alle 14.30 – Edificio U12), dal titolo “Prostitu(i)te. Uomini e donne e le catene invisibili dello sfruttamento sessuale“.
Redattore Sociale