I braccianti di Castelnuovo Scrivia accusano: il datore di lavoro ci chiedeva soldi per farci avere il permesso di soggiorno

L.M. - 5 Luglio 2012
Tredicesimo giorno di presidio per i braccianti di Castelnuovo Scrivia davanti all’azienda di Bruno Lazzaro, per cui lavoravano senza ricevere stipendio e con orari massacranti. Inoltre, secondo le testimonianze dei migranti, il datore di lavoro avrebbe estorto loro cifre esorbitanti per il rinnovo del permesso di soggiorno
ATTUALITA‘. Dai 2000 ai 3000 euro richiesti per un rinnovo del permesso di soggiorno. Stipendi non pagati da gennaio 2012. Anche 100 ore di lavoro a settimana, senza giorno di riposo. Sono questi i motivi che hanno spinto 39 braccianti dell’azienda Bruno Lazzaro, a Castelnuovo di Scrivia (AL), a iniziare uno sciopero il 22 giugno. Oggi è il tredicesimo giorno di presidio no stop davanti alla cascina, mentre è in corso una trattativa intavolata dal prefetto con le organizzazioni sindacali e di categoria a cui sta partecipando anche l’assessore al Lavoro della provincia di Alessandria, Massimo Barbadoro.
A raccontarci la vicenda è Lahcen Lkhoumi, giovane di nazionalità marocchina, che lavora per Lazzaro dal 2006. “Fino al 2011– racconta – ci veniva pagato, se non tutto lo stipendio, almeno un acconto di 200-300 euro al mese. La paga era di 5 euro all’ora, da quest’anno è formalmente scesa a 4: ma in realtà è da gennaio che non veniamo pagati”. La giornata di lavoro iniziava alle 7 del mattino, una piccola pausa alle 14 per poi riprendere dalle 15 fino alle 21 o anche più tardi: in totale, almeno 14 ore di lavoro al giorno, che potevano facilmente arrivare a 16.
Dal 2006 al 2007 Lkoumi ha lavorato in nero, poi, fino al 2010, attraverso contratti stagionali. Nel febbraio del 2011, Lazzaro avrebbe proposto a lui e ad altri suoi connazionali di farsi carico delle procedure per il rinnovo del permesso di soggiorno. A caro prezzo. “Io e altre dieci persone abbiamo pagato dai 2000 ai 3000 euro per un contratto a tempo determinato di un anno, che ci ha dato la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per la stessa durata. Adesso è scaduto a febbraio, ho un permesso di 6 mesi per attesa di occupazione che termina ad agosto”. Bruno Lazzaro, che attualmente risulta irreperibile, ha definito false le dichiarazioni dei migranti.
“Le spese per il rinnovo del permesso di soggiorno”, ci spiega Sabatino Saggese, della Camera del Lavoro di Tortona, “in realtà si aggirano attorno ai 150 euro. Per questo motivo, in base alle dichiarazioni dei migranti rese ai carabinieri del Nucleo della Direzione Territoriale del Lavoro, è stata aperta una denuncia per truffa nei confronti di Lazzaro”. I sindacalisti della Cgil, che assistono i migranti dall’inizio dello sciopero e sono presenti al presidio, confermano le versioni dei migranti sulle mancanze nei pagamenti. “Abbiamo scoperto -continua Saggese- che alcuni lavoratori hanno arretrati che arrivano fino al 2009. Fino a quattro anni fa Lazzaro pagava, poi con il 2008, essendoci più disponibilità di manodopera, ha cominciato a versare solo acconti, alcuni dei quali non ancora saldati”.
Nella cascina di Bruno Lazzaro i migranti venivano spesso etichettati con epiteti sprezzanti. “I nomi erano diversi- racconta Saggese – c’era chi veniva chiamato “Occhi di gatto”, chi “Serpente”. Un ragazzo addirittura con il nome del cane del datore di lavoro, che se non ricordo male si chiama “Vigo”-.
L’Ispettorato del lavoro, trovando più del 20% dei migranti senza regolare contratto di lavoro e alcuni dei quali senza nemmeno il permesso di soggiorno, aveva disposto la sospensione dell’attività il 22 giugno. Con un escamotage, l’azienda era riuscita ad ottenere la revoca della sospensione il 29, ma migranti e sindacalisti, attraverso un blocco stradale, hanno impedito la ripresa delle attività.
Luigi Riccio